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Oltre le mura, a Milano un progetto per l’inclusione femminile

Percorsi di inclusione attiva e accoglienza abitativa per donne e persone particolarmente vulnerabili sono al centro di D.O.M. Donne oltre le mura per le donne

di Mara Cinquepalmi

Un appartamento a Milano accoglie donne vulnerabili che, in mancanza di un domicilio, non possono accedere alle misure alternative alla pena. L’accoglienza abitativa è parte di D.O.M – Donne oltre le mura, il progetto promosso da una rete di partner del mondo associativo e istituzionale, per donne e persone particolarmente vulnerabili, sottoposte a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria o a fine pena, ristrette negli Istituti penitenziari di Bollate e San Vittore o in carico all’Ufficio per l’esecuzione penale esterna – Uepe.

Un progetto costruito sui bisogni delle donne per promuovere e migliorare i loro percorsi dentro e fuori dal carcere con l’obiettivo di ampliare le opportunità di inclusione sociale, formativa e lavorativa. «Abbiamo un appartamento – racconta Luisa Della Morte, presidente della cooperativa Alice – dove sono accolte già sei persone. Sono iniziati anche gli inserimenti lavorativi e abbiamo attivato i laboratori, da una a tre volte la settimana, a Cascina Cuccagna come momento propedeutico all’inserimento lavorativo». Qui, infatti, sono attivi i laboratori attraverso i quali le donne del progetto possono imparare a fare nuove attività, per riabituarsi ai ritmi e ai tempi del lavoro, ma anche per incontrare gli operatori del progetto, i volontari e i cittadini che frequentano lo spazio di via Cuccagna in un contesto di accoglienza e di ascolto dei bisogni.

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Nell’appartamento le ospiti sono accolte e supportate da un’equipe composta da un coordinatore, tre operatori e una psicologa, la cui presenza è distribuita nel corso della giornata in base alle esigenze e agli impegni di ciascuna di loro.



«L’accoglienza – continua Della Morte – dura otto mesi. Per queste donne il fatto di sapere che è un progetto specifico sulla detenzione femminile le fa sentire sicure. Ci sono educatori che vivono alcune ore in casa, altri che le accompagnano nei percorsi dedicati all’inserimento lavorativo. C’è una presa in carico della persona e non solo del bisogno. Vorremmo avere due turni di accoglienza e, intanto, stiamo pensando di progettare l’inserimento anche in altre situazioni, come il riavvicinamento alla famiglia o tramite l’assegnazione di un alloggio popolare».

Proprio perché il tempo di permanenza non è lungo con ciascuna viene definito, fin dall’inizio, un progetto educativo ad hoc.
Per essere parte di D.O.M sono gli istituti penitenziari di Bollate e San Vittore o l’Uepe a segnalare le donne, fino ad ora sono state cinquanta le segnalazioni inviate, poi la coordinatrice del progetto si occupa dei colloqui per conoscere la persona, e infine l’equipe di progetto valuta il caso e predispone il percorso personalizzato di inserimento lavorativo e condivisione con l’istituzione.

Al progetto, realizzato dalla Cooperativa sociale Alice e cofinanziato dalla Regione Lombardia con le risorse del Fondo Sociale Europeo, collaborano le associazioni Comunità il Gabbiano onlus e Consorzio Cantiere Cuccagna, Fondazione Eris onlus, Galdus, ALA Milano onlus, ForMAttArt APS, ABCittà, Camera del lavoro metropolitana di Milano, Sicet Milano, Comune di Milano – Politiche Sociali, Cooperativa opera in fiore, Camelot Cooperativa Sociale, Bee 4 Altre menti.


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