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Vaccini in farmacia, i medici si ribellano (e vincono)

La Commissione Bilancio ha cassato l’ipotesi, caldeggiata dalle associazioni di categoria e proposta casualmente da un senatore farmacista e membro del Nucleo di valutazione delle priorità e dei conflitti di interessi della Regione Lombardia, di vaccinare i bambini in farmacia. Esultano i medici della Fnomceo che avevano definito l’idea contraria alla legge

di Gabriella Meroni

Continua il balletto di norme e contronorme e non si fermano le dispute su presunti conflitti di interessi attorno al decreto vaccini (Ddl 2856) che deve essere approvato entro il 6 agosto per non decadere. L’ultima novità riguarda l’ipotesi di somministrazione dei vaccini nelle farmacie, proposta da un senatore di Forza Italia (Andrea Mandelli) che curiosamente è farmacista, direttore responsabile del periodico mensile “il farmacista”, organo ufficiale della federazione ordini farmacisti italiani, siede nel Consiglio Nazionale dell'ENPAF (fondazione privata di assistenza e di previdenza dei farmacisti italiani) e fa pure parte della Nucleo di valutazione delle priorità e dei conflitti di interessi della Regione Lombardia.

L’idea di Mandelli è stata però sommersa di critiche da parte dei medici della Fnomceo e comunque bocciata dalla Commissione Bilancio, che l’ha respinta perché comportava «tutta una serie di passaggi burocratici e di impegni, che inevitabilmente avrebbero comportato spese, a partire dai rimborsi per i medici che avessero accettato di spostarsi nelle farmacie e dai compensi per gli infermieri che li aiutassero», come ha spiegato la relatrice in Commissione, Magda Zanoni del Pd. Esulta, di conseguenza, la Fnomceo, che ha ribadito come «l’unico luogo appropriato per la pratica vaccinale è rappresentato dalle strutture della Aziende Sanitarie locali e dagli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta che costituiscono una rete più capillare e dotata di adeguato setting professionale, in coerenza con quanto previsto dai LEA», e ha sottolineato la «ferma opposizione per ogni ipotesi di nuove norme ordinamentali, derivanti anche da decretazione, che ripropongano la presenza di medici nelle Farmacie». Fin qui la guerra tra professioni sanitarie. Della preoccupazione per la salute e la tutela degli interessi dei pazienti, però, neanche l’ombra.


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