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Cooperazione & Relazioni internazionali

C-Star, in arresto comandante e proprietario della discussa nave ronda

Sono stati fermati dalle autorità a Cipro. L'accusa è di traffico di esseri umani e documenti falsi. Il progetto Defend Europe, creato dall'organizzazioni neonazista “The Identitarians” sembra già al capolinea

di Lorenzo Maria Alvaro

Tutto era iniziato con una raccolta fondi di 75 mila euro in donazioni. Così era nato il progetto “Defend Europe” che consiste nel varo di una nave pattuglia che gira nel Mediterraneo, e che dovrebbe cercare di impedire gli sbarchi delle navi trasportanti i migranti sulle coste italiane, respingendoli verso le coste libiche, ma soprattutto monitorare da vicino il lavoro delle ONG. Si chiama C-Star ed è stata presa in affitto da un'organizzazione di neonazisti che si fa chiamare “The Identitarians” che ha base principalmente in Germania e in Francia e, da poco in Italia, con nome “Generazione Identitaria”.

Un'iniziativa che ha scatenato un grande dibattito naturalmente. È di ieri però la notizia che il comandante e il proprietario della nave sono stati arrestati a Cipro poche ore dopo l'attracco della nave e la discesa a terra dell'equipaggio, una ventina di persone di origine tamil, alcuni dei quali hanno dichiarato di aver pagato diverse migliaia di dollari per il passaggio verso l'Europa e hanno avanzato richiesta di asilo. Traffico di esseri umani e documenti falsi sono le accuse con cui la polizia cipriota del porto di Famagosta ha fermato il comandante e il proprietario della C-Star Tomas Egestrom.

In una nota su Twitter, la Defend europe definisce i venti stranieri «apprendisti marinai che hanno pagato per fare miglia su quella nave al fine di convalidare il loro diploma. Una pratica comune del tutto legale». Secondo la versione di Defend europe, i venti tamil avrebbero dovuto sbarcare in Egitto per tornarsene a casa, ma visto il cambio di programma dopo che la nave era già stata fermata per accertamenti a Suez, sarebbero sbarcati a Cipro per prendere un aereo e rientrare nel paese d'origine, Ma qui – accusa Defend Europe – Alcune Ong gli hanno offerto di restare in Europa e di richiedere asilo a Cipro facendo loro promesse e donandogli dei soldi».

Accuse che suonano un po' bizzarre, sopratutto alla luce del modus operandi di Defend Europe.

Due giorni fa infatti sempre via Twitter “Defend Europe”, aveva lanciato un'altra denuncia: “Che tipo di salvataggio può fare la Ong Open arms quando la loro nave è ad un appena un miglio dalle coste libanesi?”. Al tweet era allegata la schermata di Marine Traffic, sito di monitoraggio delle rotte marittime, che mostra la nave della Ong spagnola vicina al Libano.

Ma più che la prova di un comportamento opaco da parte delle ong nel Mediterraneo lo era dell'esistenza di una macchina votata ad infangare il lavoro dei cooperanti. Qualcuno infatti, al momento ignoto, aveva poche ore prima manipolato il sistema Ais, che riceve i segnali dai trasponder delle navi. La Open Arms era in realtà regolarmente in navigazione nella zona di soccorso tra la Libia e la Sicilia. A scoprire l'hackeraggio è stata la stessa Marine Traffic: «L'unica spiegazione plausibile – ha spiegato a Famiglia Cristiana Alex Charvalias, esperto di Data intelligence di Marine Traffic, «è uno spoofing (clonazione, ndr) del segnale, che ha utilizzato lo stesso MMSI (ovvero il numero univoco della nave, ndr)». Insomma un'azione deliberata, non un errore del sistema.


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