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Società civile contro l’azzardo: successo per il libro No Slot

La Lombardia resiste alle pressioni romane e si conferma in prima linea contro l'azzardo. Lo hanno ribadito ieri l'assessore Viviana Beccalossi e Fabio Rolfi, presidente della Commissione Sanità e Politiche sociali, intervenuti alla presentazione del libro "No Slot" di Simone Feder e Anna Polgatti. Un successo di pubblico per un tema che sta entrando sempre più nell'agenda sociale del nostro Paese

di Redazione

Una sala piena, anzi due. Per ben due volte, infatti, si è dovuta cambiare location, causa… troppo pubblico. La gente è accorsa numerosissima, ieri, in via Fabio Filzi a Milano, al Pirellone, sede del Consiglio Regionale. L'occasione, la presentazione del volume No Slot (Giunti editore) di Simone Feder e Anna Polgatti.

«Un bel segnale», ha esordito Fabio Rolfi. Per il Presidente della III Commissione "Sanità e Politiche Sociali" quella di ieri è stata una occasione per ribadire un impegno forte, deciso della Regione a fianco delle persone più fragili e dei loro famigliari.

«Ho voluto questo incontro presso la sede del consiglio regionale per ribadire l'impegno di Regione Lombardia contro il gioco d'azzardo patologico e le lobby che lo favoriscono. Un impegno senza se e senza ma. Ed anche per ringraziare Simone Feder e tutti i protagonisti del vasto mondo delle comunità terapeutiche e del volontariato per il grande impegno quotidiano per la prevenzione e la cura delle persone e delle loro famiglie», ha spiegato il consigliere prima di passare la parola a Viviana Beccalossi.

In Lombardia, ha spiegato l'Assessore al Territorio, nel 2016 le slot sono calate del 10% quasi cinque volte di più che nel resto d’Italia, dove si registra un calo di poco superiore al 2%. Delle 10.887 macchinette in meno presenti nel Paese, «ben 6.495 sono state infatti spente nella nostra Regione. Un dato che ci riempie di orgoglio ma che da solo non basta: servono tutte le iniziative utili a contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico soprattutto a partire dai giovanissimi».

Anche oggi (ieri, per chi legge), ha ribadito l'Assessore, «a Roma qualcuno voleva far sedere le Regioni a un tavolo e far loro firmare un accordo. Ma la Lombardia ha detto no e, con noi, moltissime Regioni, anche quelle politicamente lontane dalla nostra, come la Puglia del Governatore Emiliano, ma evidentemente interessate al bene cittadini, prima che a quello delle lobby»

In Lombardia nel 2016 le slot sono calate del 10% quasi cinque volte di più che nel resto d’Italia, dove si registra un calo di poco superiore al 2%. Delle 10.887 macchinette in meno presenti nel Paese, ben 6.495 sono state infatti spente nella nostra Regione. Un dato che ci riempie di orgoglio ma che da solo non basta: servono tutte le iniziative utili a contrastare la diffusione del gioco d’azzardo patologico soprattutto a partire dai giovanissimi

Viviana Beccalossi

L'assessore ha poi ringraziato Simone Feder per averla «messa a contatto con un mondo e con un problema che mi ha cambiato la vita: non esagero se dico che questa è la battaglia più importante che io abbia mai combattuto. Ho conosciuto la sofferenza generata da un sistema che non guarda in faccia anziani, malati, giovani e ho capito che nostro dovere, oltre il colore politico, è dire basta».

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Un sistema che, ha sottolineato Marco Dotti, ha in mano numeri sul flusso denaro che investe i territori, ma non li dà a chi su quei territori opera (sindaci, operatori sanitari o di polizia). I Monopoli di Stato conoscono esattamente le cifre sperperate dai giocatori, le conoscono macchinetta per macchinetta, locale per locale, città per città, strada per strada, quartiere per quartiere. I funzionari dell'Agenzia dei Monopoli (dipendente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze) hanno i dati sui Gratta & Vinci e, «sull'azzardo legale online, hanno persino la geolocalizzazione, il profiling, l'ip eppure non condividono dati che sono e dovrebbero essere pubblici con le amministrazioni locali». Al contrario, danno quei dati alle multinazionali dell'azzardo chye fanno soldi sulla vita delle persone e, poi, fanno altri soldi anche sui dati che permettono loro di organizzare campagne di neuromarketing invasive e lesive della dignità e della salute. Perché non danno quei dati? «Perché salterebbe il banco, svelando come questa sia una delle più colossali truffe organizzate sulle spalle della gente». Una truffa legale a cui si aggiunge una beffa istituzionalizzata.

Alla fine, Simone Feder ha ribadito il valore delle parole semplici e delle cose semplici. Perché, più di ogni cosa, come colossi dai piedi d'argilla, le lobby temono la gente e i cittadini. «Il nostro libro non parla agli esperti, parla ai ragazzi, alle loro famiglie, alle persone comuni. Nel libro diciamo che c'è una linea che non va attraversata, questa linea l'hanno attraversata in troppi. Gente che perde tutto, disperati senza aiuto o supporto. Ma la vera dignità non l'hanno persa loro. L'ha persa chi ha creato una copertura per questo sistema che succhia sangue e risorse a una collettività che, comunque, si sta già rialzando e sta iniziano a capire e a agire».


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