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Il sistema duale è promosso e diventa stabile

Presentati i dati del primo anno di sperimentazione del sistema duale in Italia: 21mila ragazzi coinvolti e 10mila che hanno un contratto di apprendistato di primo livello. Il sottosegretario Bobba: «un esito non scontato, che ci porta a investire per la stabilizzazione della sperimentazione». Le risorse saranno nella prossima legge di bilancio

di Sara De Carli

«I trend di crescita sono tutti positivi, certo i numeri sono ancora di dimensioni modeste, per questo diciamo che siamo moderatamente soddisfatti», così il sottosegretario Luigi Bobba commenta i dati a bilancio del primo anno di sperimentazione, in Italia, del sistema duale. La sperimentazione, partita a settembre 2016, doveva coinvolgere 300 Centri di Formazione Permanente d’Italia e 60mila studenti in due anni: nel primo anno ha coinvolto 2.655 percorsi di formazione e 21mila studenti, che hanno fatto tutti esperienze di alternanza rafforzata o di impresa simulata, per almeno 400 ore annue. La metà di essi ha poi firmato un contratto di apprendistato di primo livello con un’azienda: ad aprile 2017 erano 10.612, più altri 1.120 appredistati di terzo livello (qui tutti i dati presentati nei giorni scorsi dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Le risorse c’erano, 87 milioni di euro per il 2015 e 27 milioni per il 2016 (questi ultimi devono ancora essere ripartiti fra le Regioni) ma l’esito della sperimentazione non era affatto scontato: mentre in Germania il sistema duale esiste da tempo, da noi il modello prevalente è sempre stato quello di affiancare l’esperienza pratica allo studio teorico, non di integrarli.

La volontà politica ora è quella di «stabilizzare» la sperimentazione, «con un significativo incremento delle risorse», anticipa il sottosegretario Bobba. Quanto? È ancora da vedere, «lo faremo nella prossima legge di bilancio, ma c’è una spinta significativa e condivisa verso il duale che un anno fa non era affatto scontata, anche fra le piccole imprese, come ha dimostrato un recente incontro con Confartigianato». Già, perché benché realtà importanti come Eni, Enel, Allianz e Farmindustria abbiano già stipulato o stiano chiudendo ora accordi con il Ministero del Lavoro per accogliere ragazzi in formazione duale (qui tutti i protocolli d'intesa) l’Italia non è fatta solo di big player.

La mappa dell’Italia è, anche per quanto riguarda la sperimentazione del sistema duale, a macchia di leopardo. Con 2.469 contratti attivati fra gennaio 2016 e aprile 2017 – il 23% di tutti i giovani apprendisti d’Italia – la Lombardia è la regione con i numeri più alti, frutto di un investimento forte: per Valentina Aprea, assessore all’Istruzione lombardo, l’obiettivo è triplicare i numeri l’anno prossimo. Regioni come il Piemonte e il Veneto si fermano rispettivamente a 253 e a 632 apprendistati, il Molise è ultimo con soli 7 contratti attivati, mentre la Provincia Autonoma di Bolzano conta da sola 3.104 apprendisti, ma lì il sistema duale di impronta tedesca è consuetudine.

«La disomogeneità territoriale è un primo tema da risolvere nell’ottica del passaggio dalla sperimentazione alla stabilizzazione, con la prossima finanziaria vanno individuate azioni di sostegno e stimolo alle Regioni che fino ad ora non sono partite», ammette Sandra D’Agostino, ricercatrice dell’Inapp-Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche (ex Isfol) e parte del gruppo di lavoro sul sistema duale. L’altro obiettivo è quello di «rafforzare la capacità di placement dei centri di formazione, per renderli in gradi di supportare le microimprese». Si parla di un fondo da 10 milioni di euro come “ultima chiamata”, dedicato proprio alle regioni con un sistema di istruzione e formazione professionale più debole ma che si impegnino a costruire il nuovo sistema duale.

Foto Galdus, laboratorio Talenti all'opera


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