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Cooperazione & Relazioni internazionali

La calda estate del Togo (grazie a Macron e Trump)

Nella piccola striscia di terra compresa fra Ghana e Benin nel silenzio generale sta andando in scena l'ennesimo teatrino post coloniale

di Marco Marcocci

La cronaca recente parla di un mese di agosto particolarmente teso per il Togo, dove le manifestazioni organizzate simultaneamente in varie località del Paese da parte delle forze di opposizione al regime al potere, sono sfociate in violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.

Il copione, visto e rivisto nella maggior parte dei paesi dell’Africa, è sempre il solito ed anche i ruoli interpretati dagli attori protagonisti (e non) sono gli stessi. Ovvero un capo dello Stato, o meglio un padre padrone, che esercita un potere indiscriminato modellando a proprio piacimento persino la carta costituzionale. I Paesi ricchi del nord del mondo che, in applicazione di un puro neocolonialismo, di cui viene ripudiata l’esistenza ma che nella realtà dei fatti persevera, tutelano l’operato dei governi locali salvaguardando così i propri interessi. Le forze di opposizione che, tra mille difficoltà, mirano a ribaltare il sistema ed a gettare le fondamenta della democrazia.

In Togo, una piccola striscia di terra stretta e lunga che dal Golfo della Guinea si estende tra Ghana e Benin fino al Burkina Faso, i nomi e cognomi degli attori che interpretano le parti sono Faure Gnassingbé (in foto), nel ruolo di padre padrone, al potere ininterrottamente dal 2005 e figlio d’arte in quanto anche il padre Grassingbé Eyadéma fu alla guida del Paese per trentasette lunghi anni. La Francia, la cui influenza su molti Paesi del Continente Nero è arcinota, alla quale si aggiungono i sempre presenti Stati Uniti. Il Parti national panafricain (PNP) e le Combat pour l’alternance politique en 2015 (CAP 2015), cioè le principali forze dell’opposizione.

Nel terzo week-end di agosto le manifestazioni contro Gnassingbé si sono svolte in tutto il Paese e gli scontri più violenti si sono registrati a Sokodè, la seconda città del Togo (338 Km a nord della capitale Lomè), roccaforte del PNP.

Il bilancio ufficiale parla di due manifestanti morti e di un’ottantina di feriti tra dimostranti e polizia e mentre gli organizzatori delle manifestazioni denunciano la violenza con cui sono intervenute le forze dell’ordine, il governo togolese assicura che verranno individuati i responsabili perché quello che è successo “n’est pas admissible”.

In questi giorni PNP e CAP 2015 hanno comunicato di voler agire congiuntamente per conseguire le riforme necessarie affinché il Togo possa intraprendere un nuovo corso.

Tra le iniziative individuate anche una nuova mobilitazione popolare per la giornata del 25 agosto che, si legge nell’appello rivolto a “toutes les forces vives de la nation” dovrà essere “une journée de recueillement et de prières en hommage aux victimes des massacres des 19 et 20 août 2017”.

Chissà se con la fine di agosto cambierà qualcosa per Togo, le premesse sembrano esserci.


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