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A Venezia i giovani registi scommettono sul sociale

Diciotto corti di diciannove registi under40 verranno proiettati al Lido di Venezia il 31 agosto e il 1° settembre 2017, in concomitanza con la 74esima Mostra del Cinema di Venezia. Il fil rouge dei lavori selezionati è l'attenzione per le tematiche sociali e per l'inclusione. «Sono giovani precari che raccontano la precarietà della vita. La novità? Che lo fanno sottolineando la dignità di chi è fragile», afferma Andrea Purgatori

di Sara De Carli

“Valzer”, di Giulio Mastromauro e Alessandro Porzio è una storia d’amore fra due donne, Alice e Kristin, che scelgono di fare una fecondazione assistita. “Viola, Franca”, di Marta Savina, racconta la storia di Franca Viola, che nella Sicilia degli anni Sessanta dopo essere stata violentata rifiutò il matrimonio riparatore, segnando la storia dell’Italia. In “Esseri di Stelle”, di Adriano Giotti, disturbi alimentari e amori estremi e violenti si mischiano. Poi ci sono i sorrisi e le risate strappati da “Timballo” di Maurizio Forcella, con Maria Grazia Cucinotta che si siede al tavolo di un piccolo locale di Campli, in Abruzzo, per assaggiare il vero e unico timballo della signora Adelina. La barba, tanto di moda, in “La barba” di Alfredo Mazzara diventa l’occasione per l’ultimo scontro fra zio e nipote: va portata o meno? Mentre “Adele” di Giuseppe Francesco Maione vede una bambina rimasta senza mamma rifugiarsi in un "baule magico", con il padre annientato dalla perdita e incapace di prendersi cura di lei.

I loro nomi forse dicono ancora poco al grande pubblico, ma sono le promesse del cinema italiano. Sono registi giovani, classe 1993, 1990, 1988 (il più giovane ha 23 anni) ma molti di loro hanno già diversi premi alle spalle. Questi 19 registi e i loro 18 corti sono stati selezionati fra oltre 200 lavori e sono i finalisti del concorso I Love GAI – Giovani Autori Italiani, nato da un’iniziativa della SIAE in collaborazione con Lightbox: una delle attività finanziate dagli artisti italiani di successo attraverso la devoluzione di una parte dei loro diritti d’autore. I lavori dei giovani registi, tutti under 40, verranno proiettati al Lido di Venezia il 31 agosto e il 1° settembre 2017, in concomitanza con la 74esima Mostra del Cinema di Venezia (ingresso libero previo accredito on line su www.ilovegai.com entro questa sera, qui il programma completo).

A decretare i premiati sarà la giuria formata dal produttore Francesco Bonsembiante, la direttrice artistica Géraldine Gomez e il regista Giuseppe Piccioni. La sera del 1° settembre poi, il grande evento conclusivo di I Love GAI e lo Special Party (aperti a tutti) si terranno al Lido presso Isola Edipo, in collaborazione con il team della Edipo Re, la storica imbarcazione di Pier Paolo Pasolini oggi capitanata dalla cooperativa sociale Impresa a Rete e dalla regista e documentarista Sibylle Righetti, figlia dello psichiatra Angelo Righetti, legato a Franco Basaglia e al suo «fare le cose, un passo dopo l’altro»: il team già lo scorso anno proprio a Venezia, fra gli eventi collaterali al festival, aveva presentato il Manifesto sull’Inclusione, mentre quest’anno conferirà un “Premio all’Inclusione” a uno di questi 18 corti.

Ciò che trovo più interessante è che questi temi sono visti attraverso gli occhi di giovani che a loro volta vivono un disagio, i giovani autori sono precari che raccontano la precarietà della vita che c’è in questo paese, nei suoi vari aspetti. Lo fanno senza nulla di pietistico, puntando sempre a mettere in evidenza la dignità di chi vive situazioni difficili

Andrea Purgatori

Ma perché tante tematiche sociali fra i corti finalisti? Andrea Purgatori, giornalista e sceneggiatore (per il cinema ha scritto ad esempio Il giudice ragazzino, Fortapàsc, L'industriale), orgoglioso di questa finestra di visibilità offerta ai più giovani, racconta della “sorpresa” di ritrovarsi immerso con questa forza nel fil rouge dell’inclusione: non c’era un perimetro predefinito per le opere, ma la maggior parte dei cortometraggi finalisti racconta storie di personaggi in difficoltà, al margine, fragili, ponendo all’attenzione del pubblico temi forti e controversi. «Molti di questi corti finalisti aprono piccole finestre di cinema su diversi aspetti della realtà», racconta Purgatori, «sono pezzi di realtà che abbiamo tutti sotto gli occhi, quotidianamente, ma che non vengono raccontati o almeno non con la stessa forza che le immagini hanno. C’è una grade attenzione, ma ciò che trovo più interessante è che questi temi sono visti attraverso gli occhi di giovani che a loro volta vivono un disagio, i giovani autori sono precari che raccontano la precarietà della vita che c’è in questo paese, nei suoi vari aspetti».

Il concorso I love GAI è alla sua terza edizione e Purgatori, che è sempre stato nel comitato di selezione, spiega che «in questi tre anni ci si è spostati da un’attenzione a temi di racconto autoriale e artistico a una forma di racconto per immagini che è sempre cinema ma è molto più vicina al documentario o al cinema verità. L’altro aspetto è che ci sono piccole commedie, generi diversi, è molto bello perché il cinema italiano ha sofferto per anni di autorialità eccessiva, se non facevi un racconto drammatico o impegnato non eri un autore vero».

E gli “occhi nuovi”, continua Purgatori, raccontano fragilità e difficoltà «senza nulla di pietistico, puntano sempre a mettere in evidenza la dignità di chi vive situazioni difficili». Come in “Mattia sa volare”, il corto di Alessandro Porzio. Mattia è un ragazzo con la sindrome di Down, che una mattina trova un piccolo canarino, che non sa volare. «Vola», gli dice lui, «vattene»: inutilmente. Non sa volare «perché non è innamorato», dice Mattia. Mattia invece innamorato lo è e sa anche volare, basta solo trovare il coraggio di scoprirlo. Al corto, realizzato fra Fasano e Locorotondo, hanno partecipato i ragazzi della onlus La Fontanella di Fasano e della Arpuh di Locorotodno. Ci piace immaginare che sia uno di loro il «Marcello, con un cromosoma in più», citato nei titoli di coda: «L’amore è quando fai un salto per aria e non torni mai più giù».

La foto di copertina di quest'articolo è tratta da "Stella Amore" di Cristina Puccinelli


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