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La ricostruzione vera è andare avanti, non tornare indietro

Il Vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha celebrato questa mattina una Messa ad Amatrice, a un anno dal terremoto del 24 agosto 2016. «Per una ricostruzione vera serve non servono eroi solitari ma una comunità eroica, in cui ognuno faccia la sua parte. Dobbiamo ricostruire non l’identico, bensì l’autentico. Non basta nascere, bisogna imparare a rinascere. Amatrice conservi le ferite, conservi le ferite perché dalle ferite le future generazioni apprenderanno che la città, più che dalle sue mura, è fatta dall’ingegno e dalla passione di chi la edifica».

di Redazione

Questa mattina, a un anno dal sisma del 24 agosto 2016, Monsignor Domenico Pompili, Vescovo di Rieti, ha celebrato la Messa ad Amatrice. «È passato solo un anno, ma sembra una vita. Secondi interminabili hanno polverizzato legami e ambienti, svelando al contempo un coraggio e una resistenza che non immaginavamo. Fare un bilancio è possibile, ma rischia di essere provvisorio. Ciò che conta è ritrovare la linea dell’orizzonte», ha detto il Vescovo.

Ritrovare l’orizzonte «non vuol dire attendere dall’alto, ma sapere che c’è un destino positivo verso cui siamo attratti. Chi vive rasoterra diventa presto miope e si lascia sopraffare dalla rassegnazione». E ha continuato così: «Per rinascere non basteranno eroi solitari. Anzi, a dirla tutta, una comunità senza eroi è una comunità eroica. È la fuga dalla propria quota di impegno che lascia le macerie dove sono; impedisce di ritornare; abbandona i più. Non si tratta di attribuire colpe a qualcuno o distribuire medaglie a qualcun altro, ma di fare quello che ci spetta».

La ricostruzione di Amatrice potrà essere vera o falsa. È falsa quando procediamo alla giornata, senza sapere dove andare. […] Rinviare non paga mai. Neanche in politica […]». La ricostruzione al contrario sarà vera nella misura in cui «evita frasi fatte (“ricostruiremo com’era, dov’era”) e chiarisce che ricostruire è possibile». Come? Lo ha chiarito così il Vescovo di Rieti: ricostruire «non l’identico, bensì l’autentico», dal momento che «l’identità di un borgo storico è sempre dinamica e la storia non torna mai indietro. Ricostruire vuol dire sempre andare avanti».

Amatrice rinascerà «ma è bene che conservi le ferite, perché da quelle le future generazioni apprenderanno che la città, più che dalle sue mura e dalle sue vie, è fatta dall’ingegno e dalla passione di chi la edifica». Perché «non basta nascere, bisogna imparare a rinascere. Questa è la fede, ma anche la ricostruzione che verrà, se verrà».

Foto dalla pagina Facebook Amatrice 2.0


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