Terremoto Centro Italia, il futuro inizia con le scuole

La Onlus è protagonista, nelle regioni colpite dal sisma, della ricostruzione delle scuole. A meno di 9 mesi dalle scosse dello scorso 24 agosto ha permesso, ad oltre 600 bambini, di tornare sui banchi. E non si ferma qui. Vita.it intervista Mariachiara Roti, vicepresidente della fondazione e responsabile insieme ad Elisabetta Strada dei progetti di ricostruzione

di Anna Spena

“Ho sofferto molto per questo terremoto e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata dove andremo a scuola? Che faremo?”. A raccontarlo è una bambina. Una dei tantissimi che vivono nei comuni colpiti dal terremoto in Centro Italia. Dalla prima scossa lo scoro 24 agosto, la terra ha tremato centinaia di volte. E si è portata via case, scuole, vite. Ma la speranza mai.

Così per aiutare questo territorio a ripartire la Fondazione Francesca Rava NPH – Italia Onlus ha coordinato un grande lavoro di squadra che ha permesso di inaugurare a meno di un anno dal terremoto, ben sei scuole nelle località tra le più colpite dalle scosse di agosto e delle successive di ottobre 2016.

«La scuola», ha raccontato a Vita.it Mariachiara Roti, vicepresidente della Fondazione e responsabile insieme ad Elisabetta Strada dei progetti di ricostruzione, «è il punto di riferimento ed elemento centrale della vita di una comunità, una scuola sicura significa stabilità, ritorno a una vita normale per centinaia di famiglie, molte delle quali ancora in alloggi provvisori». Lei e Elisabetta strada ormai da un anno si recano stabilmente ogni settimana in uno dei luoghi colpiti dal sisma: «Abbiamo imparato poco alla volta a conoscere chi abita questi in paesi. E come Fondazione siamo sempre più convinti che investire nella ricostruzione delle scuole significhi investire sul futuro».

Torniamo ad un anno fa. Qual è stata la prima azione della Fondazione Rava dopo la scossa di terremoto del 24 agosto?
La nostra fondazione ha una forte sensibilità maturata nelle emergenze. Quando ci fu quel tragico terremoto ad Haiti, nel gennaio del 2010, noi c’eravamo. Questa esperienza ad Haiti ha segnato fortemente la nostra sensibilità ed il nostro profilo come organizzazione per cui, dopo la notizia del terremoto in Centro Italia, ci siamo messi subito a disposizione delle istituzioni per questa nuova emergenza.

Come vi siete mobilitati?
Abbiamo dialogato principalmente con la protezione civile ed il ministero dell’istruzione. E, dall’altra parte, sono iniziate ad arrivare le prime donazioni spontanee; i nostri sostenitori volevano mostrare la loro solidarietà tramite la Fondazione. “Vogliamo fare qualcosa e lo vogliamo fare con voi”, ci hanno scritto in tanti. Così abbiamo capito che potevamo fare qualcosa davvero importante…

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Come avete iniziato?
La Protezione Civile ci ha detto non di non inviare kit sanitari o alimentari. Dopo 20 giorni dalla prima scossa ci ha contattato il Miur e ci ha chiesto di costruire una scuola ad Arquata del Tronto perché i bambini avevano iniziato l’anno scolastico in tenda…

Ed è stata solo la prima…
La prima per 100 bambini. Intitolata alle piccole vittime del sisma di agosto: Marisol, Gabriele, Giulia, Elisa, Giordano, Arianna, Tommaso e Lucrezia. È una struttura prefabbricata con 8 classi e 1 locale mensa, 580 mq, coibentata e antisismica.
Dopo le istituzioni ci hanno chiesto di continuare il lavoro, in Umbria, a Norcia e Cascia.

Come in Haiti, con la costruzione e la gestione dell’ Ospedale Pediatrico N.P.H. Saint Damien, anche in Centro Italia il vostro focus principale sono stati i bambini. Quante altre scuole avete realizzato dopo Arquata del Tronto?
Appena le condizioni meteo lo hanno permesso, sono iniziati gli scavi per le tre nuove scuole di Norcia. (Nella seconda metà di gennaio 2017 infatti l’Italia centrale è sotto la morsa di un’eccezionale ondata di maltempo e nevicate – quattro scosse scuotono di nuovo le zone terremotate, di questi giorni la tragedia ndr). Ed il 31 marzo, a soli due mesi, dall’inizio dei lavori, abbiamo consegnato a Norcia la scuola elementare per 255 bambini. Il nove maggio ha inaugurato la scuola materna per 125 bambini; il 23 maggio invece è stato completato il plesso con l’inaugurazione della scuola media: nove classi per 180 studenti.

Le altre due scuole?
Sono state inaugurate il sei giugno a Cascia: scuola elementare, dotata di 6 aule, in grado di accogliere 100 bambini, un campetto da calcio, pallavolo e pallacanestro. La scuola media, cinque classi per 60 alunni.

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Perché la scuola rappresenta un luogo così importante non solo per i bambini ma per tutta la comunità?
Andare a scuola, e questo l’abbiamo imparato ad Haiti, non significa solo “educazione o didattica”, ma vuol dire essere al centro di una comunità, vivere un luogo dove si sta con gli altri. In paesi che vivono forte dispersione e spopolamento poter andare a scuola vuol dire avere un punto fermo nella terra che trema. Scuola per noi è sinonimo di comunità, è “presa in carico”.

Le scuole che avete realizzato per questi bambini sono anche bellissime
Anche la bellezza è un segno di rinascita.

State costruendo anche altre due scuole
Sono molti i Comuni nel cratere con scuole danneggiate dal sisma. La Protezione Civile ha chiesto alla Fondazione Francesca Rava di continuare ad aiutare, replicando il modello con il quale con grande rapidità ha messo a frutto la generosità di molti e il lavoro delle istituzioni. In particolare la Fondazione sta seguendo il progetto di una scuola materna definitiva per 40 bambini a Pieve Torina (MC) e una scuola materna semidefinitiva per 24 bambini a Eggi (PG).


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