Cooperazione & Relazioni internazionali

Per un clic in più: Vita e la bufala della bambina in affido

Il nostro sito è stato il primo ad avanzare dubbi (poi confermati) sull'attendibilità del presunto scoop del Times, poi ripreso dai principali media italiani. Per scoprirlo non bisognava essere maghi, solo leggere l'articolo originale, che poggiava sul nulla. Solo oggi la smentita (in piccolo) del Corriere

di Gabriella Meroni

Una storia zeppa di contraddizioni, ricca di dettagli insignificanti (come la pasta alla carbonara proibita) e vuota di pezze d'appoggio (uno straccio di testimone, la conferma delle autorità): eppure, il presunto "scoop" del Times sulla bambina cristiana data in affido a una famiglia musulmana integralista ha fatto il giro del mondo e scandalizzato tanti, soprattutto in Italia. Qui da noi è stato il Corriere della Sera a brillare, avendo rilanciato l'articolo del quotidiano inglese semplicemente traducendolo, senza farsi una-domanda-una. Solo oggi, tre giorni abbondanti dopo, il riconoscimento dell'errore: a pagina 10 in taglio basso sul cartaceo, in fondo in fondo all'home page sul sito.

I primi ad avanzare dubbi siamo stati noi di Vita (E se fosse una bufala?) lo stesso giorno della pubblicazione della fake news, che il giorno dopo sembrava invece trovare conferma con una sentenza della giudice Sapnara (donna e musulmana) che riportava la bimba dalla nonna. Come stanno le cose, invece, ormai è noto. Come sia stato possibile uno scivolone così clamoroso, si può provare a spiegare in due modi: la mancanza di professionalità dei giornalisti che non verificano le notizie (qualunque buon caporedattore avrebbe respinto il pezzo con un perentorio: «Riscrivilo, non hai in mano niente»), e l'ansia di accumulare clic seguendo i trend su internet (il tema razziale-religioso-islamico tira tantissimo di questi tempi, figuriamoci se ci mettiamo in mezzo anche un minore). A farne le spese, purtroppo, è la credibilità dell'informazione e la verità dei fatti. Ammesso che a qualcuno importi ancora.


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