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L’alleanza con le imprese della IeFP conquista anche l’istruzione professionale

Il decreto legislativo 61/2017 ha messo mano alla revisione dell'istruzione professionale e al raccordo con la IeFP. Cosa cambia concretamente? Come sarà la Rete Nazionale delle Scuole Professionali che dovrebbe nascere? Intervista con Giulio Salerno

di Sara De Carli

Il decreto legislativo n. 61/2017, collegato alla Buona Scuola, lo scorso aprile ha messo mano alla revisione dell’istruzione professionale. «Il profilo educativo, culturale e professionale si basa su uno stretto raccordo della scuola con il mondo del lavoro e delle professioni», è scritto nel decreto. Il decreto è un altro dei tasselli che l’Italia sta mettendo in campo per avvicinare il mondo della scuola e quello del lavoro, aiutare i giovani a fare il loro ingresso nel mercato del lavoro e risolvere il grandissimo problema del mismatch. Ma cosa cambia concretamente con il decreto? Quali novità si annunciano – a partire dall’anno scolastico 2018/19 – per gli istituti professionali statali e per i corsi della istruzione e formazione professionale?

Giulio Salerno insegna Istituzioni di diritto pubblico all'Università di Macerata e interverrà domani al XXIX Seminario Europa promosso dal CIOFS-FP (Centro Italiano Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale), che avrà tra gli ospiti anche la Ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli e il Sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba.

Il Miur, presentando il decreto legislativo, descrisse così il sistema di istruzione e formazione professionale che si andava a delineare con la creazione della Rete nazionale delle scuole professionali: «che educhi le nuove generazioni al “saper fare di qualità”, consentendo una rapida transizione dal sistema educativo al mondo del lavoro». Il decreto approvato «si pone l’obiettivo di dare una chiara identità agli istituti professionali, innovare e rendere più flessibile la loro offerta formativa, superare l’attuale sovrapposizione con l’istruzione tecnica e mettere ordine in un ambito frammentato tra competenze statali e regionali». Quali sono le novità vere introdotte dal decreto legislativo?
Il decreto legislativo è importante perché la “revisione” dell’istruzione professionale è legata al “raccordo” dell’istruzione professionale con la istruzione e formazione professionale (IeFP). L’istruzione professionale di Stato viene avvicinata alla IeFP nei metodi di insegnamento, nella didattica, nell’uso delle metodologie di personalizzazione dell’insegnamento, nei percorsi forti di avvicinamento a mondo del lavoro. L’offerta della istruzione professionale viene quindi di fatto rimodulata secondo modalità, principi e finalità tendenzialmente più vicini a quelli della IeFP, basti pensare al potenziamento delle attività di laboratorio, mentre tradizionalmente l’istruzione professionale ha avuto un’impostazione più scolastica. È una scelta che conferma la bontà del modello della IeFP, insieme anche al successo del duale, che dimostra quanto l’istruzione professionalizzante svolta all’interno della IeFP, venga apprezzata dalle imprese.

Nel dettaglio cosa cambia?
Ad esempio, gli indirizzi dell’istruzione professionale a partire dall’anno scolastico 2018/2019 passano da 6 a 11 e di rilfesso si sta lavotrando per aggiornare anche il repertorio delle qualifiche e dei diplomi che si conseguono tramite l’IeFP. Ma l’elemento importante, dal punto di vista degli studenti, è che il decreto stabilisce che al termine della scuola secondaria di primo grado i ragazzi hanno due strade possibili, quella dei cinque anni del diploma e dell’istruzione professionale e quella dei percorsi di istruzione e formazione professionale, per il conseguimento della qualifica triennale o del diploma professionale quadriennale. Le due strade vengono definite come pari e i due sistemi formativi – IP e IeFP – sono non solo affiancati ma anche collegati da opportuni raccordi e passaggi: conseguita la qualifica triennale, gli studenti potranno proseguire gli studi passando al quarto anno dei percorsi di Istruzione Professionale o dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale e conseguire un diploma professionale tecnico. Di più, i due canali dovranno essere complessivamente coordinati all’interno della Rete nazionale delle scuole professionali, che è la grande sfida di questo decreto.

Quindi tutte le strutture scolastiche, sia dell’Istruzione professionale sia della IeFP, entrano nell’unica rete: non c’è un rischio di sovrapposizione o che un sistema sia semplicemente assorbito dall’altro?
Questo è il vero dilemma, cosa significherà questa rete nazionale? Inevitabilmente i due sistemi restano distinti, ma si avvicineranno. Il processo inizierà nel 2018/19 ma il processo non sarà breve. Questa configurazione è un po’ un passo di lato che discende dall’esito del referendum di revisione costituzionale del dicembre 2016: il referendum prevedeva di attribuire alle Regioni la formazione professionale come competenza esclusiva, venuta meno la possibilità di creare un vero sistema nazionale della IeFP si è ricorso a una soluzione intermedia, con due sistemi distinti ma sempre più affiancati e la Rete nazionale. La sfida ovviamente è che non vi sia una duplicazione né una “concorrenza al ribasso”.


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