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Chikungunya, i donatori Avis pronti all’emergenza

Il presidente nazionale, Alberto Argentoni, assicura la mobilitazione dei volontari e delle sedi locali dell'associazione per far fronte al deficit di sangue ed emocomponenti che si sta verificando a Roma dopo la sospensione delle donazioni nell'Asl 2 della Capitale. «Ci stiamo preparando a un impegno importante e a tempi lunghi» annuncia

di Antonietta Nembri

L’Avis si prepara a «un impegno importante e a tempi lunghi» per rispondere alla crisi innestata dai casi di Chikungunya registrati e confermati a Roma. A precisarlo il presidente nazionale Avis, Alberto Argentoni che fin da subito aveva assicurato la mobilitazione delle sedi dell’associazione, dei volontari e dei donatori per «far fronte al deficit di sangue ed emocomponenti che si sta verificando in alcune zone di Roma e della sua provincia in seguito al provvedimento di sospensione per Chikungunya emanato dal Centro Nazionale Sangue. Siamo sicuri che anche questa volta, come tante volte in passato, i donatori moltiplicheranno il loro impegno di solidarietà, programmando le proprie donazione e rispondendo alle chiamate delle nostre sedi e dei centri trasfusionali. Quanto ai provvedimenti delle autorità sanitarie in tema di Chikungunya e di altri virus» precisa, «è sempre opportuno ricordare che sono attuati per garantire la massima qualità e sicurezza del sangue raccolto e trasfuso a tutti i pazienti riceventi».

Nei giorni scorsi, infatti, è stato deciso dal Centro Nazionale Sangue – Istituto Superiore di Sanità il blocco delle donazioni di sangue ed emocomponenti nella Asl 2 del comune di Roma e nel comune di Anzio. Il presidente Argentoni ricorda come il blocco che aveva interessato una decina di anni fa aree della Romagna e dell’Emilia era durato un mese e mezzo. «Ma c’è una grossa differenza: i grandi ospedali di Roma hanno un fabbisogno giornaliero di circa 850 sacche di globuli rossi. Sui centri di eccellenza della capitale converge infatti un gran numero di pazienti, soprattutto dalle regioni del Sud».

Come prima iniziativa Avis sta curando in particolare l’informazione: «Dobbiamo informare in modo giusto per poter mantenere la giusta consapevolezza della situazione. Abbiamo invitato tutte le nostre sedi a collegarsi con i centri regionali sangue per poter meglio valutare come programmare la raccolta in un periodo che non si annuncia breve» insiste Argentoni che non nasconde un’altra preoccupazione: l’ampliarsi del blocco anche ad altre località della zona.

In una recente nota di Avis, del resto si riporta l’osservazione di Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss «Quando ci sono dei focolai abbastanza maturi come quello di Anzio è possibile che ci siano diffusioni in altre zone, una situazione abbastanza prevista come quella che si verificò dieci anni fa in Romagna, con la segnalazione di alcuni casi a Bologna, alcuni a Ravenna e Rimini. Gli interventi in atto, a partire dalla disinfestazione, in associazione anche al termine della stagione calda pongono le condizioni per il controllo dei focolai esistenti dell’infezione».

In apertura foto di Marco Vacca/Sintesi


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