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Il volontariato secondo Bobba (e la nuova riforma del terzo settore)

Nel mese dedicato al volontariato, Aism ha intervistato il sottosegretario Luigi Bobba per capire come cambiano il volontario e il volontariato. «La riforma va a sostenere e qualificare le reti di Associazioni, per lavorare di più insieme. La precedente norma si concentrava sulle ‘organizzazioni di volontariato’, qui abbiamo scelto di dare uno status riconosciuto e riconoscibile al singolo volontario».

di Redazione

Il mondo delle associazioni e dei volontari è destinato a rinnovarsi nei prossimi anni, dopo la riforma del Terzo Settore. Nel mese che AISM dedica al volontariato, l’Associazione ha intervistato il Sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Bobba, che dice: «Ho girato in lungo e in largo l’Italia del volontariato. E ogni volta ho scoperto persone, realtà, approcci, modalità che per me erano del tutto sorprendenti. Quello dei volontari italiani è un mondo sempre sorprendente nella sua capacità di inventare risposte di fronte a problemi e bisogni che altrimenti non avrebbero avuto un nome, un volto e nemmeno una risposta».

«Quali elementi chiave sono stati messi in campo per la promozione del Terzo Settore e, in particolare, del volontariato organizzato?», ha chiesto Aism al sottosegretario. «Viene introdotto il nuovo Registro unico nazionale del Terzo Settore, per garantire la conoscibilità e riconoscibilità di questo fenomeno, cosa che ancora oggi ha contorni non sempre chiari. Spesso, non essendoci stati questi contorni così chiari, le leggi non erano così efficaci. Poi, con l’obiettivo della conoscibilità arriva quello della trasparenza: sappiamo che questo mondo aveva zone opache, che c’erano fenomeni distorsivi e in alcuni casi anche delinquenziali. L’intento positivo di questa conoscibilità è di fare circolare la moneta buona per scacciare quella taroccata e falsa. Nel rispetto della libertà sancita dalla Costituzione, nessuno sarà obbligato a iscriversi. Invece, l’iscrizione sarà un’opportunità anche per accedere alle risorse pubbliche messe in campo a sostegno del Terzo Settore».

La riforma – continua Bobba – «va anche a sostenere e qualificare le reti di Associazioni: lavorare di più insieme non vuol dire dismettere la propria specifica identità, ma provare a costruire un lavoro comune, nella parte promozionale e di rappresentanza, che certamente può essere più efficace della somma di tanti impegni presi come singole organizzazioni. Infine, è prevista dalla nuova normativa la possibilità del cosiddetto ‘autocontrollo’ da parte delle stesse organizzazioni: si tratta di un ulteriore elemento promozionale, il quale scommette sul fatto che i soggetti del Terzo Settore si controllino da soli rispetto a una serie di elementi decisivi, con il desiderio positivo di tenere ‘pulito’ il campo in cui operano».

Quanto ai volontari, cioè alle persone che ogni giorno mettono la faccia gratuitamente per gli altri, come si immagina che questa riforma possa cambiare il modo di essere volontari, prima ancora che di fare volontariato? «La precedente norma di riferimento, Legge 226/1991, si concentrava sulle ‘organizzazioni di volontariato’: qui abbiamo scelto di dare uno status riconosciuto e riconoscibile al singolo volontario. Questo vestito corrisponde perfettamente a quello che scrive la nostra Costituzione, agli articoli 18 e 118. […] Il nuovo Codice del Terzo Settore esplicita che la scelta del volontariato può nascere non in forza del comando della legge ma della capacità di ciascun volontario di individuare in prima persona quale risposta dare ai bisogni che incontra. Infine, la legge incoraggia il fatto che il volontariato possa essere vissuto in forme associate ma anche individuali. Insomma, abbiamo cercato di tenere un profilo sufficientemente ampio, che consenta di cogliere anche le nuove forme dell’attività volontaria».

Tutto questo, per arrivare dove? «L’obiettivo principale è l’intento di allargare le opportunità, la possibilità, la formazione, la qualificazione dell’impegno civico volontario. Nell’ideale vorremmo che i volontari italiani diventassero molti di più e più qualificati ancora di quelli che si impegnano oggi. E vorremmo che tutti i cittadini arrivassero a pensare che l’attività volontaria e l’impegno civico sono un elemento decisivo per la vita della persona e delle comunità». Bobba conclude dicendo che «a mio avviso l’attività più importante nei mondi associativi è oggi quella formativa e diciamo ‘vocazionale’, quella cioè capace di passare il testimone del gusto per l’impegno di volontariato da una generazione come la nostra a quelle che vengono dopo di noi».

L'intera intervista è pubblicata sul sito di Aism. Foto Stefano Pedrelli per AISM.


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