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Riforma Terzo settore, cosa funziona e cosa no: la pagella del non profit

Qual è stato il primo impatto della riforma del Terzo settore nel mondo del non profit italiano? Quali sono i provvedimenti più popolari e quali invece i nervi che si sono scoperti? Per rispondere a queste domande abbiamo commissionato all’istituto di ricerca Swg un’indagine qualitativa pubblicata sul numero di Vita di settembre

di Maurizio Pessato

L’indagine commissionata da Vita a Swg sull’impatto della riforma del Terzo settore ha visto il coinvolgimento dei massimi dirigenti di 14 delle maggiori organizzazioni del nostro Terzo settore: Avsi, Dynamo Camp, Fondazione Serena-Centri Nemo, Consorzio Cgm, Federsolidarietà, Cittadinanzattiva, Fondazione Ant, Anpas, Human Foundation, Ciai, Acli, Action Aid, Avis e Anffas. Le interviste sono state realizzate nel corso dell’ultima settimana di luglio. È emersa un’ampia disamina della legge e delle sue possibili conseguenze che abbiamo sintetizzato nel terzo capitolo del Book. Le considerazioni che emergono non sono naturalmente rappresentative di tutto il settore, ma mettono in luce una serie di aspetti focali che il nuovo scenario ha generato.

Esame superato, ma senza lode

La consapevolezza del valore del Terzo settore emerge da tutte le persone coinvolte nell’indagine; le considerazioni sono varie e con approcci in parte differenziati, ma la sostanza del ruolo positivo svolto è condivisa.

L’autopercezione degli enti

È rilevante l’ampiezza dei compiti, non solo di servizio, che vengono assegnati a questo mondo e che possono migliorare la vita dei cittadini. Il Terzo settore:

  • Viene visto come «una grande opportunità una realtà viva, dinamica, una delle eccellenze del Paese».

  • Svolge un ruolo fondamentale, strategico «perché è il soggetto che garantisce l’esercizio pieno dei servizi in un’ottica di sussidiarietà tra lo Stato e le sue articolazioni e i cittadini che si associa- no per rispondere ad un bisogno collettivo. Se non ci fosse questo associarsi dei cittadini parte dei bisogni che si manifestano non troverebbero adegua- te risposte».
  • È una sintesi di tre categorie: «tute- la dei diritti, beni comuni e sostegno ai soggetti deboli».
sostiene certamente il welfare, nel contempo crea anche «aggregazione e coesione territoriale» ed è «una for- ma di organizzazione della società ci- vile; una parte fondamentale del tessu- to sociale».
  • È un settore in espansione e «in futuro occuperà un ruolo maggiore per- ché si stanno moltiplicando i bisogni e i problemi sociali; avvertiamo che la questione sociale è e sarà ancora un grande problema».
  • Un altro elemento che lo caratterizza è il fatto che «rappresenta il luogo nel quale la società civile rende più equa la società».

Nel quadro generale viene anche considerato che «il volontariato è un po’ diverso delle altre componenti del Terzo settore».

L’analisi generale

Nel complesso la grande maggioranza degli esponenti intervistati riconosce che il varo della nuova legge è stato opportuno; non solo, era atteso e ritenuto urgente e necessario. Vi è, pertanto, una positività di fondo nell’aver ottenuto l’approvazione del provvedi- mento; ma l’analisi del quadro ora vigente è approfondita e fa risaltare una serie di elementi da verificare con cura e senza favori aprioristici.

  • La caratteristica più sentita appare l’ordine e la chiarezza normativa: «Sistematizzare l’insieme di norme, spesso incoerenti e affastellate, è stato certamente uno sforzo positivo», «sicuramente c’era bisogno di una revisione normativa».
  • Si tratta di una riforma «che accomuna tutte le forme giuridiche in un’unica grande categoria, porta ordine, quindi è stata una riforma necessaria.

Malgrado non sia profonda e completa come poteva essere, è un ottimo inizio»; allo stesso modo è utile «una regolamentazione complessiva di un ambito molto eterogeneo».

  • Si aggiunge un ulteriore argomenta- zione: «Era giusto dare una veste giuridica e anche un riconoscimento a livello istituzionale a un mondo che è diventato essenziale per i cittadini»; «le istituzioni devono favorire le iniziative dei cittadini, questa riforma può essere utile per fare in modo che le istituzioni semplifichino la vita delle organizzazioni…».
  • Viene valorizzato il ruolo dei cittadini. Le attività del Terzo settore possono ravvivare la partecipazione delle persone alla vita pubblica e della comunità in forme anche diverse «Nella grande città come nel piccolo paese attraverso veicoli eterogenei: pro loco, associazioni di alpini, grandi enti che si occupano di malati terminali, volontariato ospedaliero e così via: quello che muove è che ci sia vicinanza con le persone e che crei l’identità culturale di una comunità».
  • Vi è stata, infine, la considerazione di «una buona partecipazione nel per- corso di formazione della riforma, an- che se va segnalata una certa lunghezza dei tempi»…

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*Maurizio Pessato è presidente di Swg



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