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I cent’anni degli scout cattolici dell’Emilia Romagna

Si celebra il 30 settembre a Bologna il centenario dello scautismo emiliano romagnolo. Il luogo scelto per la cerimonia è proprio dove nel 1917 nacque il primo reparto il "Bologna 1 - pro fide et patria" a opera di don Emilio Faggioli. Oggi nella regione sono quasi 25mila gli aderenti tra ragazzi, gli adulti e i capi scout

di Redazione

Si celebra proprio nel luogo in cui nacque la prima esperienza di scautismo cattolico dell’Asci (Associazione Scout Cattolici Italiani) nel 1917 per opera di don Emilio Faggioli il centenario dello scautismo cattolico in Emilia Romagna. Sabato 30 settembre nella chiesa di San Giovanni in Monte a partire dalle ore 16 è in programma una cerimonia nel corso della quale si ricorderà il lungo cammino e il grande sviluppo dello scautismo cattolico in regione attraverso questo secolo di storia.
Nell’occasione verrà posizionata una targa commemorativa che si affiancherà a quella che ricorda il 50° anniversario e posta in loco nel 1967. La cerimonia, organizzata dall’Agesci regionale (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) vedrà presenti anche le altre due associazioni scout cattoliche presenti in regione: Masci (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) e Fse (Associazione Italiana Guide e Scouts d'Europa Cattolici) e numerosi ospiti. Il pomeriggio si concluderà con una messa alle ore 17,45.

In una nota si ricordano le origini, sottolineando l’importanza della figura di un padre: una persona che ha il merito di aver costruito e sostenuto il movimento scoutistico emiliano romagnolo fino a quando non è stato capace di camminare e poi correre sulle sue gambe. Si tratta – si legge – di don Emilio Faggioli, allora parroco a S. Giovanni in Monte, che dedicò gran parte della sua vita alla nascita e alla crescita dello scautismo nella regione. Don Emilio nel 1917 ricevette dal Cardinale Giorgio Gusmini il mandato di studiare e poi iniziare l’organizzazione della neonata Asci, l’Associazione Scout Cattolici Italiani fondata l’anno precedente dal Conte Mario di Carpegna a Roma. Al termine dello stesso anno aprì nella sua parrocchia il Bologna 1 “pro fide et patria” , primo Riparto Asci della regione.

Mons. Faggioli era un vero entusiasta, aveva una fiducia estremamente solida in questo metodo educativo nel quale vedeva la reale possibilità di “preparare i giovani alla vita, formandone il carattere ed educandone il cuore alla carità”. Studiò il metodo in profondità, seguendo con attenzione anche le dinamiche internazionali che iniziavano a strutturare in quegli anni l’identità di quello che oggi è un movimento mondiale che coinvolge milioni di ragazzi. Al contempo sosteneva con forza che una proposta come quella dello scautismo, che ha come scopo ultimo formare persone che sanno rendersi utili al prossimo, difficilmente possa trovare un senso e un fondamento se non in un sentimento religioso, in una struttura morale che non può essere limitata all’umano ma deve alimentarsi in una dimensione trascendente.

Scriveva nel 1922: “i sacrifizi che si richiedono ai giovani con ogni sistema di educazione e che si esigono più numerosi ed intensi dal metodo scautistico, non sapremmo in nome di chi o per che cosa chiederli, se non in nome di Dio creatore, signore e redentore, e per la Sua gloria, il nostro perfezionamento, la nostra eterna salute” . Da assistente regionale dell’Asci don Emilio contribuì alla diffusione dello scautismo a Bologna e in tutta la regione.
Fu l’ispiratore dell’esperienza di don Giovanni Minzoni che, una volta conosciuta la proposta scout dell’Asci volle portarla ad Argenta, con le terribili conseguenze che dovette subire per mano del crescente potere fascista del periodo. Don Emilio credeva fortemente nella capacità dello scautismo, coniugato con una forte matrice cristiana, di formare “cittadini sani di mente, di cuore, di fisico” che avrebbero potuto portare avanti programmi di onesta politica di cui in quegli anni l’Italia aveva grande bisogno. Le solide radici affondate nel terreno in quegli anni difficili permisero allo scautismo, dopo la chiusura imposta dal regime fascista nel 1928, di rinascere immediatamente nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale. «Nell’arco dei successivi decenni – conclude la nota – la crescita del movimento nella nostra regione fu costante e imponente, fino alla dimensione attuale in cui le tre associazioni cattoliche presenti comprendono quasi 25mila soci tra ragazzi inseriti nel percorso educativo, capi scout e adulti scout in formazione permanente».

In apertura foto storica dall'archivio Agesci


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