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Bce, azzardo e corporate bond: ma i banchieri centrali hanno una policy?

Possibile che la Banca Centrale Europea non abbia un criterio per la scelta dei settori in cui intervenire con il Quantitative Easing? Perché per l'acquisto di obbligazioni di aziende private non si è dotata di parametri di scelta e di un comitato etico? Il caso del colosso dell'azzardo Novomatic le cui obbligazioni sono state acquistate dalla BCE è solo la punta dell'iceberg

di Marco Dotti

Il Quantitative Easing è uno strumento di politica monetaria attraverso il quale la Banca Centrale Europea compra titoli di Stato e obbligazioni sul mercato secondario. Lo scopo dovrebbe essere stimolare la crescita economica e sostenere lo sviluppo. Un intervento, quello deciso dalla BCE, che, alla fine del 2017, a conti fatti, avrà iniettato nelle vene del sistema finanziario europeo più di 2mila miliardi di euro.

Un caso emblematico: azzardo per "iniettare" liquidità

Due giorni fa abbiamo dato la notizia – notizia ripresa dalle agenzie stampa e dal quotidiano della Cei Avvenire – che in questa operazione svariati milioni sono stati destinati all'acquisto di obbligazioni di Novomatic, colosso del gambling globale con sede centrale a Vienna, concessionario di Stato per l'azzardo legale anche nel sistema-Italia. Secondo l'Österreichische Markenwert Studie 2017, Novomatic è, oggi, la terza impresa austriaca, dopo Red Bull e Swarowski. Ha ramificazioni operative in 45 paesi (in Italia è concessionario di Stato per l'azzardo legale) ed esporta macchinette e tecnologia per il machine gambling in oltre 70. In Italia, a Novomatic ha ad oggi un parco macchine composto da 31mila videolotteries e 24mila slot machine, oltre a 150 sale con il marchio Admiral. L'acquisto di obbligazioni sul mercato secondario, però, non dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) aver avvantaggiato direttamente la società emittente, ma i possessori delle obbligazioni, probabilmente altre banche. Il serpente finanziario si morde la coda.

Ma anche se la BCE acquista sul secondario e quindi da banche, ci spiega l'economista Marcello Esposito. «il fatto di far alzare artificialmente il prezzo delle obbligazioni già emesse rende possibile per le aziende emettere nuovo debito ad un prezzo più alto e quindi ad un tasso più basso. Un minore costo del finanziamento si traduce in un vantaggio competitivo rispetto a chi non emette obbligazioni oggetto di QE o non emette obbligazioni punto».

La vera questione: i banchieri hanno una policy?

La questione che emerge – noi abbiamo parlato di Novomatic, che non è certamente un unicum – è però di natura più ampia. La BCE possiede una policy per delimitare i settori e le aziende emittenti di obbligazioni acquistate nell'ambito del Quantitative easing? E le banche centrali coinvolte nell’operazione d'acquisto di obbligazioni aziendali (corporate bond) ovvero quelle di Spagna, Finlandia, Italia, Belgio, Germania?

Le scelte, quando le fa un organismo pubblico, devono essere guidate da una visione del bene collettivo. Non possono essere giustificate dal “fine tecnico” della creazione di liquidità: anche se in maniera involontaria o inconsapevole, si favorisce l’uno nei confronti dell’altro. Quindi, come minimo, la Banca d’Italia e la BCE dovrebbero dotarsi di un comitato etico che vagli i destinatari e che vigili sulle conseguenze

Se si tocca l'economia reale la neutralità non esiste

Il punto centrale, ci spiega l'economista Marcello Esposito, è che «quando gli strumenti di politica monetaria impattano direttamente sull’economia reale (come nel caso dell’estensione del QE alle obbligazioni societarie) si perde la “neutralità” dell’intervento». Bisogna inoltre tener conto che «le banche centrali forniscono liquidità all’economia esclusivamente attraverso il sistema bancario e il mercato dei titoli di Stato. L’acquisto di obbligazioni societarie è una novità del QE e rappresenta già di per sè una grave interferenza con le regole competitive di un libero mercato, non foss’altro perchè le obbligazioni societarie sono emesse esclusivamente dalla grandi e grandissime imprese e quindi la BCE favorisce indirettamente le grandi imprese rispette alle medio piccole».

Uno scenario inquietante, se consideriamo che il tessuto produttivo di paesi come l'Italia, dove le PMI stanno comunque giocando un ruolo importante nella ripresa, con le loro forze e contro un gigantismo burocratico che pone ostacoli a non finire. Ma non è l'unico problema.

Chi finanzia la BCE?

Quali società, quali settori la BCE va a finanziare? «Non è più come con i titoli di Stato dove si finanzia lo Stato e quindi si presume la collettività» , spiega Marcello Esposito. Nel caso delle obbligazioni societarie, si fanno delle scelte. E «le scelte, quando le fa un organismo pubblico, devono essere guidate da una visione del bene collettivo. Non possono essere giustificate dal “fine tecnico” della creazione di liquidità: anche se in maniera involontaria o inconsapevole, si favorisce l’uno nei confronti dell’altro. Quindi, come minimo, la Banca d’Italia e la BCE dovrebbero dotarsi di un comitato etico che vagli i destinatari e che vigili sulle conseguenze».


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