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Innovazione, la marcia in più dei “pazienti-Archimede”

Il prendersi cura, accanto alla collaborazione tra associazioni, medici, infermieri, caregiver, aziende farmaceutiche deve poter contare sull’alleanza con maker, startupper e innovatori che fanno dialogare le idee hi-tech con gli stessi malati. Presentata la nuova edizione del contest #MaketoCare che cerca soluzioni tecnologiche che migliorino la qualità della vita delle persone con disabilità

di Antonietta Nembri

Andare oltre la cura grazie a progetti innovati capaci di creare relazioni, migliorare la risposta alle necessità quotidiane e di conseguenza la qualità della vita delle persone che vivono con patologie invalidanti o con disabilità. E tutto ciò anche grazie a startupper, innovatori e maker. In altre parole: creare un valore condiviso che nasce dall’ascolto e dalla contaminazione tra mondi e campi differenti. Tutto questo è stato al centro dell’incontro che si è tenuto nella giornata conclusiva del Salone della Csr e dell’innovazione sociale che si è tenuto il 3 e 4 ottobre alla Bocconi di Milano “Fattore Empowering – la generazione del paziente – Archimede” incontro che per Sanofi è stata da un lato un’ulteriore occasione per presentare il suo Csv (Corporate shared value report #CreareValoreInsieme, considerato il primo dossier del settore pharma ad evidenziare il collegamento tra bisogni sociali e strategia aziendale, a misurare e comunicare il valore generato da progetti e iniziative dell'azienda sulla comunità. Dall’altro la nuova edizione di #MaketoCare, il contest che è stato ideato per intercettare e valorizzare le soluzioni tecnologiche d’avanguardia in grado di migliorare concretamente la qualità di vita e la salute delle persone che ogni giorno affrontano le difficoltà legate alla disabilità.

All’incontro, accanto agli interventi video dei due vincitori della scorsa edizione di #MaketoCare, Nicola Gencarelli (Clik4all) e di Nicholas Caporusso (dbGlove), sono intervenuti: Enrico Piccinini, general manager di Sanofi Genzyme; Denita Cepiku, docente dell’Università di Roma Tor Vergata; Stefano Maffei di Polifactory del Politecnico di Milano e Cristina Dornini di Fondazione Tog – Together to Go.

Nelle parole della professoressa Cepiku i dati di una ricerca in corso a livello internazionale sul “paziente innovatore” dai quali emerge come siano molti quelli che hanno innovato da un lato comportamenti e dall’altro inventato soluzioni e molto spesso non solo per migliorare solo la propria condizione, ma per far star meglio gli altri. «Solo il 10% di questi innovatori collabora con un’impresa e solo il 25% diffonde la propria soluzione via internet», ha sottolineato Cepiku che ha definito i dati trovati la punta di un iceberg. Sul fronte dell’innovazione è intervenuto anche il professor Maffei del Politecnico di Milano che ha voluto sottolineare l’importanza di un contest come #MaketoCare che fa fa emergere nuovi protagonisti «è un’area sperimentale che facilita nuovi approcci e che si diffondono soprattutto in presenza di FabLab». Da parte di Maffei arriva anche un giudizio positivo sulla capacità italiana di sperimentare soluzioni innovative «dove siamo più deboli è invece nello sviluppo imprenditoriale».

Mentre i due vincitori della prima edizione del contest sono ora nella Silicon Valley dove stanno sviluppando le rispettive innovazioni: Click4all (un kit per inventare e costruire ausili informatici per disabili) e dbGlove (dispositivo indossabili che favorisce la comunicazione alle persone cieche e sordo-cieche), il 29 novembre si conosceranno i vincitori dell’ultima edizione. A ricordare la genesi del progetto Piccinini che ha sottolineato come da un caso fortuito: l’incontro con un paziente innovatore in occasione della realizzazione di un reportage fotografico «si è pensato di proseguire su questa strada per mettere insieme i creativi con i pazienti e le associazioni di pazienti. Con MaketoCare siamo riusciti a mettere insieme diversi players e stakeholder» ha continuato Piccinini che ricordando i pilastri della Csr di Sanofi ha menzionato sì l’accesso alle cure, ma anche l’ambiente e l’attenzione alla comunità «occorre prendersi cura del paziente non solo della sua patologia e con MaketoCare ci stiamo avvicinando a questo». In sintesi ha concluso Piccinini «Dobbiamo portare la molecola – siamo un’azienda farmaceutica – ma dobbiamo anche prenderci cura del paziente».

Il prendersi cura in modo personalizzato è stato esemplificato da quanto sta avvenendo alla Fondazione Tog, dopo l’incontro con il FabLab OpenDot: «Abbiamo creato un seggiolino su misura per bambini con disabilità e con il marchio Unico ausili su misura», ha spiegato Cristina Dornini raccontando l’avventura della riabilitazione che è passata attraverso le stampanti in 3D. «Prima costruivano ausili e oggetti in gesso, ora con la stampante 3D sono più belli e leggeri», ha continuato Dornini. «La difficoltà iniziale con il FabLab è stata di linguaggio. Ma grazie alla tecnologia oggi è molto più semplice la personalizzazione della risposta alla necessità di sostenere il potenziale motorio di un bambino».

A chiudere l’appuntamento la presentazione del documento Corporate shared value dal titolo #CreareValoreInsieme in cui trovano posto i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile identificati dalla Nazioni Unite.


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