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Don Colmegna: VITA dà credito all’intera società civile

Anche il fondatore della Casa della carità, nei giorni conclusivi della campagna di raccolta firme Ero straniero, sostiene la mobilitazione per Vita: «E' una testata antiretorica e rifugge le ideologie. Fondamentale che rimanga in prima linea nel mondo dell’informazione». E propone di collaborare tutti assieme per un «archivio delle buone prassi»

di Virginio Colmegna

Io sto con VITA, perché è fondamentale che rimanga in prima linea nel mondo dell’informazione. Da quando è nata è la voce che racconta ogni cambiamento in atto nel Terzo settore e dà quindi credito all’intera società civile. Attenzione: un Terzo settore non raccontato solo a mero livello gestionale, ma motivazionale, esempio continuo di spinta a migliorarsi attraverso la pluralità.

In VITA c'è una totale assenza di retorica e ideologia. E’ un giornale fatto da persone assolutamente competenti. La sensazione nel leggerlo è che, oltre a dare informazioni puntuali, vi sia alla base la produzione di una cultura del Noi che oggi è l’unico antidoto all’individualismo ansiolitico che ha preso parte della società. Bontà, tenerezza, solidarietà sono sentimenti che vanno raccontati non perché “belli” ma perché danno visibilità alle migliaia di esperienze che fondano su questi valori la loro azione. Ogni volta che vado a parlare con le persone in contesti pubblici, in particolare negli ultimi mesi con il lancio della campagna Ero straniero (proposta di legge di iniziativa popolare per il superamento della legge Bossi-Fini, c'è tempo fino alla metà di ottobre per aderire, ndr), vedo un gran movimento di persone che si incontrano, discutono anche da posizioni diverse, e soprattutto di fronte a una narrazione fatta bene sono disposti a modificare le proprie idee: sto parlando sia di giovani che di anziani, sembra una contraddizione ma non esistono più tali categorie su questi temi. Ne trovo molti, di tutte le età, che dopo anni di bombardamenti ideologici per esempio sul tema dell’accoglienza, sono rimasti vittime delle polarizzazioni come “accogliamo tutti” o “non accogliamo nessuno”: a loro parlo mettendomi nel mezzo, cercando di ragionare partendo dalla chiarezza, e come me lo facciamo in molti. Compresa Vita, che lavora proprio su questo: sta nel mezzo. E spesso aiuta anche a livello culturale chi opera nel sociale e a volte si sente attaccato da più parti – mondo sei social network compreso – per il suo lavoro, perché capisce di essere dalla parte giusta.

Infine, #Iostoconvita perché VITA con il suo lavoro sollecita la politica a muoversi con più coraggio di quello attuale. Dal basso, ovviamente, come lo facciamo noi società civile. Non nascondo che mi spaventa la superficialità con cui a livello politico vengono trattati certi temi – torno al tema immigrazione: qui per molti l’interesse non è la ricerca della verità ma guadagnare il consenso parlando alla pancia degli italiani, e per scongiurare questa deriva bisogna lavorare quotidianamente – ma dall’altra parte intravedo una reazione che giudico positiva. Per esempio, sulla questione Ius soli temperato, vedere ministri e parlamentari fare lo sciopero della fame per un giorno è di certo un atto simbolico ma è uno scossone che spero contribuisca a dare i suoi frutti, per una nuova legge che una volta approvata migliorerebbe la qualità di vita di tutti, non solo dei ragazzi coinvolti di origine straniera. Anche in questo senso, ci sono tantissime storie positive che vanno raccontate. Anzi, mi viene da lanciare qui una proposta a VITA a cui sto pensando da tempo: creiamo un archivio delle buone prassi, raccolte però non come singole testimonianze ma con criteri scientifici, perché raccontano la complessità virtuosa della società. Esse non rappresentano solo il contraltare da opporre ai casi negativi: sono invece la linfa vitale delle nostre comunità, quello che evita il ridursi al silenzio e alla marginalità di persone a cui invece, come fa Vita da decenni, è fondamentale dare voce.


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