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D’Alema, lo scorpione nato sotto il segno dell’Ariete

L’ex segretario del Pds vive da sempre sotto il segno psicologico e politico dello scorpione. Quello che facendosi trasportare attraverso un fiume in spalla a un amico, a un certo punto lo punge mortalmente. La rubrica di Maurizio Crippa “Nel Mirino” sul numero del magazine in distribuzione

di Maurizio Crippa

L’ausilio dell’aureo libretto del Cipolla, “Le leggi fondamentali della stupidità”, puntualmente citato nell’intervista con Aldo Cazzullo, «dove si legge che la forma più alta di stupidità è danneggiare gli altri danneggiando anche se stessi», è indubitabilmente il livre de chevet di Massimo D’Alema.

Lui lo considera, forse, alla stregua della preghiera quotidiana di san Tommaso Moro (Signore, dammi la pazienza di sopportare tutti questi che sono meno intelligenti di me, il senso o giù di lì). Ma a ben guardare, “l’aureo libretto del Cipolla” è un’autobiografia a sua insaputa del Lider Massimo della sinistra che pur di danneggiare gli altri, danneggia sé stessa. Senza se e senza ma. Senza pause e senza scopo.

Nato sotto il segno zodiacale dell’ariete, l’ex segretario del Pds in éra antidiluviana, il primo (post) comunista ad aver guidato il governo italiano dopo avere bucato le gomme della bicicletta a Romano Prodi, l’ex padre del Pd, poi scissionista e attuale animatore di “Articolo 1 – Movimento democratico progressista” vive da sempre sotto il segno psicologico e politico dello scorpione. Quello che facendosi trasportare attraverso un fiume in spalla a un amico, a un certo punto lo punge mortalmente. “Ma che fai? Così affondiamo tutti e due!”. “Mi dispiace, è la mia natura”. Lo fece con Walter Veltroni, quando gli sfilò l’elezione a segretario del Pds, lo fece con Prodi, lo fece con Bersani, cui ha reso la vita più impossibile che difficile, ci ha provato pure con Di Francesco, l’allenatore della Roma, che però l’ha infilato in contropiede: “Visto che lui è un grande esperto di vittorie, quando mi servirà gli chiederò consiglio”. Ora lo sta facendo con Giuliano Pisapia, il simpatico Sor Tentenna che vorrebbe “costruire un nuovo centrosinistra” ma non sa se vuole guidarlo oppure no (“dovrebbe essere un leader più coraggioso” detto da Max è una minaccia, non un consiglio) ma siccome stupido non è una cosa l’ha capita: non vuole finire tra le zampette di D’Alema.

Ma D’Alema non demorde. “Vorrei che nascesse un nuovo, moderno partito a sinistra. Non c’è dubbio che la forma del partito tradizionale sia in crisi e si debbano trovare nuovi modi di partecipazione”. Cita nuovi, e soprattutto vincentissimi, partiti della sinistra: “ Mélenchon in Francia, Podemos in Spagna, Corbyn in Inghilterra”. Si è dimenticato Bernie Sanders in America, l’uomo di sinistra che, tecnicamente, ha fatto vincere Trump. Invece, il partito di sinistra che proprio va male, che perde e basta, che non ha portato a casa mezzo risultato per l’Italia, è ovviamente il Pd. Niente di personale, eh: “Dicono che siamo nati per far perdere Renzi. Ma no, non c’è bisogno di far nulla: basta lasciarlo lavorare e Renzi ci riesce da sé, come dimostra il referendum. All’opposto, possiamo essere utili se riusciamo a intercettare un elettorato che non vota più e non voterebbe mai Pd”. Niente di personale, no. L’odio eterno, e ovviamente reciproco, tra l’ex rottamatore e il principe dei rottamati non ha limiti né pause. Non è questione caratteriale, seppure per insultare il Fiorentino D’Alema è ormai disposto a rivalutare persino Craxi: “A parte la palese differenza di statura politica, Craxi nonostante la forte carica anticomunista è sempre stato un uomo di sinistra. Renzi alla sinistra è totalmente estraneo. Non c’entra proprio nulla. Ritiene che il Pd debba liberarsi di questo retaggio”.

Però non si può imputare tutto di quel che Max pensa e dice al carattere, per quanto glacialmente freddo e insieme fumantino. No, c’entra anche la politica. Lui pensa sui tempi lunghi, medita che “la sinistra non si è riavuta dalla crisi dell’orizzonte in cui si è costruita in occidente nel corso del secolo che abbiamo alle spalle, l’orizzonte dello stato nazionale, del compromesso sociale, del welfare”. Pensa davvero c’è da fondare una nuova sinistra, capace di “porsi l’obiettivo di esercitare un peso reale nella vita politica italiana. Cosa che si può fare solo traguardando un risultato elettorale a due cifre”. Con qualche scampolo della vecchia sinistra che si moltiplica per scissione. O meglio, sfogliando il Cipolla. Poi, quando arriva al cuore, zac, lui punge.


@mauriziocrippa



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