Welfare & Lavoro

Come tassare l’economia collaborativa

“Un sistema fiscale che sia giusto ed equilibrato senza limitare il potenziale della collaborative economy di creare posti di lavoro e crescita”, lo chiede il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), sottolineando l’importanza di coinvolgere la società civile nei dibattiti su questo tema

di Redazione

Niente sconti ma nemmeno penalizzazioni all’economia digitale e della collaborazione. Lo chiede il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) alla Commissione e agli Stati Membri, invitandoli appunto ad applicare le regole fiscali anche ai soggetti della digital economy e dell’economia collaborativa.

«Il quadro giuridico deve portare ad un sistema di tassazione che sia giusto ed equilibrato per tutte le attività economiche e i modelli di business, senza limitare il potenziale della collaborative economy di creare crescita e posti di lavoro», ha dichiarato Giuseppe Guerini, rapporteur del CESE sul parere relativo alla tassazione dell’economia collaborativa. Se infatti questa nuova economia sta crescendo velocemente, facendosi largo in settori diversi, il regime fiscale attuale non tiene conto dei nuovi modelli di business, né delle nuove attività economiche, un limite che crea una linea d’ombra fiscale e legale e porta spesso all’elusione fiscale e alla perdita di entrate per gli Stati Membri. Per questo, il CESE chiede uno sforzo di cooperazione in più per adattare le norme ad un contesto inedito, che ha bisogno di nuovi regolamenti.

Secondo il CESE solo un approccio davvero Europeo riuscirà a trovare soluzioni per affrontare le sfide dell’economia digitale, visto che, tra l’altro, i suoi protagonisti operano in Paesi diversi. Un’occasione questa, anche per rafforzare il mercato unico.

«Le normative fiscali devono essere coerenti con gli obiettivi della Commissione di tassare i profitti dove questi avvengono. Le società dell’economia collaborativa dovrebbero avere lo stesso regime fiscale delle altre società che sono negli Stati Membri. Le autorità europee devono stabilire canali di cooperazione oltre l’Europa per gettare le basi per una vera economia digitale», dice Krister Andersson, co-rapporteur del parere del CESE, secondo cui una soglia di reddito può aiutare a regolare la tassazione delle entrate.

Inoltre l’organo consultivo chiede all’UE e ai legislatori nazionali di seguire il principio di neutralità per garantire l’accesso al mercato e a condizioni eque sia per le forme di business sia nuove che tradizionali. Anche se le nuove tecnologie facilitano e contribuiscono a far crescere l’economia collaborativa, il CESE pensa che sia importante valutarlo nella sua interezza, senza equipararlo all’economia digitale.

«Quando si tratta di adattare I regolamenti attuali, non dobbiamo dimenticare che l’economia collaborativa coinvolge attori e business model diversi, con diverse attività e metodi di pagamento», ha dichiarato Andersson, riferendosi, ad esempio, al fatto che l’economia collaborativa coinvolge professionisti e non professionisti, oltre a transazioni monetarie e non.

«Da una parte ci sono grandi player come Google che usa i dati raccolti e le pubblicità sulle piattaforme digitali, e le piattaforme di intermediazione come Uber, che uniscono la domanda e l’offerta, creando benefici sia per chi offre i servizi che per la piattaforma stessa. Dall’altra parte, cìè l’attività peer-to-peer, come lo scambio di beni, che solitamente non implica una transazione economica. È importante fare una distinzione chiara tra i business dell’economia collaborativa che fanno uso di valori che esistono già e quelli che creano un valore sociale condiviso, aumentando la partecipazione dei cittadini», ha spiegato Guerini.

La diversità dell’economia collaborative è una sfida non solo per la normativa fiscale, ma anche per il diritto del lavoro e i sistemi di sicurezza sociale. I policy-maker e i legislatori devono garantire la sicurezza dei consumatori, dei lavoratori e di chi eroga i servizi, oltre anche alla protezione della privacy e dei dati personali.

Il CESE raccomanda il coinvolgimento della società civile e degli stakeholder più rilevanti, nei prossimi dibattiti su questi temi.


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