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C’era una volta… un mondo di sì

Francesco è un bambino seguito dalla Lega del Filo d'Oro: la sua vita non è una favola, ma le favole lo aiutano a crescere. Le favole tattili sono una parte del metodo riabilitativo della "Lega": nessuna bacchetta magica, ma tanto impegno per trasformare tutti i "no" della disabilità in "un mondo di sì"

di Redazione

Ci sono bambini che non dormono senza la favola della buona notte, quelli che vogliono solo storie originali, inventate apposta per loro. Ci sono poi bambini che le favole vogliono toccarle con mano: accarezzare il pelo del lupo di Cappuccetto Rosso, annusare la casetta di dolci di Hansel e Gretel… Non sono bambini esigenti, sono solo bambini con una storia speciale, che non vedono, non sentono, non parlano: le favole tattili sono uno dei modi che la Lega del Filo d’Oro usa per farli uscire dall’isolamento. Francesco è uno di loro ed è il protagonista del nuovo spot “C’era una volta… #unmondodisì”, con cui oggi inizia una nuova campagna di comunicazione e raccolta fondi della Lega del Filo d’Oro. Lo spot vuole raccontare il lavoro che viene portato avanti dall’equipe multidisciplinare della Lega del Filo d’Oro, in particolare attraverso le attività riabilitative rivolte ai bambini, che comprendono anche la lettura delle favole tattili.

«La storia di Francesco vuole ricordare a tutti che sostenere la nostra attività quotidiana per la cura, la riabilitazione e l’assistenza dei bambini sordociechi significa mettere fine ai “no” di una diagnosi di disabilità ed aprirsi ad un “mondo di sì”», dichiara Rossano Bartoli Segretario Generale della Lega del Filo d’Oro. «Anche nelle situazioni più gravi, infatti, è possibile impegnarsi per restituire alle persone e ai bambini sordociechi una vita dignitosa grazie ad un percorso riabilitativo personalizzato e al potenziamento delle abilità residue». Non si tratta certo di “un tocco di bacchetta magica” ma di storie fatte di impegno, fatica e di piccole conquiste quotidiane. Le favole tattili utilizzate nei percorsi riabilitativi rappresentano uno dei tanti modi con cui l’Associazione cerca ogni giorno di far uscire i bambini sordociechi e pluriminorati psicosensoriali dall’isolamento nel quale rischierebbero di restare confinati.