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Le Olive all’Ascolana Solidali fanno il bis

Andrà a sostegno della Fondazione per l'infanzia Ronald McDonald la campagna lanciata da McDonald's Italia che ha preso il via l'8 novembre. Obiettivo raccogliere 500mila euro per sostenere le 4 Case Ronald e le 2 family Room che ospitano i bambini con le famiglie in occasione di cure lontano da casa. Con la sua attività la fondazione triplica il valore investito. Ogni euro ne vale 3,15

di Antonietta Nembri

Ha triplicato il valore dell’investimento fatto. Ed è un “per tre” che va a fin di bene. È questo il risultato ottenuto dalla Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia. A stabilirlo uno studio condotto dal centro di ricerca Arco collegato all’Università degli studi di Firenze con l’obiettivo si misurare l’indice Sroi (Social Return on Investment) della Fondazione sui suoi beneficiari e sugli stakeholder dal quale è emerso che nel 2016 per ogni euro investito il ritorno sociale è stato di 3,15 euro.

L’occasione per far conoscere l’impatto sociale dell’attività della Fondazione che con le sue quattro case (una a Firenze, due a Roma e una a Brescia) e le sue due Family room (all’interno degli ospedali di Alessandria Bologna) lo scorso anno ha accolto 1300 famiglie per 22mila pernottamenti è stato il lancio della seconda edizione delle Olive all’Ascolana Solidale di McDonald’s. L’iniziativa era stata lanciata per raccogliere fondi a favore del Comune di Arquata del Tronto, colpito dal sisma del 2016. «L’anno scorso volevamo fare qualcosa per le popolazioni terremotate e in particolare volevamo realizzare un’area sportiva e giochi per i bambini e i ragazzi» racconta Tommaso Valle, head of Communications and Corporate Affairs McDonald’s Italia.

«L’iniziativa ha avuto un successo inaspettato: prevedevamo di raccogliere 250mila euro e invece abbiamo raccolto più del doppio 470mila euro così faremo due aree sportive. Ora rilanciamo l’iniziativa e puntiamo a raggiungere mezzo milione di euro da donare alla Fondazione». Un obiettivo ambizioso che sposta l’asticella un poco più in alto rispetto al risultato dello scorso anno. Dall’8 novembre al 3 gennaio, nei McDonald’s di tutta Italia saranno messe in vendita le confezioni di Olive all’Ascolana Solidai e per ciascuna di esse un euro sarà donato alla Fondazione. «Grazie alla nostra dimensione, siamo presenti in Italia con 565 ristoranti abbiamo la possibilità di raggiungere molte persone e per questo puntiamo a coinvolgere in questa iniziativa benefica», ha concluso Valle. Inoltre, dal 12 al 26 novembre accanto a questa iniziativa si affiancheranno le attività promosse in occasione del McHappy day, la raccolta fondi a favore della Fondazione che è giunta alla sua sedicesima edizione.

A presentare le attività della Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia, il presidente Fabio Calabrese e Laura Panni, House Manager Supervisor. «Siamo attivi dal 1999 in Italia, ma la Fondazione nasce nel 1974 negli Stati Uniti e oggi siamo presenti in 64 Paesi con 360 case e 220 family room. A livello globale abbiamo supportato 6 milioni di bambini», ha ricordato Calabrese che ha sottolineato come le Case siano un supporto per il benessere psico-fisico dei bambini e dell’intera famiglia «il nostro obiettivo è quello di permettere ai bambini di seguire le migliori cure e sostenere le famiglie proprio nell’ottica della pediatria moderna che punta molto sulla famiglia». Inoltre per la Fondazione uno degli obiettivi è quello di riuscire a implementare il numero delle case «Oggi quelle esistenti sono occupate oltre l’80%, sono sempre piene (la media di permanenza delle famiglie e dei bambini è di 56 giorni) e il risparmio che offriamo è valutato in oltre 2 milioni di euro». «Nelle nostre case offriamo dei servizi non solo degli alloggi» ha precisato Panni. «Sono studiate in modo che le famiglie lontano da casa per accompagnare il proprio figlio in cura in un ospedale lontano, possano avere momenti di condivisione e la possibilità di parlare con gli altri genitori».

Se la media di permanenza e di quasi due mesi, non sono mancati casi di soggiorni più lunghi legati alle cure dei bambini, «noi forniamo anche il servizio di “casa protetta”, una necessità per i piccoli ricoverati in oncoematologia che dopo il trapianto deve rimanere in isolamento e grazie alle nostre strutture si possono fare delle “dimissioni protette”: questo non solo aiuta il bambino, ma permette anche agli ospedali di poter accorciare la permanenza in ospedale e far sì che si liberi un posto per un altro bambino che ha bisogno», ha concluso Panni. Nelle quattro case legate agli ospedali Meryer di Firenze, Bambino Gesù di Roma e Spedali riuniti di Brescia e nelle due Family Room operano in tutto 25 dipendenti e 65 volontari.


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