Welfare & Lavoro

Se in Italia il sistema di accoglienza è una lotteria

La denuncia arriva dall’ultimo rapporto di Oxfam, secondo cui il sistema di accoglienza migranti continua ad avere un approccio emergenziale. 8 migranti su 10 sono accolti in “emergenza” in 7 mila strutture di accoglienza straordinaria, che spesso non offrono servizi adeguati per l’inserimento

di Ottavia Spaggiari

Un sistema che non funziona ancora e che è ridotto ad una risposta puramente emergenziale. È questa la denuncia di Oxfam che, nel suo ultimo rapporto La lotteria Italia dell’accoglienza, evidenzia l’arbitrarietà con cui vengono decise le sorti di chi fa richiesta di asilo nel nostro Paese, vittime, secondo la ricerca, di processi di identificazione sommari e di una burocrazia inefficiente che li destina ad un centro piuttosto che ad un altro, senza tenere conto delle storie personali e delle esigenze dei richiedenti asilo, che possono quindi finire in centri in cui sono ammassate migliaia di persone o in strutture dove si viene introdotti in percorsi virtuosi di integrazione ed inserimento al lavoro.

La denuncia di Oxfam arriva a pochi giorni di distanza dal rapporto pubblicato da Anci, Caritas e Migrantes in collaborazione con Unhcr, che aveva registrato un trend positivo nella crescita del Sistema Sprar di accoglienza diffusa dei migranti. Come aveva sottolineato il report delle tre organizzazioni, “i beneficiari degli Sprar sono aumentati di 5mila unità a luglio e altrettanti sono in fase di valutazione”, tanto che “i posti Sprar da 26mila a fine anno potrebbero diventare 35mila”, mentre i comuni italiani che hanno aderito al sistema Sprar sono il 40% del totale (3.231). Anci, Caritas e Migrantes avevano commentato questi nuovi dati in tono positivo, spiegando che l’aumento dei posti nel sistema Sprar rappresentava l’inizio della concretizzazione “della richiesta dell'Anci di tenere insieme una duplice esigenza: superare la logica dell'emergenza, visto che le migrazioni sono un fenomeno globale stabile e strutturale; realizzare gradualmente un sistema di accoglienza regolare ed ordinato, salvaguardando il bisogno delle comunità – manifestato dai sindaci – di garantire controllo e integrazione sostenibile”.

Eppure, secondo Oxfam, l’approccio ‘emergenziale’ dell’accoglienza continua: “136.477migranti, pari al 78% del totale, vivono nei 7.000 CAS (grandi alberghi, ex caserme, appartamenti, luoghi spesso isolati), sparsi in tutta Italia con livelli e qualità di accoglienza fortemente disomogenei; 13.302 nei CARA e 895 posti in centri hotspot. Solo 23.682 persone invece sono affidate agli SPRAR, che fuori da logiche emergenziali, garantiscono – in coordinamento con gli enti locali – un processo di accompagnamento e integrazione con corsi di italiano, inserimento nelle scuole, formazione professionale e orientamento al lavoro”, si legge nel rapporto di Oxfam, secondo cui “Il nostro Paese è tra i paesi UE che riconoscono di meno il diritto alle diverse tipologie di protezione o di permesso per motivi umanitari offerte ai richiedenti asilo”.

Il report di Oxfam denuncia inoltre il rischio, ancora alto, di separazione dei nuclei familiari e la disparità delle risposte di richiesta di asilo, “chi presenta domanda di asilo in Italia e viene trasferito a Caltanissetta, ad esempio, ottiene nel 64% dei casi una decisone positiva, mentre chi finisce a Siracusa solo nel 35%”.

Anche i tempi per le risposte continuano ad essere lunghi: “In media infatti, possono passare 8 mesi tra la formalizzazione della richiesta e la data di audizione presso la Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. Solo nel 12,7% dei casi il colloquio avviene entro 3 mesi”. Un rallentamento che si ripercuote negativamente anche sui percorsi di integrazione, tenendo le persone in un lungo limbo.

Foto: Danilo Balducci


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