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Economia & Impresa sociale 

50 milioni di euro per far crescere gli ITS e preparare i giovani al lavoro

«Questi 50 milioni sono un segno di investimento sul sistema, ora è importante che vengano confermati nel passaggio parlamentare», afferma Alessandro Mele. Sulle nuove lauree professionalizzati, che rischiavano di cannibalizzare i percorsi ITS, si è raggiunta una mediazione: «ma è urgente ora che la ministra Fedeli emani il decreto»

di Sara De Carli

Per gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) arriveranno 50 milioni di euro in più in tre anni, dal 2018 al 2020, con l’obiettivo di incrementare l’offerta formativa e il numero delle studentesse e degli studenti: 5 milioni in più nel 2018, 15 milioni in più nel 2019 e 30 nel 2020.

Oggi queste scuole, nate nel 2011 come prima vera proposta di formazione terziaria non universitaria in Italia, sono ancora poco conosciute e hanno soltanto 9mila studenti, nonostante gli ottimi risultati. Con un investimento maggiore sul sistema, molti più ragazzi potranno accedere a questa opportunità. Gli ITS infatti stanno rispondendo nei fatti ad almeno tre emergenze attuali: la disoccupazione giovanile, la carenza di tecnici specializzati e la preparazione alla 4° rivoluzione industriale. È un fatto che a 12 mesi dal diploma gli risultino occupati l’81,1% dei diplomati ITS e il 4,6% sia iscritto all’università. È un fatto che queste scuole si siano dimostrate capaci di rispondere all’annoso problema del mismatching fra domanda e offerta: gli ITS hanno una governance partecipata di cui fanno parte le imprese, il 65% dei docenti proviene dal mondo del lavoro, c’è una reale co-progettazione dei percorsi. È un fatto che tutti i 93 ITS d’Italia abbiano aderito negli anni scorsi a una sperimentazione dedicata alla formazione tecnica 4.0, finanziata con 800mila euro.

Alessandro Mele è il coordinatore della Cabina di Regia ITS: «Gli ITS sono il primo modello formativo di successo in Italia fortemente integrato con le imprese. Siamo partiti cinque anni fa con 13 milioni di euro per 50 fondazioni ITS, oggi le fondazioni sono diventate 93 e il fondo era sempre a 13 milioni, per questo era ormai urgente un piano pluriennale di crescita, non per aumentare le fondazioni ma per aumentare i corsi e gli allievi». L’obiettivo degli ITS era quello di raddoppiare il numero di studenti nei prossimi tre anni: «oggi riusciamo a formare 9mila studenti con 63 milioni di euro all’anno, 13 del fondo nazionale e 50 di risorse regionali, per raddoppiare gli studenti bisognerebbe raddoppiare questi 63 milioni. Intanto abbiamo fatto un primo passo, come Cabina di regia raccogliamo i frutti del lavoro impegnativo e concreto di questi anni. Questi 50 milioni sono un segno di investimento sul sistema, ora è importante che vengano confermati nel passaggio parlamentare», spiega Mele. Giuseppe Cioffi, Presidente ITS Umbria, spiega che «la forza degli ITS, visti dalle imprese, sono la flessibilità, l’adattabilità e l’efficienza. È la capacità di sviluppare skills sulle tecnologie abilitanti d’avanguardia. Noi abbiamo fatto una ricerca, implementando tecnologie abilitanti nella formazione dei ragazzi: se la guardiamo dall’aspetto della produttività, con soli 10mila euro abbiamo formato e occupato 52 ragazzi».

Un secondo punto d’arrivo è una maggiore armonizzazione dell'offerta formativa tra ITS e lauree professionalizzanti, per creare un sistema di formazione professionale che abbia due ambiti distinti ma dialoganti tra loro. La Cabina di Regia per il coordinamento del sistema di Istruzione Tecnica Superiore e delle lauree professionalizzanti ha messo a punto un documento che perimetra i corsi di laurea professionalizzanti alle professioni ordinistiche, in arrivo quindi ci saranno con settembre 2008 percorsi di studio definiti a livello nazionale che consentano la qualificazione e abilitazione professionale, creando partenariati con i collegi e gli ordini professionali. Gli ITS dovranno, invece, costruire percorsi formativi co-progettati con le imprese, rispondendo al fabbisogno del mercato del lavoro e ai territori di riferimento, e percorsi di tre anni progettati e realizzati con le Università. L’accresciuta collaborazione tra ITS e lauree professionalizzanti si tradurrà anche nella possibilità per gli Atenei di organizzare percorsi formativi avvalendosi delle risorse umane, dei laboratori e delle altre dotazioni degli ITS. Mentre per le studentesse e gli studenti degli ITS che sceglieranno di iscriversi a corsi di laurea professionalizzante, per acquisire un livello di competenze superiore o una specializzazione, sarà possibile ottenere Crediti Formativi Universitari (CFU). «È un punto di arrivo, una mediazione», commenta Mele. «Certo è urgente ora che la ministra Fedeli emani tempestivamente il decreto relativo, perché se questo decreto non arriva, vive quello firmato dalla ex ministra Giannini. I corsi devono partire a settembre 2018, quindi le Università hanno urgenza di certezze».


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