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Sensori antincendio made in alternanza per i rifugi trentini

I ragazzi di sette scuole del Trentino hanno collaborato insieme ai ricercatori della Fondazione Bruno Kessler per realizzare un rilevatore di gas. Ogni classe ha fatto un pezzo del lavoro di squadra. Il CNR ora è interessato a riprendere il modello su scala nazionale

di Sara De Carli

Un sensore di gas per il monitoraggio e la rilevazione di gas pericolosi in ambito domestico. Che sia anche un oggetto di arredamento, di design. A Trento l’anno scorso 250 studenti di sette istituti superiori hanno lavorato insieme per progettarlo, guidati dai ricercatori della Fondazione Bruno Kessler. Il progetto si chiama DomoSens, FBK ha realizzato un microdispositivo al silicio, l’unica parte non prodotta dalle scuole: alcune classi hanno seguito gli aspetti tecnici, altre hanno curato il design, altre il packaging, il manuale di istruzioni in italiano e in inglese, il business plan… nel futuro prossimo potrebbe esserci una startup. Quest’anno si replica con SenSAT, che punta a realizzare un sensore per monitorare la qualità dell’aria nei rifugi. «Per noi era difficile gestire le tante richieste delle scuole sull’Alternanza, questo modello ci consente di lavorare con molti studenti lasciandoli nell’unica infrastruttura in grado di gestirli in sicurezza, la scuola» spiega Pierluigi Bellutti, responsabile scientifico del progetto. Il CNR ora è interessato a riprendere il modello su scala nazionale, «il vantaggio è che si tocca con mano quel gioco di squadra che oggi sul lavoro è fondamentale».

Per Belluti la competenza fondamentale del mondo del lavoro oggi è proprio il lavorare in team, il confronto: è su questo che la scuola è più indietro. Il fatto che ogni classe abbia realizzato un pezzetto del progetto, valorizzando la specificità del proprio indirizzo di studio, non significa non avere la visione di insieme: come in un’azienda vera. «L’Alternanza si è dimostrata uno strumento per capire cos’è nel lavoro il gioco di squadra, si è sprigionata un’energia fantastica». Ogni scuola era come un reparto a cui sono stati affidati singoli obiettivi, che potevano essere anche frutto di un lavoro fra scuole diverse. Ogni scuola aveva due rappresentanti nel gruppo di contatto e due nella redazione che curava il sito domosens.it e la pagina facebook. «Il risultato finale è interessante, non abbiamo coinvolto aziende proprio perché ha un valore di mercato, potrebbe nascere anche una startup, magari una cooperativa», riflette Belluti.

Quest’anno si replica con il progetto di Alternanza Scuola-Lavoro SenSAT: 280 studenti per un anno collaboreranno con i ricercatori FBK per creare un’applicazione per monitorare la qualità dell’aria nei rifugi SAT. Lo schema è lo stesso, ma il progetto da realizzare è ancora più ambizioso: in 4 o 5 rifugi della verranno posizionati sensori che consentono di monitorare a distanza parametri ambientali legati alla qualità dell’aria nel rifugio (in cui spesso ci sono stufe a legna o focolari), in modo da contribuire all’ospitalità offerta ed essere uno strumento aggiuntivo di sicurezza della struttura, consentendo un rilevamento di possibili eventi d’incendio nelle loro fasi iniziali. Il progetto prevede la realizzazione di “control room” che gestiranno tutte le informazioni raccolte dai sensori e attueranno le procedure di allerta necessarie, coinvolgendo anche le autorità competenti. In futuro i sensori potranno aumentare, nell’ottica di un Internet Of Thing applicato non a una città ma a un territorio montano: da smart city a smart territory. «Sarà fondamentale realizzare meccanismi per trasferire i dati raccolti dai sensori su piattaforma cloud, per renderli facilmente accessibili e, in particolare, per poterli supervisionare attraverso una, o forse più stazioni di controllo centralizzate. Nel progetto è prevista un’analisi dei costi per definire un prezziario relativo all’incremento del numero dei sensori installati e la relativa manutenzione nel tempo, in modo che l’esercizio didattico comprenda anche queste possibilità. A tal proposito si intende, con il supporto della Federazione Trentina delle Cooperative, formare un gruppo di partecipanti nella costituzione di una cooperativa scolastica che dovrà, negli anni a venire, gestire la rete territoriale dei sensori installati», sottolinea Bellutti.


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