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La povertà sanitaria cresce, soprattutto tra gli under 18

Presentato il rapporto 2017 di Banco Farmaceutico "Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci". Il bisogno cresce del 9,7%, sono 580mila le persone che non possono acquistare medicinali (+27,4% in 5 anni). In difficoltà anche gli italiani non poveri: il 10% non può permettersi il ticket per visite mediche ed esami del sangue

di Antonietta Nembri

Sempre più persone fanno fatica a comprarsi anche solo un’aspirina, basti pensare che gli indigenti per curarsi hanno avuto a disposizione solo 29 centesimi al giorno, pari a 106 euro l’anno (14 euro in meno rispetto all’anno precedente). A certificare che la povertà sanitaria nel nostro Paese registra un nuovo aumento è il “Rapporto 2017 – Donare per curare: Povertà sanitaria e Donazione Farmaci”, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch e realizzato dall’Osservatorio Donazione Farmaci (organo di ricerca di Banco Farmaceutico) che è stato presentato questa mattina a Roma nella sede dell’Aifa.

A testimoniare l’aumento delle necessità è la richiesta di medicinali da parte di 1.722 enti assistenziali che segna un + 9,7% (contro l’8,3% del 2016 e l’1,3% del 2015). Nel quinquennio 2013-2017 la richiesta è cresciuta del 27,4%, per il costante aumento di poveri assistiti.
«Questo rapporto testimonia come la situazione continui a peggiorare anche se un po’ meno: l’incremento rispetto all’anno scorso è leggermente più basso di quello che avevamo registrato nel 2016 rispetto all’anno prima», osserva Luca Pesenti dell’Osservatorio Donazione Farmaci del Banco Farmaceutico e docente dell'Università Cattolica.

Tornando ai dati forniti emerge ancora che gli enti aiutati hanno fornito farmaci a oltre 580mila utenti. Tanti, ma che sono il 12% dei poveri assoluti italiani. La percentuale riferita solo al nord sale al 21%. I dati, come sottolineato da Pesenti, infatti, mostrano che dopo la grande crescita degli ultimi anni (+37,4% solo lo scorso anno), nel 2017 si assiste a un processo di stabilizzazione degli utenti, che in ogni caso sono cresciuti ancora di circa il 4% rispetto al 2016.

Oltre all’aumento degli stranieri (+6,3%) tra i poveri assistiti si rileva l’incremento dei minorenni (+3,2%), gli under 18 del resto rappresentano il 21,6% degli utenti con una crescita maggiore che si evidenzia soprattutto tra i minorenni italiani (+4,5% in un anno, mentre i minori stranieri crescono solo dell’1,5%).

«Un dato crudo: da qualunque parte lo si giri evidenzia come tra i grandi penalizzati dal nostro sistema vi siano le famiglie con figli minorenni» continua Pesenti. Tornando ai numeri si registra una riduzione tra gli assistiti degli anziani (-5,2% rispetto all’anno precedente) che sono per lo più italiani. Gli adulti, segnala ancora il Rapporto, rappresentano la componente maggiore: sono il 65,2% del totale (59% tra gli italiani; 68,9% tra gli stranieri).

Inoltre, un’indagine commissionata da Banco Farmaceutico a Doxa Pharma e condotta su un campione rappresentativo di utenti ha rilevato che un individuo su tre è stato costretto a rinunciare almeno una volta ad acquistare farmaci o ad accedere a visite, terapie o esami. Il 16% ha cumulato tutte le tipologie di rinuncia, ha in pratica rinunciato a farmaci, visiti, terapie ed esami.
Il 23% degli intervistati ha rinunciato almeno qualche volta ad acquistare farmaci. Rinuncia soprattutto chi ha un titolo di studio basso (40,85%), chi ha più figli (42,1%) e chi vive al Sud (50,6%). Chi ha rinunciato a farmaci in 4 casi su 10 ha dovuto ridurre in modo molto consistente anche visite, terapie ed esami.
Anche nel perimetro degli utenti coperti dal Servizio Sanitario Nazionale ci sono problemi: più del 10% degli intervistati ha rinunciato a visite ospedaliere o a esami del sangue, non potendosi permettere il ticket.

Sono oltre 13 milioni gli italiani che nel 2015 (un milione in più rispetto al 2014) hanno limitato il numero di visite mediche o gli esami di accertamento per motivazioni di tipo economico. Sono in questa condizione 20 famiglie non povere e 42 povere su 100. Secondo l’Osservatorio sui Medicinali (OsMed) di Aifa inoltre – le spese farmaceutiche totalmente a carico delle famiglie sono ammontate, nel 2016, a 8 miliardi 165 milioni di euro, cioè il 37,1% della spesa totale (22 miliardi 58 milioni di euro). Significa che il Ssn, nonostante assolva in buona parte alla sua funzione universalistica, copre solamente il 62,9% di tale spesa.

«Servirebbe un Servizio sanitario solidale, ci sono già molte opere di carità, che dovrebbe essere pensato come un pezzo di un disegno più grande, non qualcosa di residuale o da marginalizzare» osserva Pesenti che guarda con favore all’imminente avvio del Rei (Reddito di inclusione) e che spera in una piena operatività della legge Gadda sul fronte della donazione dei farmaci «occorre un colpo d’ala e che si arrivi ad avere i decreti attuativi che ancora mancano (di competenza del ministero della Salute – ndr)», ma soprattutto per Pesenti serve un «meccanismo di ridistribuzione che deve assumere le famiglie con figli come target. Serve insomma una politica familiare».

Il dato dei 29 centesimi al giorno che nel 2015 hanno potuto spendere le persone indigenti emerge da un’elaborazione di Banco Farmaceutico sui dati Istat, dalla quale risulta invece che il resto della popolazione ha potuto spendere 695 euro (+13 euro). In pratica chi è povero lo è sempre mentre la forbice delle differenze si allarga. Contestualmente, le famiglie povere hanno potuto spendere solo il 2,4% del proprio budget in salute (22,18 euro su 905.84 euro mensili), contro il 4,5% (111,92 euro su 2.498,58 euro mensili) delle famiglie non povere.

«In una fase storica tanto complicata, caratterizzata dal persistere degli effetti della crisi, il Terzo settore e il mondo della solidarietà hanno bisogno di strumenti e competenze sempre più affinati per poter assolvere alla propria vocazione. L’Osservatorio Donazione Farmaci, organo di ricerca di Banco Farmaceutico, nasce per fornire un contributo di conoscenza a chi si occupa degli ultimi, ovvero gli enti assistenziali» afferma il presidente della Fondazione Banco Farmaceutico, Sergio Daniotti. «Il nostro contributo è a disposizione delle istituzioni e costituisce per esse un elemento di sostegno – in termini di dati, analisi e previsioni – all’elaborazione delle politiche socio-sanitarie e degli strumenti necessari per soccorrere la popolazione più fragile»


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