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Archè: «È nostro compito anche fare cultura»

Nel calendario 2018 ci sono immagini di muri e mare affiancate alle frasi di 12 intellettuali europei. La onlus è convinta che cultura, società e non profit non possano essere slegate una dall’altra: «Lavorare con e per la cultura è il primo strumento anche del mondo sociale», dice Paolo Dell’Oca, responsabile comunicazione di Arché

di Anna Spena

Il 2018 sarà l'anno del Patrimonio culturale. E Fondazione Archè, che da sempre si prende cura delle mamme e dei loro bambini, sente che lavorare con e per la cultura è il primo strumento anche del mondo sociale, del terzo settore, del non profit.

Sono insomma un modo per accrescersi a vicenda. Per questo motivo ha realizzato un calendario “Un anno gocciolante di stelle", stampato interamente da Canon, dove ha scelto 12 frasi, 6 di uomini e 6 di donne, di esponenti europei della cultura. Idee, espressioni, pensieri che parlassero da un lato dei valori di Archè, dall’altro della società che ci appartiene.

Solo dopo ha fatto una chiamata pubblica ai suoi soci, sostenitori, amici. Ha chiesto “mandateci delle fotografie, regalatecele”. Ne sono arrivate così tante che basterebbero a riempire calendari per decenni. Vita.it intervista Paolo Dell’Oca, responsabile della comunicazione della Fondazione che ha preso parte alla realizzazione del progetto.

Perché la scelta di un calendario con a tema la cultura?
Come fondazione partiamo da un presupposto: crediamo comunque che gli enti del terzo settore siano chiamati a fare cultura della cittadinanza solidale e della partecipazione. Questo si deve declinare in diversi modi e piani, dall’affrontare i temi che sono prettamente nostri fino ad entrare in ambiti in cui pensiamo di avere qualcosa da dire. Noi utilizziamo il calendario per uscire dal nostro ambito specifico che è il prendersi cura di mamme e bambini in situazioni di disagio. Ogni anno proponiamo un tema in cui decliniamo una forma artistica. Lo scorso anno i calendari avevano avuto come tema il pensiero di don Milani; due anni prima ancora la Costituzione; nel 2015 invece era sull’expo: “nutrire i bambini energia per la famiglia”.

2018
è l’anno europeo del patrimonio culturale così ci siamo detti “scegliamo 12 intellettuali, sei uomini e sei donne e di loro prendiamo una frase che ha a che fare con la cultura e con la nostra mission”.

Mi hanno insegnato a credere che, se una persona sta affogando, deve essere salvata, qualunque sia la sua religione o nazionalità

(I. Sendlerova)

E le immagini?
Abbiamo deciso di coinvolgere dei nostri amici. Noi abbiamo inoltrato l’appello e ci sono arrivare un bel po’ di foto. È stato interessante vedere che le foto che sono arrivate sono state scattate in tutto il mondo. Ma forse questo è naturale, una persona fa fotografie quando è colpita dalla novità, è più difficile riconoscere la bellezza che ci sta intorno. Nelle immagini c’erano anche tanti ritratti e diversi bambini. Ne abbiamo scelte 13, dodici mesi più la copertina del calendario con la frase di Albert Camus “A volte, di notte, dormivo con gli occhi aperti sotto un cielo gocciolante di stelle. Vivevo, allora”.

Che legame c’è con l’attualità?
Guardando le immagini mi rendo conto che sono due gli elementi ricorrenti: il mare e i muri. Il mare: è nel cuore degli italiani ma è anche il protagonista di tante cronache. Molti sono morti cercando di attraversarlo. Il Mediterraneo è un luogo, e credo che il tema dei migranti tocchi sempre le corde della nostra sensibilità. Tante donne che sono con noi in Casa Archè l’hanno attraversato per mettere in salvo i loro bambini e costruire una vita migliore. Ma nel nostro calendario ci sono anche i muri. Muri che con l’elezione di Trump si sono estesi. E muri da cui neanche l’Europa è rimasta immune. Invece mi piacerebbe chiudere con la frase del mese di luglio 2018, che dovrebbe valere sempre, che è universale: “Mi hanno insegnato a credere che, se una persona sta affogando, deve essere salvata, qualunque sia la sua religione o nazionalità”.

Foto di Nikolas Bass Kallmorgen


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