Politica & Istituzioni

Rossini: «REI, può funzionare solo con il supporto del Terzo Settore»

Tra 4 giorni al via il REI, la prima misura nazionale di contrasto alla povertà. Prevede un aiuto economico ed un accompagnamento delle famiglie verso l’autonomia. «Circa 2,5 milioni la platea degli italiani che potrebbero essere coinvolti», spiega Poletti. «È una rivoluzione nell’ambito della lotta alla povertà», dice Roberto Rossini, portavoce di Alleanza contro la povertà, «Ma affinché funzioni è necessario costruire un’infrastruttura di welfare territoriale»

di Anna Spena

Con la pubblicazione del decreto legislativo n.147 del 15 settembre 2017, l’Italia ha per la prima volta nella sua storia una legge sulla povertà. Il Reddito di Inclusione (REI), è una misura unica nazionale di contrasto alla povertà, e potrà essere richiesto a partire dal prossimo 1° dicembre e sostituirà il Sia (sostegno per l’inclusione attiva) e l’Asdi (Assegno di disoccupazione).

L’obiettivo è quello di far diventare la misura non solo un reddito ma un percorso finalizzato all’inclusione sociale e lavorativa. Il ReI si compone infatti di due parti: la prima che fa riferimento al sostegno economico erogato attraverso l’attivazione di una carta di pagamento elettronica (Carta REI), utilizzabile per l’acquisto di beni di prima necessità ed il prelievo di contante (entro un limite mensile di 240 euro); ed un secondo punto che riguarda un intervento di attivazione sociale e lavorativa che si concretizza con l’adesione dell’intero nucleo familiare ad un progetto personalizzato di presa in carico predisposto insieme ai servizi sociali del Comune di residenza, in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari, le scuole, i soggetti privati attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà, con particolare riguardo agli enti non profit.

Il budget complessivo (settennale) è pari a 1,2 miliardi di euro. «I beneficiari stimati ad oggi sono circa 500mila nuclei familiari, 1,8 milioni di persone, che saliranno di altre 200mila unità raggiungendo quindi una platea di circa 2,5 milioni di persone, quando la misura assumerà il carattere di universalità», ha dichiarato Giuliano Poletti, ministro del lavoro e delle politiche sociali. «Questi sono dati potenziali, è una stima delle persone che hanno le caratteristiche per chiedere di accedere al REI; in quanti lo chiederanno non lo sappiamo ancora».

Per questo motivo all’interno dell’iniziativa è stato previsto un piano di comunicazione che prevede una campagna di tipo integrato con la diffusione di uno spot tv di 30”, uno spot radiofonico di 30”, affissione statica e dinamica; stampa e web.

«Quella del REI è una misura rivoluzionaria», dice Roberto Rossini, portavoce Alleanza contro la povertà. «Lo è per parecchi motivi, ed è anche una misura moderna e contemporanea. Prima di tutto perché è strutturale e quindi è duratura. Questo è un fatto che nell’ambito della lotta alla povertà non è così scontato»

«La seconda ragione», prosegue Rossini, «è che questa misura, non ha solo a che fare, o meglio non si limita solo a curare le conseguenze della povertà ma si occupa anche delle cause che la provocano».

I fondi per combattere la povertà non sono mai abbastanza «la dotazione economica è una buona», spiega Rossini, «ma non è ancora sufficiente a portare fuori dalla soglia di povertà alcune fasce sociali. Quindi c’è un problema di dotazione economica piuttosto significativo che deve comunque essere preso in considerazione».

Ma affinché il REL si dimostri uno strumento efficace «è necessaria», prosegue Rossini, «la costruzione di un’infrastruttura di welfare personalizzato e territoriale. Essere poveri ad Agrigento non è la stessa cosa di essere poveri a Trento. Ciò vuol dire che ci sono prassi, ragioni e motivi che sono diverse e che variano e quindi richiedono effettivamente delle strutture di welfare differenti».

La grande novità del REL quindi sta proprio nel costruire un’infrastruttura del welfare che sia adeguata alla territorialità: «ma questo», conclude Rossini, «può avvenire solo tramite il coinvolgimento del terzo settore, degli assistenti sociali e di coloro che effettivamente conoscono, lavorano e vivono i territori. Dalla filiera dell’istruzione a quella sanitaria fino al welfare del cittadino. Tutto deve trovare un punto di sintesi nel progetto personalizzato. IE in quest’ottica il ruolo dell’assistente sociale è decisivo perché chiaramente fa sintesi e coordina».


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