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Il commercio, un cantiere di socialità

Si è concluso a Milano il Grande Viaggio iniziato da Conad sui territori, al fianco delle migliaia di dettaglianti-soci. Un percorso per investire nella relazione con i territori e per fare di un punto vendita l’anello di una nuova costruzione comunitaria

di Giuseppe Frangi

Il Grande Viaggio Insieme Conad, è stato una sorta di “gran tour” tra le piazze del Bel Paese, è partito nel 2015 e ha chiuso l’edizione 2017 lo scorso settembre. Nell’ultimo anno si è arricchito di un momento di approfondimento e analisi, una serie di incontri/dibattiti durante i quali il gruppo della distribuzione si è confrontato con 140 attori locali tra sindaci, imprenditori, professionisti, rappresentanti delle associazioni, del volontariato, coinvolgendo oltre 10 mila persone.

Il tour ha chiuso questa fase facendo tappa a Milano, dove Conad ha voluto accanto a sé gli attori più significativi di questo percorso, con l’obiettivo di riascoltare le voci di chi sta costruendo il presente e il futuro nei propri luoghi di appartenenza.

Sul palco della suggestiva location della Fabbrica del Vapore sono saliti i protagonisti di un’Italia “post crisi”. Un’Italia che tanti imprenditori, associazioni e rappresentanti del terzo settore stanno costruendo pezzo dopo pezzo, lavorando per la rinascita dei territori in un’ottica di sostenibilità e di coesione sociale, fornendo un importante contributo alla crescita e al benessere delle comunità di riferimento. Uomini e donne come il presidente della Sartoria Eugubina Rudy Severini, che ha affiancato e sostenuto una trentina di lavoratrici nella fondazione dell’azienda manifatturiera dopo la chiusura della fabbrica in cui lavoravano; o Giancarlo Carena, presidente della cooperativa sociale agricola Monte San Pantaleone, che a Trieste lavora all'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. O, ancora, Luciana Delle Donne fondatrice della cooperativa leccese Officina Creativa, che impiega le detenute nella realizzazione di manufatti utilizzando materiali di recupero, o Francesco Guglielmi, il “sindaco imprenditore” di Perinaldo, piccolo comune dell’entroterra ligure, che ha individuato nella valorizzazione del borgo e delle produzioni distintive locali una via per la ricostruzione dell’economia locale e della comunità.

«I valori dello stare e del costruire insieme sono principi fondanti ed elemento di continuità della storia di Conad, una storia fatta di migliaia di dettaglianti che sono parte integrante delle comunità, ne condividono i problemi e le prospettive come cittadini prima ancora che come imprenditori», ha spiegato l’amministrare delegato del gruppo Francesco Pugliese. «A chiusura del grande viaggio che ha portato Conad tra le persone, vogliamo promuovere nuove occasioni di crescita, confronto e socialità sostenendo i progetti finalizzati a condividere i valori della comunità e contribuire alla soddisfazione dei bisogni delle persone che la compongono, ad assumere in maniera più completa la nostra parte di responsabilità nella rinascita del Paese».

È il modello di sviluppo a cui sin dalla sua nascita si ispira Conad, consorzio di cooperative di dettaglianti che conserva intatto nel suo Dna i principi del mutualismo e della partecipazione. Per questa ragione ha voluto racchiudere queste testimonianze in un unico racconto, che diventa occasione per ridiscutere il ruolo del mondo produttivo nella società, con tutte le responsabilità che questo ruolo comporta, con la volontà di fare un altro passo avanti verso la responsabilità sociale.

Conad ha destinato nel 2016 più di 28 milioni di euro ad attività di responsabilità sociale, promuovendo uno sviluppo più equilibrato dei territori, ponendo una particolare attenzione alle fasce bisognose di popolazione e valorizzando le migliori esperienze locali. «Durante il viaggio intrapreso con Conad abbiamo ritrovato nelle città italiane le comunità operose, in cui i soggetti economici riconoscono nel legame sociale e in quello con il territorio un elemento di competitività», ha spiegato il direttore del consorzio Aaster Aldo Bonomi. «Accanto a queste abbiamo riscontrato la presenza attiva di una comunità di cura, un patrimonio di soggetti organizzati che pongono la “relazione con la persona” al centro della propria attività, con particolare attenzione ai soggetti in condizioni di fragilità o vulnerabilità. Queste comunità ci danno il senso dell’Italia di oggi, proiettata verso un domani più inclusivo ed empatico, un domani in cui la persona torna a essere protagonista».


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