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La Sardegna aggredita dall’azzardo di Stato

Sono 2,1 i miliardi di euro bruciati in un solo anno in Sardegna nell'azzardo di Stato. È il dato, drammatico, che emerge dai dati in possesso dell'amministrazione dei Monopoli di Stato. Il tutto mentre a Cagliari vengono sequestrati bene a imprenditori del settore, accusati di riciclare proventi illeciti attraverso la "lavanderia" dell'azzardo legale

di Roberto Murru

Sono 2,1 i miliardi di euro bruciati in un solo anno in Sardegna nell'azzardo di Stato. È il dato, drammatico, che emerge dai dati in possesso dell'amministrazione dei Monopoli di Stato. "Risorse", quelle dell'azzardo legale, che alimentano un settore dannoso, assolutamente improduttivo, e vanno a tutto svantaggio dell’economia reale, danneggiando il commercio e l’indotto di piccole imprese virtuose. Questa forma di predazione finanziaria (non a caso chiamata predatory gambling), tra le altre cose gode di una tassazione privilegiata rispetto all'Iva che le aziende "normali" devono pagare.

Torniamo ai dati: in Sardegna si registra una spesa pro capite per famiglia pari a 2968 euro a famiglia l’anno: 247 euro mensili. Nello stesso periodo, secondo l’Istat, la spesa mensile pro capite delle famiglie sarde era pari a 2.128 euro mensili. Ogni mese le famiglie sarde spendono in alimentari (incluse bevande alcoliche) 425 euro, e 247 in azzardo in tutta ka Regione. Cifre da allarme rosso che emergono guardando, in particolare, i numeri delle province di Cagliari e Sassari.

«L’azzardo è un problema di tutti, non solo di chi tenta la sorte – sottolineano le parlamentari del MoVimento 5 Stelle, Manuela Serra e Manuela Corda insieme ai consiglieri comunali M5S della Sardegna – Pensate solo cosa sarebbe potuta essere la Sardegna se anche solo una parte di quei 2,1 miliardi di euro fosse utilizzata per rilanciare l’economia reale, in consumi nel piccolo commercio e l’indotto invece di finire in slot, vlt e online, disperdendosi in un circolo vizioso da cui quelle risorse non tornano più indietro»

Non ingannino le cosiddette “vincite” – avvertono Serra e Corda – poiché «gran parte di quanto “vinto” rientra come un cane che si morde la coda sempre nello stesso circolo. Chi “vince” in gran parte rigetta subito in azzardo le somme illudendosi di poter “sbancare”. A questo vanno poi aggiunti i costi socio-sanitari, la mancata Iva sui consumi per beni di consumo (chi azzarda non spende per altri beni)».

Dai dati dei Monopoli usciti disaggregati sui Comuni emerge poi che gli incassi all’erario sono solo poco più del 10% del giocato. Insomma, chi guadagna da questa colossale "bisca" legalizzata? Le solite multinazionali. E a pagare il salatissimo conto? Come al solito: famiglie, istituzioni, cittadini.

Il tutto, mentre proprio a Cagliari nove società a responsabilità limitata e una società per azioni, i saldi di 25 conti correnti, due depositi titoli, due polizze vita e una cassetta di sicurezza, una sala Bingo, due sale Vlt, due bar tabacchi con annessa agenzia scommesse, numerose auto e immobili.

I due, secondo quanto accertato dagli investigatori, erano specializzati nei reati di bancarotta fraudolenta e frode bancaria e dopo aver accumulato ingenti profitti illeciti li avrebbero investiti in attività lecite mediante la lavanderia dell'azzardo di Stato, in particolare l'apertura di un sala bingo intestata a prestanome, commettendo auto riciclaggio, trasferimenti fraudolenti e fittizie intestazioni di beni.


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