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Kounellis, un violino con filo spinato

L'artista di origine greca, protagonista dell'arte povera, ricordato da un progetto sostenuto da Fondazione Cariplo e realizzato dall’associazione Zerynthia e dalla Fondazione Casa dello Spirito

di Giuseppe Frangi

Un mattino dell’agosto 2016 i detenuti che lavorano al laboratorio di liuteria del carcere di Opera, alle porte di Milano, ricevettero una visita speciale: quella di Jannis Kounellis, grande artista di origine greca, protagonista del movimento dell’Arte Povera.

Kounellis era entrato in carcere su invito di Arnoldo Mosca Mondadori, senza altro scopo che incontrare un gruppo di detenuti. Ma la visita al laboratorio scombinò i piani. Lui stesso, raccontò, che da bambino era stato violinista. Così l’idea che in quella reclusione si creassero strumenti veicoli di libertà fece scattare subito un impulso creativo in Kounellis.

Chiese di poter avere uno di quei violini. Qualche mese dopo fece recapitare in carcere il suo lavoro: il violino era stato completato sostituendo le corde con del filo spinato ed era stato chiuso dentro una cassa di ferro, dura e claustrofobica come una cella carceraria.

L’opera era un dono pensato per Erjugen e Nicola, i due detenuti incontrati nel laboratorio di liuteria, ma nell’idea dell’artista avrebbe dovuto girare per tutte le carceri che l’avessero accolta.

Kounellis pochi mesi dopo sarebbe morto, ma quella sua volontà è stata rispettata ed è diventato un progetto sostenuto da Fondazione Cariplo e realizzato dall’associazione Zerynthia e dalla Fondazione Casa dello Spirito.

Un progetto che ha avuto anche un’espansione: quel giorno di agosto Kounellis infatti era entrato in carcere insieme ad un amico musicista, Carlo Crivelli.


Jannis Kounellis insieme a Carlo Crivelli in una foto di Riccardo Gaglio

In omaggio all’artista, Crivelli ha composto un pezzo per quattro violini e orchestra intitolato “Il violino di Kounellis”. L’arte civile è fortunatamente contagiosa.


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