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Mai più soli, la campagna che promuove l’accoglienza

Ogni anno, centinaia di ragazzi, arrivati in Italia come minori soli, compiono 18 anni e sono costretti ad abbandonare i centri per minorenni. Rischiano di essere nuovamente sradicati o di non avere un posto dove andare. L’accoglienza in famiglia può essere una risposta ai loro bisogni: è una nuova modalità di cittadinanza attiva, che permette di aiutare questi ragazzi vulnerabili nel cammino verso l’autonomia e l’età adulta

di Redazione

Un ragazzo, una famiglia. È questo il principio a cui si ispira il progetto Mai più soli promosso da Refugees Welcome Italia e Cidis Onlus, assieme ad Asgi, Cooperativa Nuovo Villaggio, Comune di Corigliano calabro e Comune di Mugnano, con l’obiettivo di sperimentare nuove modalità di accoglienza per i ragazzi giunti in Italia come minori soli. Per i neo-maggiorenni, il progetto, uno dei primi in Italia ad occuparsi di questo particolare target, prevede la possibilità di essere ospitati in famiglia: a tal fine il 20 dicembre partirà ufficialmente la campagna di sensibilizzazione per incoraggiare i cittadini italiani ad aprire le porte della propria casa.Ogni anno, centinaia di ragazzi, arrivati in Italia come minori soli, compiono 18 anni e sono costretti ad abbandonare i centri per minorenni. Rischiano di essere nuovamente sradicati o di non avere un posto dove andare. L’accoglienza in famiglia può essere una risposta ai loro bisogni: è una nuova modalità di cittadinanza attiva, che permette di aiutare questi ragazzi vulnerabili nel cammino verso l’autonomia e l’età adulta.

Il contesto
Sono migliaia i minorenni soli giunti in Italia: 14.579 quelli sbarcati sulle nostre coste da gennaio 2017 al 25 ottobre scorso, 18 mila quelli censiti dal sistema di accoglienza italiano. Sono ragazzi, la maggior parte di età compresa fra i 14 e i 17 anni, con alle spalle storie drammatiche, segnate dal distacco dai propri famigliari e dal pericoloso viaggio intrapreso per arrivare in Europa. Una fragilità che rischia di crescere col tempo, in particolare al compimento della maggiore età: diventare maggiorenni è spesso un salto nel buio e l’inizio di una fase di nuova incertezza che rischia di vanificare i passi in avanti nel difficile percorso verso l’inclusione nel paese che li ospita. A 18 anni, i ragazzi arrivati in Italia soli, sono costretti a lasciare i centri per minori che li hanno accolti per essere trasferiti, se nel frattempo hanno inoltrato domanda di asilo, in centri per adulti spesso poco idonei alle esigenze di un adolescente e geograficamente lontani dal posto in cui hanno vissuto sino a quel momento. Il rischio, in questo caso, è di essere nuovamente sradicati e perdere gli affetti e le abitudini faticosamente costruiti: gli amici, la scuola, gli operatori. Nella peggiore delle circostanze, invece, per questi ragazzi non c’è alcuna alternativa ad attenderli all’uscita dai centri per minori: si ritrovano soli, senza un posto dove andare, diventando facile preda del circuito dello sfruttamento.

Il progetto
Mai più soli fa parte dell’iniziativa Never Alone, per un domani possibile, finanziata dalle fondazioni italiane – Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo, Enel Cuore Onlus, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione CON IL SUD, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Fondazione Peppino Vismara – allo scopo di promuovere in Italia percorsi di inclusione per minori non accompagnati e giovani stranieri. Never Alone, per un domani possibile si inserisce nel quadro del programma europeo EPIM “Never Alone – Building our future with children and youth arriving in Europe”.
Il progetto intende sperimentare pratiche di accoglienza integrate per ragazzi giunti in Italia senza la propria famiglia, con interventi differenziati per minorenni e per ragazzi nella fase di passaggio alla maggiore età. Per i minorenni le linee di attività previste sono la formazione dei tutori volontari e l’accompagnamento allo svolgimento della loro importante funzione e la sperimentazione dell’affido familiare part time e full time come alternativa all’accoglienza in struttura. Per i neomaggiorenni, oltre all’accoglienza in famiglia, saranno avviate pratiche di “alloggio leggero” ovvero accoglienza in strutture turistico ricettive co-gestite dagli stessi ragazzi. Trasversalmente vengono condotte campagne di informazione e sensibilizzazione, interventi di advocacy e tutela legale.

La storia di Amadou…
Amadou ha 19 anni, viene dal Gambia ed è arrivato in Italia due anni fa, ancora diciassettenne: era uno delle migliaia di minori che giungono nel nostro Paese da soli. La sua è una storia simile a quella di tanti altri ragazzi della sua età che intraprendono una traversata pericolosa per costruirsi una vita più dignitosa altrove e lasciarsi alle spalle violenza, povertà e persecuzioni. Un percorso scandito spesso dalle stesse tappe: il viaggio a piedi e su mezzi di fortuna fino al Niger; il tratto di rotta nel deserto – chiamato la “strada verso l’inferno” – per raggiungere la Libia, dove più del 90 per cento dei migranti subisce violenza e tortura, in particolare in luoghi di detenzione e sequestro; la traversata del Mediterraneo su un gommone alla mercè di trafficanti senza scrupoli; l’arrivo, per i più fortunati, in Sicilia. È qui in Italia che la strada di Amadou ha preso una direzione diversa rispetto a quella dei suoi compagni di viaggio, una strada che l’ha portato ad incrociare Marianna, Marco e la loro figlia Isabella. Dopo un anno in un centro per minori, e una breve parentesi in una struttura per adulti, Amadou è stato accolto, grazie al Progetto Mai più soli, dalla famiglia Mengoni, con cui vive da circa un mese. “È una esperienza che sta migliorando non solo la qualità della mia vita ma anche il mio modo di vivere le cose” – afferma il ragazzo – “vivere con una famiglia italiana mi fa sentire protetto – è bello avere qualcuno da cui tornare la sera e a cui raccontare la tua giornata – ma mi dà anche più sicurezza nell’affrontare la vita di tutti i giorni qui in Italia. Sto rafforzando la fiducia in me stesso”. Amadou sta terminando un tirocinio in una nota catena di generi alimentari italiana e sogna di poter diventare cuoco e provare, più in là, con il supporto di Marianna e Marco, a trovare un percorso che lo porti ad essere indipendente.


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