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Arriva la Carta dei diritti e doveri dell’alternanza, ma gli studenti la bocciano

Pubblicata in Gazzetta Ufficiale l'attesa Carta, che fissa un numero massimo di studenti per ogni tutor. Insoddisfatta la Rete degli Studenti Medi: «Non c’è alcuna definizione dei criteri che dovrebbero garantire la qualità dei percorsi. Manca la gratuità. Nemmeno avviata la discussione sulla capacità formativa dei tutor e delle strutture ospitanti»

di Sara De Carli

È nata, dopo lunga attesa, la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro. È stata pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore dal 5 gennaio 2018.

Il regolamento ha sette articoli. L’alternanza scuola-lavoro ha lo «scopo di dare agli studenti l'opportunità di conoscere ambiti professionali, contesti lavorativi e della ricerca, utili a conseguire e integrare le competenze curriculari, al fine di motivarli e orientarli a scelte consapevoli, nella prospettiva della prosecuzione degli studi o dell'ingresso nel mondo del lavoro». I percorsi di alternanza «sono parte integrante e coerente del percorso di studi». I percorsi di alternanza sono «progettati, attuati, verificati e valutati sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica, sulla base di apposite convenzioni con le strutture ospitanti» e sono «co-progettati con il soggetto ospitante».

L'alternanza può essere svolta anche durante la sospensione delle attività didattiche (art. 3 comma 4) e la durata delle attività giornaliere svolte in regime di alternanza non può superare l'orario indicato nella convenzione stipulata la scuola e la struttura ospitante (art. 3 comma 5).

L’articolo 4 è dedicato ai “diritti e doveri degli studenti in ASL”: gli studenti hanno diritto «ad un ambiente di apprendimento favorevole alla crescita della persona e ad una formazione qualificata, coerente con l'indirizzo di studio seguito, che rispetti e valorizzi l'identità di ciascuno», «ad una ampia e dettagliata informazione sul progetto e sulle sue finalità educative e formative». Gli studenti sono supportati nell'attività di alternanza da un tutor interno designato dall'istituzione scolastica e da un tutor della struttura ospitante designato dalla struttura ospitante: «al termine delle attività, gli studenti hanno diritto a prendere visione e sottoscrivere le relazioni predisposte dai tutor». Gli studenti «hanno diritto al riconoscimento dei risultati di apprendimento conseguiti» in ciascun periodo di alternanza «in termini di competenze, abilità e conoscenze, anche trasversali, relativi al percorso formativo seguito»; le competenze «sono certificate dall'istituzione scolastica». Gli studenti hanno diritto anche «ad esprimere una valutazione sull'efficacia e sulla coerenza del percorso di alternanza effettuato rispetto al proprio indirizzo di studio, anche ai fini orientativi, sia durante lo svolgimento del percorso, sia alla sua conclusione. A tal fine, l'istituzione scolastica predispone appositi strumenti di rilevazione».

La proporzione numerica studenti/tutor non può essere superiore al rapporto di 5 a 1 per le attività a rischio alto, non superiore al rapporto di 8 a 1 per attività a rischio medio, non superiore al rapporto di 12 a 1 per attività a rischio basso. Presso ciascun Ufficio scolastico regionale è istituita la commissione territoriale per l'alternanza scuola-lavoro, con lo scopo di garantire il rispetto delle disposizioni del presente regolamento sul territorio regionale, che comprende anche tre studenti. Studenti e genitori possono presentare reclamo all'Ufficio Scolastico Regionale competente per le violazioni al Regolamento e avere una risposta entro 30 giorni.

Giammarco Manfreda, 22 anni, è il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, che ha consegnato alla ministra Fedeli 25.000 firme raccolte sulla loro proposta di ControCarta dei Dirtti. Il suo giudizio sulla Carta è sostanzialmente una bocciatura. «Intanto arriva con 2 anni e mezzo di ritardo, per non dire 12 anni dopo l’introduzione delle prime esperienze di Alternanza. Rispetto al testo, è pieno di principi ma non c’è alcuna definizione dei criteri che dovrebbero garantire la qualità dei percorsi di alternanza: c’è scritto che l’alternanza deve essere di qualità ma non come fare per garantire questa qualità». In particolare, «non ci sono criteri per la selezione delle aziende e dei tutor, né per dire cosa, quando e come fare alternanza. Mancano risposte a bisogni reali, quello della gratuità e quello dell’orario in cui i percorsi di alternanza possono essere svolti».

Gli studenti avevano chiesto che fosse scritto che l’Alternanza deve essere senza spese aggiuntive a carico delle famiglie, dal momento che nell’inchiesta realizzata su 4mila studenti dalla Rete degli Studenti Medi (allegata in fondo all'articolo) emerge che il 32,3% degli studenti si sobbarca costi aggiuntivi per fare l’alternanza, 72 euro in media, e che mentre nei tecnici e professionali l’alternanza si fa in orario curricolare, i licei la relegano al pomeriggio o alle vacanze: «non mettere un limite a quante ore si possono fare fuori dall’orario scolastico, ad esempio il pomeriggio o nelle vacanze, porta da un lato i ragazzi a sacrificare la propria vita privata e dall’altro mette a rischio la qualità dei percorsi, poiché nelle vacanze è più difficile essere seguiti dai tutor e in azienda magari è un periodo in cui c’è più bisogno di manodopera a basso costo, è un rischio. Se l’alternanza è una metodologia didattica alternativa, dovrebbe essere fatta in orario scolastico».

Ultimo tema critico è quello della qualità dei tutor aziendali e della certificazione della capacità formativa dei tutor e delle aziende più in generale: «Non c’è alcun criterio per avere la garanzia che i tutor – sia della scuola sia delle aziende – siano preparati per fare formazione, spesso i docenti sono scelti a caso, mentre sul fronte azienda uno può essere un bravissimo lavoratore ma fare formazione in Alternanza è cosa ben diversa. Né nella Carta né altrove c’è nulla su come definire criteri minimi per i soggetti ospitanti, perché nessun luogo nasce capace di formare. Non siamo noi studenti a dover indicare quali competenze devono avere i tutor e quali caratteristiche i soggetti ospitanti, però ormai a tre anni dall’inizio dell’Alternanza Obbligatoria ancora non si è aperta la discussione».

Foto Rete Studenti Medi


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