Media, Arte, Cultura

“Il sindaco del Rione Sanità” di Napoli arriva a Milano

Dal 9 al 28 gennaio, lo spettacolo arriva al Piccolo diretto da Mario Martone. Tra i protagonisti c’è anche il collettivo "Nest, Napoli Est Teatro", una delle realtà più vitali del panorama culturale italiano nata a San Giovanni a Teduccio, quartiere delle periferia orientale della città partenopea. Dove con il teatro si insegna ai giovani che c’è un’alternativa al degrado

di Anna Spena

Il Sindaco del Rione Sanità, capolavoro di Eduardo De Filippo, diretto da Mario Martone, arriva al Piccolo, al Teatro Grassi di via Rovello, dal 9 al 28 gennaio, dopo il debutto a Napoli, nella primavera scorsa, in prima nazionale, e le recite torinesi subito successive.

Martone dirige per la prima volta un testo di Eduardo in un allestimento che impegna realtà produttive diverse, Elledieffe/NEST Napoli Est Teatro/Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, nella realizzazione di un progetto culturale dalla forte valenza politica e civile.

Proprio questo significato ha persuaso Carolina Rosi ad affidare uno dei testi più cari ad Eduardo, al regista Mario Martone e al giovane Francesco Di Leva (che nello spettacolo interpreterà il ruolo del “sindaco” Antonio Barracano), co-fondatore del NEST insieme a Adriano Pantaleo, Giuseppe Miale Di Mauro e Giuseppe Gaudino, anche loro parte integrante di questo progetto.

«Il teatro è vivo quando s'interroga sulla realtà», ha raccontato Martone, «se parla al proprio pubblico non solo osando sul piano formale ma anche agendo in una dimensione politica». Non è quindi un caso neanche la scelta dei partner coinvolti. Come Il NEST – Napoli Est Teatro di San Giovanni a Teduccio è uno dei quartieri più popolari e difficili di Napoli e proprio in questo scenario un gruppo di giovani, attori, registi, scenografi e drammaturghi hanno ristrutturato una palestra e creato uno spazio per le arti là dove negli anni Ottanta c'era un morto di camorra al giorno e dove la criminalità organizzata ha visto alternarsi al comando negli ultimi anni diversi boss tra i venti e i trent'anni.

La storia…

«Ma perché dalle nostre parti i bambini non possono avere i lori spazi? I bambini sono tutti uguali». È stata questa la prima cosa a cui ha pensato Mariarosaria Teatro quando vent’anni fa per caso si è trovata a Modena e ha visto i bambini che giocavano – in spazi tutti per loro – in alcune zone della città. Così una volta tornata a San Giovanni a Teduccio, quartiere della periferia orientale di Napoli, ha fondato l’associazione “Gioco immagine e parole”. Per loro, per quei bambini nati nella “periferia difficile” di una città difficile.

«La prima cosa che ho fatto», racconta Mariarosaria Teatro, «è stata andare in comune e quasi pretendere la gestione di alcuni spazi pubblici: io, e le altre 12 persone che hanno iniziato con me quest’avventura, abbiamo deciso di abbellirli e riempirli di giocattoli per quei bambini che meritavano di più. Succede che sei già a metà del percorso della formazione quando gli educhi al bello: questo può accadere solo se anche gli spazi dove vivono diventano belli».

Oggi da 12 i volontari dell’associazione sono diventati 50 e Mariarosaria Teatro ha quasi abbandonato del tutto il suo lavoro da avvocato, perché «la maggior parte del mio tempo la dedico a costruire un rapporto con questo territorio».

Sono tanti i bambini del quartiere che sono passati da qui. L’attività si è divisa in due filoni: quello della ludoteca per i bambini tra i 6 e 12 anni. «Li andiamo a prendere direttamente dalle classi», ironizza Mariarosaria; e il gruppo del teatro sociale A’ Menest(t)a per i ragazzi fino ai vent’anni.

«Attraverso il teatro», spiega Mariarosaria, «i ragazzi più grandi raccontano le patologie della società in cui vivono: la violenza e la camorra solo all’ordine del giorno». Il gruppo teatrale poi è riuscito a fare un passo avanti. Unitosi a dei veri e proprio attori hanno fatto nascere Nest, Napoli est teatro una delle realtà più vitali di tutto il teatro italiano…

Perché è cosi importate lavorare sulle periferie e sui giovani che le abitano?: «Per insegnare altri linguaggi rispetto a quelli che sono abituati a sentire. Il teatro, il cinema, la cultura rappresentano la possibilità si dire “c’è altro. Puoi scegliere". È deprimente raccontare la bugia che non esistono altre alternative al degrado».

Foto di Mario Spada


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