Cooperazione & Relazioni internazionali

Migranti: nasce l’iniziativa per identificare i dispersi in mare

L’International Commission on Missing Persons (ICMP), l’organizzazione internazionale che aiuta le famiglie a rintracciare chi è scomparso nei conflitti e nei disastri naturali, si impegnerà ad aiutare i parenti dei migranti dispersi nel Mediterraneo a ritrovare i propri cari

di Ottavia Spaggiari

Quando si parla delle migliaia di persone scomparse nel tentativo di raggiungere l’Europa, non si parla mai abbastanza di chi rimane indietro. Delle famiglie e degli amici rimasti a casa, in attesa di notizie che, nella maggior parte dei casi, non arriveranno mai.

Migliaia di genitori, fratelli, figli e amici nei Paesi d’origine non sapranno più nulla dei propri cari. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, solo nel Mediterraneo nel 2017 hanno perso la vita 3.116 persone, mentre nei primi giorni del 2018 il bilancio continua ad essere drammatico con oltre 80 persone scomparse, l'ultima ecatombe il 6 gennaio, 40 miglia a largo della Libia: un naufragio che ha fatto 86 vittime. Numeri impressionanti che si riferiscono solo all’ultima tratta del viaggio verso l’Europa. Molto più complicato ottenere dati precisi su chi invece non arriva nemmeno ad imbarcarsi, chi muore sulla terraferma.
Moltissimi non vengono nemmeno identificati, soprattutto chi viaggia solo, senza amici e familiari che possano testimoniare l’identità di chi muore.

È per aiutare i parenti rimasti a casa a rintracciare chi è partito che nasce l’ultimo progetto dell’International Commission on Missing Persons (ICMP), l’organizzazione internazionale che ha come obiettivo aiutare le famiglie a reperire informazioni su chi è scomparso nei conflitti o nei disastri naturali. Grazie ad un finanziamento proveniente dalla Svizzera di 340mila euro, nei prossimi due anni l’organizzazione strutturerà un programma per localizzare e identificare le persone disperse durante l’attraversamento del Mediterraneo.

«Si tratta di numeri enormi», ha spiegato Kathryne Bomberger, direttrice dell’ICMP, all’Agenzia AFP «trovare i sopravvissuti dei dispersi sarà difficile…c’è bisogno di un’organizzazione internazionale per unire i puntini».

L’ICMP nata nel 1996 inizialmente con l’obiettivo di ritrovare i circa 40mila dispersi durante la guerra in Ex-Jugoslavia, è l’unica organizzazione internazionale impegnata in questo campo e negli anni ha sviluppato procedure scientifiche, sistemi investigativi e tecnologie molto specifiche per assistere i governi e le autorità locali nelle indagini del DNA e all’assistenza delle famiglie delle persone scomparse.

In una prima fase, la nuova iniziativa dell’organizzazione punterà a lavorare con l’Italia, la Grecia, Cipro e Malta, per valutare la situazione e capire esattamente sia quanti dispersi sono stati ritrovati da questi quattro Paesi, che dove sono stati sepolti i resti. Il lavoro di riconoscimento vero e proprio inizierà invece nella seconda fase, che inizierà dopo il 2019, sempre che si riescano ad assicurare i fondi per continuare il lavoro. Sarà a partire da questo momento che si inizieranno a prelevare i campioni di Dna, cercando così di collegarli a quelli dei familiari che hanno riportato la scomparsa di un membro della famiglia.

Attraverso un processo investigativo specifico, tra gli obiettivi del programma di identificazione delle persone disperse nel Mediterraneo, ci sarebbe anche quello di rintracciare i minori che sono stati separati dalle famiglie durante il viaggio verso l’Europa e che potrebbero essere rimaste vittime del traffico di esseri umani. Un’indagine che non è mai stata portata avanti in modo sistematico, spiega Bomberger «il sistema si dimentica di queste persone».

Foto: Proactiva Open Arms


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