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Trump volta le spalle all’evidenza scientifica. E se fosse un vantaggio?

Nei pochi mesi di presidenza abbiamo potuto osservare come la presunta abilità nell’utilizzo dei media da parte di Trump, che secondo alcuni analisti ha in parte contribuito alla sua ascesa politica, abbia generato effetti (positivi) non sempre controllabili dal presidente americano. Una lezione da tenere presente per chi come noi di Human Foundation e Social Value Italia mira a valorizzare una cultura e una prassi evidence-based

di Filippo Montesi

Alcune settimane fa tra cene, pranzi e brindisi dicembrini si è diffusa la notizia che l’amministrazione Trump ha proibito e regolamentato l’uso di 7 parole nei documenti ufficiali del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il dicastero del governo federale statunitense che si occupa della salute dei cittadini. Le parole “proibite” sono: “vulnerable,” “entitlement,” “diversity,” “transgender,” “fetus,” “evidence-based” and “science-based.” Tutte parole che esprimono intrinsecamente diritti umani, civili ed economici. L’assurdità di proibire l’utilizzo di una serie di parole, per di più così significative e pregnanti,è talmente evidente che non occorrono molte argomentazioni, peraltro già addotte da numerose autorevoli firme su diversi media. Ma questa notizia ci offre uno spunto, adesso che abbiamo digerito l’abbuffata natalizia, per una riflessione e un’assunzione di responsabilità per l’anno appena iniziato.

Nei pochi mesi di presidenza abbiamo potuto osservare come la presunta abilità nell’utilizzo dei media da parte di Trump, che secondo alcuni analisti ha in parte contribuito alla sua ascesa politica, abbia generato effetti attesi e inattesi, non sempre controllabili dal presidente americano. Un esempio di effetti boomerang clamorosi, amplificati attraverso i media, è il caso di American Manufacturing Council e dei giocatori della NFL a seguito delle dichiarazioni di Trump su Charlotteville, a cui si potrebbero aggiungere decine di altri casi divenuti importanti, non solo a tweet di #resist #notmypresident #LoveTrumpsHate, ma anche trasformandosi in azioni collettive che hanno condizionato l’agenda politica e l’opinione pubblica.

È da riconoscere la forza virale e dinamica della comunicazione di Trump. Ogni argomento, appena associato a Trump, diviene conosciuto, comunicato e diffuso a scala globale con cadenza quasi ossessiva. Non ha fatto eccezione, per l’appunto, il caso delle “parole scientifiche proibite”. Quanto l’espressione Evidence-based, da sconosciuta ai più e confinata ad alcune nicchie di chi fa ricerca, abbia acquisito visibilità successivamente all’intervento dell’amministrazione Trump, è evidente guardando alle statistiche di ricerca su Google. Tra il 10 e il 30 dicembre le ricerche che associavano le parole – Evidence+based+Trump- ed Evidence+based+cdc – sono aumentate rispettivamente del 350% e del 1.400%.

Da questa penosa vicenda possiamo imparare che anche da duri colpi come quello inferto dall’amministrazione Trump ai diritti dei cittadini statunitensi (e forse di tutti i cittadini del mondo), possiamo cogliere delle opportunità insperate. Infatti, oggi, assistiamo a un piccolo ma consistente picco di visibilità attorno al tema dell’evidenza, che ci permette di cavalcare la viralità offerta dai media, e soprattutto di costruire una strategia che costruisca una narrazione, non tanto a difesa quanto a promozione delle idee sottese da queste parole. La narrazione attorno al concetto di evidence-based non dovrebbe contrapporre emozione, a cui i tanti Trump si rivolgono, e ragione, bensì dovrebbe supportare argomentazioni razionali con empatia, passione e creatività.

All’entrare nel nuovo anno, il proposito è quindi quello di contribuire al rafforzamento e alla maggiore diffusione del concetto e delle implicazioni di approcci evidence-based ai diversi ambiti della nostra società, in particolare alla cultura politica e alle politiche economiche e sociali. Nella cosiddetta era della post-verità e del post-fattuale vi è un enorme bisogno di evidenza, che ci dia informazioni attendibili e verificabili, che ci orienti nelle scelte, che ci guidi nell’azione.

Questo è il mio proposito per il 2018, che troverà sempre più spazio in due case: Human Foundation e Social Value Italia. Human Foundation ha da tempo posto il tema al centro del proprio agire, sviluppando competenze e capacità rispetto all’impatto sociale, alla sua gestione e misurazione. Nel perseguimento della nostra missione abbiamo trovato sempre più organizzazioni interessate alla sfida di valorizzare una cultura e una prassi evidence-based. Da questa istanza è nata nel dicembre 2015 la rete di Social Value Italia, la cui missione è proprio quella di promuovere in Italia la cultura e la pratica della misurazione del valore sociale, coinvolgendo organizzazioni pubbliche e private. Human Foundation, sia autonomamente che collettivamente insieme a Social Value Italia, continuerà questo percorso, proponendo numerose occasioni di collaborazione e partecipazione attorno al tema. Speriamo che il 2018 ci consenta di coinvolgere sempre più energie e intelligenze nel corso di questo percorso così sfidante.


*Filippo Montesi è Head of evaluation di Human Foundation


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