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Bambini rifugiati e migranti, li accoglie “Faro in città”

Il fenomeno migratorio trova una risposta di qualità a Milano. Il progetto della Fondazione è stato inserito tra le 16 buone pratiche di servizi di protezione per minori rifugiati e migranti in Europa

di Anna Spena

Kadiatu da grande farà grandi cose. E per fargliele realizzare la mamma Fatmata e il papà Ahmidou sono scappati dalla Sierra Leone. Sono scappati dopo che una sera dello scorso 17 aprile il fratello di Ahmidou ha avvisato i genitori che Kadiatu era stata rapita e portata nella foresta.

Arrivati sul luogo hanno visto molte donne. Una in particolare con un coltello in mano di fianco alla bambina. La famiglia di Ahmodou aveva rapito Kadiatu per sottoporla alla pratica delle mutilazioni genitali femminili. «Eravamo tranquilli», racconta la coppia. «Siamo di religione cristiana. E invece…».

Quella sera la situazione è degenerata e in uno scontro violento tra Fatmata, Ahmidou, le odnne e gli uomini riuniti per la pratica, una donna è rimasta uccisa. E il papà di Katiadu è indagato per l’omicidio. Subito dopo la famiglia capisce che l’unica possibilità per loro è la fuga. Iniziano il viaggio: Guinea, Mali, la traversata nel deserto di Algeria, la Libia. Poi il mare che li ha portati in Italia.

Il loro viaggio per ora si è fermato a Milano, a “Faro in città”. Fatmata sta cercando un posto di lavoro come badante. Ahmodou ha in previsione di prendere la patente italiana. Vuole ricominciare a svolgere il lavoro di autista che faceva anche in Sierra Leone. Entrambi fanno corsi di italiano e Katiatu sarà iscritta al nido.

In un vecchio studentato inutilizzato da tempo, in via Beato Michele da Carcano, a Milano, vivono i migranti secondo un nuovo progetto di accoglienza. Il progetto si chiama Faro in Città, ed è gestito dalla Fondazione l’Albero della Vita, in convenzione con il comune e la prefettura di Milano.

Il progetto rientra nelle 16 buone pratiche di servizi di protezione per minori rifugiati e migranti in Europa scelte da Eurochild e SOS Children’s Village e presentate lo scorso 4 dicembre a Bruxelles in una raccolta dal titolo “Lasciate che i bambini siano bambini: lezioni dal campo riguardanti la protezione e l’integrazione dei bambini rifugiati e migranti in Europa”.

Nella struttura unica e innovativa nel suo genere i nuclei familiari e donne sole con bambini trovano accoglienza e assistenza dedicata attraverso interventi educativi, sociopsicologici, sanitari e legali. L’attività ha preso il via nell’estate del 2016 e dopo diciotto mesi i primi dati: sono stati accolti 195 nuclei familiari per un totale di 594 persone di cui 304 adulti e 290 minorenni (più del 50% nella fascia di età 1-6 anni) di 30 nazionalità diverse.

I nuclei familiari accolti in questo periodo sono stati nella maggior parte dei casi (46%) monoparentali (mamma e bambino) e ci sono stati anche casi di nuclei in cui il capofamiglia, in assenza dei genitori, era una zia o una nonna del minorenne, così come casi in cui alcuni nuclei familiari accolti erano composti oltre dal nucleo stretto anche da nonni o zii. Tante le donne accolte in stato interessante e ben 11 i bambini nati durante l’accoglienza in Faro in Città.

L’accoglienza e accompagnamento all’integrazione dei nuclei familiari sono realizzati attraverso un percorso che supporta l’autonomia. Questo al fine di predisporre e realizzare un progetto psico-socio-educativo familiare (PEF), in cui i componenti del nucleo familiare non siano semplici destinatari dell’intervento ma, al contrario, siano parte attiva del processo coinvolti e partecipi attivamente all’elaborazione del loro progetto. La struttura è organizzata in 21 appartamenti monolocali, bilocali e trilocali, ognuno di essi con bagno completo di tutti i servizi.

La metodologia prevede che le famiglie gestiscano autonomamente la loro quotidianità: ad esempio non è offerto un servizio mensa, ma ad ogni famiglia ha a disposizione dei buoni spesa con i quali si procureranno nei punti vendita selezionati gli alimenti necessari per la preparazione dei pasti, che avverrà in autonomia negli appartamenti a loro assegnati.

Al fine di garantire ambienti e spazi di socializzazione nella struttura sono presenti 2 grandi aree comuni: una al 6° piano di 160 mq attrezzata come area ritrovo, lettura, con possibilità di salotto e tv ed area giochi (calcio balilla, giochi in scatola), con la presenza anche di un’area terrazzo; una seconda al piano terra ad uso Sala Polifunzionale dove possono svolgersi laboratori vari, i corsi di italiano ed orientamento, sala studio e luogo di incontri di formazione/sensibilizzazione.