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Infortuni sul lavoro, «non ci dobbiamo rassegnare»

Il presidente dell'Anmil commenta i dati diffusi oggi dall'Inail: «Non possiamo essere soddisfatti: il bilancio annuo 2017 si chiude praticamente con una sostanziale stabilità nel numero di infortuni (-0,2%) rispetto all’anno precedente che, va ricordato, aveva già fatto segnare un incremento di quasi l’1% rispetto al 2015»

di Redazione

“I dati diffusi oggi dall’INAIL, pur se ancora provvisori, non possono certamente essere valutati in modo positivo – commenta il Presidente dell’ANMIL Franco Bettoni gli Open Data INAIL 2017 diffusi quest’oggi dall’Istituto – in quanto il bilancio annuo 2017 si chiude praticamente con una sostanziale stabilità nel numero di infortuni (-0,2%) rispetto all’anno precedente che, va ricordato, aveva già fatto segnare un incremento di quasi l’1% rispetto al 2015. E va detto, inoltre, che per quasi tutto lo scorso anno si erano registrati aumenti ben più consistenti (il primo trimestre si era chiuso addirittura con un +6% per gli infortuni e un +8% per i morti sul lavoro) e che soltanto negli ultimissimi mesi vi è stato un progressivo rallentamento. Sul saldo finale un peso decisivo lo ha avuto la sola gestione Agricoltura che ha fatto segnare un calo del 5,2% (quasi 2.000 infortuni in meno), mentre l'Industria e Servizi presenta un sostanziale pareggio (+26 casi)”.

Gli infortuni con esiti mortali, invece, confermano anche nel bilancio finale la crescita che si era registrata nel corso di tutto l’anno, anche se chiudono con un saldo meno pesante di quello previsto: 11 casi in più, dai 1.018 casi del 2016 ai 1.029 del 2017 pari a +1,1%.

Dopo un periodo di forte flessione, iniziato con la lunga e pesante crisi economica, ai primi accenni di ripresa dell’economia avvertiti l’andamento infortunistico aveva cominciato a dare segnali di un progressivo deterioramento che si è confermato in pratica anche nel 2017.

I maggiori incrementi si riscontrano in quelle attività legate alle produzioni industriali dove più marcati sono i segnali di ripresa, vale a dire Metallurgia (+6,1%), Metalmeccanica (+4,2%), Trasporti (+3,9%), Fabbricazione mezzi di trasporto (+2,2%); mentre, a livello territoriale, nelle regioni più industrializzate del Nordovest e del Nordest (ciascuna con circa 1.200 denunce in più ). In particolare al Nordovest va il triste primato delle morti sul lavoro, con un aumento di ben 44 unità (da 214 a 258) pari a +20,6%.

“A quasi dieci anni dall’entrata in vigore del Testo unico della sicurezza sul lavoro – ha commentato Bettoni – le cose non sembrano affatto cambiate. Questi anni sembrano essere passati invano: la mancanza di sicurezza ci propone, ogni giorno e in tutte le aree geografiche del Paese, tragedie di vite spezzate e di famiglie distrutte”. “Ma a tutto questo – conclude il Presidente dell’ANMIL – noi non ci vogliamo rassegnare, non possiamo ritenere ‘normale’ che ai primi segnali di una pur debole ripresa economica corrisponda sempre un parallelo aumento degli infortuni sul lavoro e che a pagarne il prezzo siano sempre i lavoratori. Noi, come ANMIL, continueremo a combattere e ad impegnare tutte le nostre forze affinché la sicurezza sul lavoro e la salvaguardia della vita umana siano sempre anteposte alle ragioni della produttività e del profitto e trovino il loro posto naturale al centro di ogni politica di sviluppo economico”.


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