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Poletti: La riforma del Terzo settore? Un investimento sul futuro

Il ministro del Welfare e il sottosegretario Luigi Bobba hanno presentato la riforma alla luce dei nuovi dai Istat: dalla rilevazione precedente sono aumentati del 32,2% di enti non profit che creano occupazione

di Vincenzo Mulè

“Quando è ora di piantare un albero, si pianta. Senza pensare a chi in futuro ne raccoglierà i frutti”. Usa una metafora di carattere agricolo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (“Mio padre era un agricoltore”) per raccontare la riforma del Terzo settore. Una riforma che può dirsi attuata, alla luce dell’emanazione dei decreti legislativi in materia di Servizio civile universale, di Cinque per mille, di Impresa Sociale e del Codice del Terzo Settore. E «anche se siamo in fase di conclusione di un mandato legislativo e di governo – ha aggiunto il ministro – noi continuiamo a sviluppare la nostra attività fino all'ultimo giorno».

L’occasione per fare il punto sui primi passi della riforma è stata una conferenza stampa convocata dallo stesso ministro e dal sottosegretario Luigi Bobba, durante la quale sono stati illustrati gli ultimi dati Istat del primo censimento permanente sulle istituzioni non profit attive in Italia. È cresciuto il numero dei volontari, quello delle organizzazioni associative e di volontariato, delle imprese sociali e anche dei lavoratori dipendenti. In Italia, al dicembre 2015, le istituzioni non profit erano 336.275, con 789.000 dipendenti. Lo ha detto Roberto Monducci, direttore dipartimento per la produzione statistica dell'Istat. Il numero dei volontari è 5,5 milioni, in aumento del 16% rispetto al 2011. Fra le istituzioni non profit, l'85,3% è costituito da associazioni (riconosciute e non). Le cooperative sociali sono il 4,8% delle istituzioni ma raccolgono più di metà dei dipendenti (52,8%), quota anch'essa in crescita rispetto al 2011 di circa 5 punti percentuali.

“L'Italia ora è un po' più vicina all'Europa – ha spiegato Bobba – perché ora abbiamo un sistema di censimenti permanente che ci dà la possibilità di capire come cambia e come è composto questo mondo". Non solo. "Anche dal punto di vista della legislazione -ha ricordato il sottosegretario al Lavoro- abbiamo leggi particolarmente innovative come quella sull'impresa sociale. Siamo stati 'battistrada' quando è nata la legge sulla cooperazione sociale, credo che lo saremo anche adesso, con le norme sulle imprese sociali".

Durante l'incontro, i vertici del ministero di via Veneto hanno sottolineato che «l'intento del Governo con questa riforma è stato duplice: da un lato si è voluto procedere alla razionalizzazione della legislazione primaria e secondaria relativa al terzo settore; dall'altro, «si è inteso definire con maggiore chiarezza il ruolo delle istituzioni nel rapporto con in soggetti e le organizzazioni di Terzo settore».

I dati Istat hanno confermato il profilo territoriale del non profit, rilevando una maggiore concentrazione nel Nord Italia, dove è presente più della metà delle unità. Nel dettaglio, Lombardia e Veneto risultano le regioni con la presenza più consistente di istituzioni, con quote rispettivamente al 15,7% e all’8,9%. In ogni caso, rispetto al 2001, l’Istat sottolinea anche un leggero incremento nelle regioni del Centro-Sud.

I fenomeni emergenti più rilevanti del mondo del Terzo Settore, secondo l’Istat, posso essere individuati nella creazione "di occupazione qualificata, nella capacità manageriale, nell’ opportunità imprenditoriali e nell’upgrading tecnologico".

Uno dei dati più significativi presentati oggi riguarda il lavoro, con l’aumento del 32,2 % di enti non profit che offrono occupazione. Proprio ai lavoratori del Terzo Settore Poletti ha dedicato un pensiero: "Governo e Parlamento lasciano un'importantissima riforma che dà un inquadramento generale a questa materia e che consegna a tutti i volontari, e a tutte quelle persone che nella società agiscono per il bene della comunità, un quadro di riferimento certo dal punto di vista delle regole, una strumentazione che aiuta i cittadini che vogliono fare donazioni a questo mondo, un quadro che garantisce di più i lavoratori che agiscono in questo contesto, tenendo conto che Istat ci dice che, in questi anni, il Terzo Settore è cresciuto in termini di occupati in termini di associazioni e di volontari. C'è una dinamica in corso – ha concluso il ministro – noi ci auguriamo e lavoriamo perché la riforma dia solidità, stabilità e una prospettiva ancora più forte a un settore che è molto cresciuto in questi anni". "Abbiamo prodotto un quadro che spinge questo settore a crescere ma lo fa in un quadro di regole e trasparenza", ha concluso.

La riforma negli ultimi mesi è stata puntellata da una serie di interventi legislativi che ne hanno aggiustato la portata. Resta ancora da fare. Tra gli atti normativi in fase di elaborazione risultano il Dpcm di definizione dell’accesso al riparto del cinque per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche degli enti destinatari del contributo; gli atti normativii di attuazione del decreto legislativo sull’impresa sociale e il decreto interministeriale relativo alla fruizione del credito d’imposta da parte delle Fondazioni di origine bancaria, che finanziano il sistema dei Centri di servizi per il volontariato.


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