Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Welfare & Lavoro

Ministero della Solitudine? Una buona idea da portare anche in Italia

È questo il commento di Marco Trabucchi, presidente dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria, sulla novità introdotta in Uk dalla premier Theresa May. «Ma non basta creare istituzioni ad hoc. Servono linee guida d'intervento su quello che è un grande problema in Europa»

di Lorenzo Maria Alvaro

La premier britannica Theresa May ha recentemente istituito un ministero per la Solitudine. Per questo ha nominato un “sottosegretario alla solitudine” per affrontare un tema sociale e sanitario che nel Regno Unito riguarda 9 milioni di persone. La leader conservatrice ha scelto per questo incarico la 42enne deputata Tory Tracey Crouch, chiamata ad affrontare una “sfida generazionale” in una realtà sempre più frammentata e disgregata. Una notizia che ha ricevuto reazione tra l'ilare e il perplesso. Non per Marco Trabucchi, presidente dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria, per cui l'idea è «tutt'altro che peregrina». L'intervista


Cosa pensa della scelta del governo britannico?
L'intervento della May va nel senso di una particolare sensibilità da parte degli anglosassoni sul tema della geriatricità. L'Europa è sempre più attenta su questo tema. Trovo la scelta importante. Non so se sarà utile ma una società che comincia a dare attenzione a queste cose è una società che si preoccupa e dà un segnale importante. Poi si dovrebbe discutere dei temrini dell'intervento che si vuole perseguire

Che interventi si deve mettere in campo?
L'intervento deve essere fatto a tre livelli. Il primo è culturale e consiste nel comunicare alla comunità che ci vuole attenzione perché si tratta di un problema serio. Fino a poco fa non c'era coscienza civile sul tema e si riteneva la solitudine una cosa positiva. Il secondo livello di intervento è educativo sul singolo. Dobbiamo imparare a conservare quel po' di relazioni che nella vita si costruiscono. Vale per le amicizie, il vicinato e le parentele. L'utlimo livello deve guardare alle collettività: fare in modo che una città, intesa come comunità, abbia luoghi in cui le persone possano incontrarsi e trovarsi. Un'intervento di riorganizzazione sociale insomma.

Eurostat, l'Istituto europeo di statistica, nel 2017 ha diffuso i risultati di una survey sulla solitudine delle persone, relativi al 2015, che vede l’Italia in testa alla classifica. In buona sostanza, un italiano su otto si sente solo. Cosa stiamo facendo al riguardo, stiamo presidiando la questione?
Poco e male. Per questo l'Associazione Italiana di Psicogeriatriaa sta lanciando il 30 novembre “La giornata nazionale contro la solitudine dell'anziano”. Capisco chi pensa sia l'ennesima ma tirengo che potrebbe essere utile per sollecitare l'attenzione del Paese. Dobbiamo capire che di solitudine ci si ammala di più e si muore prima. La solitudine ha un costo umano, economico e doloroso che non possiamo sostenere.

Infodata ha incrociato i dati Eurostat con altri indicatori per provare capire quale possa essere la causa di questo sentimento. Ad essere molto dirimente sembra essere il reddito. Le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale sono più sole. Una volta invece i più poveri erano quelli che contavano su reti informali e famiglie allargate, erano i meno soli. Come si spiega?
Prima farei una precisazione…

Prego…
In questi giorni ho seguito un po' la letteratura scientifica sulla solitudine. Esclusi i dati quantitativi c'è una grande confusione sulle determinanti e quindi sugli interventi da mettere in atto non ci sono certezze. Ma tornando alla sua domanda oggi certamente la crisi della famiglia, unita alla crisi economica, ha generato questa situazione. Una volta la crisi economica generava lo stringersi nel nucleo famigliare. Oggi il nucleo famigliare si è disgregato e si genera solitudine.

Creare anche in Italia un ministero ad hoc potrebbe essere una buona idea?
Oggi in tutto il mondo le amministrazioni si stanno muovendo in questo senso. Il Giappone ad esempio sta mettendo in piedi una rete di sorveglianti sulla demenza senile. Insomma certamente se tutti stanno investendo sul tema dovremmo probabilmente farlo anche noi. Avere un sottosegratariato che faccia da regia non sarebbe assolutamente sbagliato.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA