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Cooperazione & Relazioni internazionali

Martedì 30 gennaio il primo corridoio umanitario del 2018

Tutto pronto per l'arrivo domani a Fiumicino di 30 persone, tra cui vari minori, che saranno accolti dai responsabili degli enti promotori dell'iniziativa: il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia Luca Maria Negro, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, il viceministro agli Esteri Mario Giro e rappresentanti degli Interni

di Redazione

Dopo i mille arrivi di persone tra il 2016 e il 2017, ecco il primo corridoio umanitario dell'anno 2018. A dare domani martedì 30 gennaio il benvenuto al nuovo gruppo di profughi siriani in arrivo dal Libano saranno all’aeroporto di Fiumicino il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, il viceministro agli Esteri Mario Giro e rappresentanti del Ministero dell’Interno.

Attese 30 persone, tra cui molti minori, che domani all’alba si imbarcheranno a Beirut su un regolare volo di linea con il primo corridoio umanitario del secondo protocollo firmato tra i promotori del progetto – FCEI, Sant’Egidio e Tavola valdese – e i Ministeri dell’Interno e degli Esteri, protocollo rinnovato lo scorso 7 novembre per il biennio 2018/19 per altri mille beneficiari. Grazie al primo protocollo dal 2016, infatti, sono arrivati per questa via sicura e legale, tesa a salvare vite umane e contrastare il business dei trafficanti, già un migliaio di persone.

Il progetto è diventato un modello per l’Europa, tant’è che è stato lanciato anche in Francia e in Belgio. Proprio oggi da Beirut (Libano) sono in partenza altri 40 siriani con destinazione Parigi. Tutte le famiglie saranno ospitate secondo il modello dell’accoglienza diffusa e inizieranno un percorso di integrazione nei rispettivi paesi.

I promotori italiani del progetto totalmente autofinanziato sottolineano come non si tratti più di un “esperimento”: “I corridoi umanitari dimostrano concretamente la possibilità di accogliere e integrare guardando al futuro dell’Europa e non a muri e rifiuti che riportano a tristi ricordi del passato e non aiutano lo sviluppo del continente”.


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