Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

L’Africa che esplode

In Africa vivono oggi 1,9 miliardi di persone, ma nel 2100 saranno 4,3miliardi. Un'esplosione demografica senza precedenti e un livello di diseguaglianze senza pari: fenomeni con i quali dobbiamo fare i conti, trasformando le "esplosioni" negative in positive. Questo è il tema dell'ultimo libro di Diego Masi

di Marco Dotti

L’Africa sta per esplodere. E non ce ne accorgiamo. L’ultimo libro di Diego Masi, titolato appunto Exploding Africa (Fausto Lupetti editore, 2018) è una raccolta di dati, analisi, riflessioni utili per non farsi sommergere da retorica o da un inutile rancore. Partiamo dai dati: oggi, il continente africano conta circa 1 miliardo e 100 milioni di abitanti. Ma fra trent’anni, il loro numero sarà quasi raddoppiato, considerando il fatto che più della metà della popolazione africana ha meno di vent’anni e una tendenza media di cinque figli a testa. Basta guardare una città come Nairobi, Kenya: 5 milioni di abitanti che, nel 2100, secondo le proiezioni, saranno 46milioni.

Nonostante una situazione demograficamente esplosiva, il 70% degli africani, in particolare nell’area subsahariana, vive con meno di un dollaro al giorno. «I ricchi sono pochi e tanto, tanto ricchi», osserva Masi, «la classe media che avanza occupa e occuperà una modesta quota». Il problema è, come sempre, nel mezzo.

L’intero continente pesa per il 3% del Pil mondiale, come la sola Francia. Quanto alle élites politiche africane, il problema è triplice. Da un lato, spiega Masi, gli europei percepiscono l’Africa come un tutto unito, mentre fratture, divisioni, lotte intestine ai 54 Stati che la compongono rischiano di moltiplicarne la fragilità sistemica. Dall'altro, questa élites è sempre più corrotta. Infine, manca di cultura politica propria e, al netto delle migliori (o peggiori) intenzioni, importa sul continente ricette clonate nei laboratori.

Nei prossimi decenni, anche a seguito dell’industria 4.0 e della robotizzazione del lavoro, gran parte della popolazione africana rischia di non avere un lavoro, con trend di crescita che al 2100 porteranno il continente a raggiungere la fatidica quota 4miliardi.

Che cosa faranno tutte queste persone, dinanzi a disparità crescenti, a diseguaglianze radicali e a una ricchezza che in Africa, secondo il Global Wealth Report, rappresenta l’1% di tutta la ricchezza del pianeta. Non è un caso, allora, se fra tutte le cause possibili delle migrazioni dall'Africa quella economica è la principale. Migrazioni senza guerra, dunque? Non proprio. La guerra è in arrivo. Ed è, spiega Masi, «una guerra fra poveri».

Ecco perché, precisa l'Autore, se il continente africano non verrà aiutato «il dramma della demografia e della disoccupazione arrecherà all'Europa un danno inimmaginabile; se l'Europa poi persiste nelle paure e nella ridicola ignavia attuale la vita futura sarà segnata dagli incubi».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA