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Cooperazione & Relazioni internazionali

Unicef: un bambino su 4 subisce guerre o disastri naturali

L'agenzia dell'Onu ha lanciato il Rapporto sull'intervento umanitario nel 2018: appello di 3,6 miliardi di euro per aiutare 48 milioni di bambini in situazioni di grave emergenza umanitaria in 51 Paesi. La parte principale dell'appello è destinata alla Siria dove vivono 6,9 milioni di bambini colpiti dal conflitto

di Antonietta Nembri

«I bambini non possono aspettare che terminino le guerre», sono parole del direttore dei Programmi di Emergenza di Unicef, Manuel Fontaine. Oggi, 30 gennaio, l’Unicef lancia il nuovo Rapporto sull’Intervento umanitario 2018 (“Humanitarian Action for Children”) partendo dalla considerazione che il mondo sta diventando un posto sempre più pericoloso per troppi bambini: uno su 4 vive in Paese colpito da conflitti o disastri naturali. Per poter aiutare quest’anno 48 milioni di bambini in 51 Paesi in cui si vivono vivono in situazioni di grave emergenza umanitaria, causata da conflitto, disastri naturali o altre emergenze servono 3,6 miliardi di dollari.
I violenti conflitti in corso stanno portando i bisogni umanitari a livelli critici e i bambini sono particolarmente vulnerabili. I conflitti che perdurano da anni – come quelli in Repubblica Democratica del Congo, Iraq, Nigeria, Sud Sudan, Siria, Yemen … – stanno diventando sempre più complessi, con nuove ondate di violenza, sfollamento e stravolgimento delle vite dei bambini. «Le crisi minacciano nell’immediato la loro sopravvivenza e, nel lungo periodo, il futuro loro e di tanti giovani, in misura catastrofica» continua Fontaine. «I bambini sono i più vulnerabili quando un conflitto o un disastro causa il collasso di servizi essenziali come quelli igienico-sanitari e idrici. Se la comunità internazionale non intraprenderà azioni urgenti per proteggere e garantire assistenza salvavita, questi bambini andranno incontro a un futuro sempre più cupo».

I bambini non solo sono sotto attacco, ma vengono negati loro anche i servizi di base come scuole e ospedali, mentre le infrastrutture civili vengono danneggiate o distrutte. Circa l’84% (3,015 miliardi di dollari) dei fondi richiesti per il 2018 serviranno per i paesi colpiti da crisi umanitarie causate da violenza e conflitti.


Bangladesh, rifugiati Rohingya foto di © UNICEF /Knowles-Coursin

La diffusione di malattie legate all’acqua è una delle più grandi minacce per la vita dei bambini durante le crisi. Gli attacchi contro le infrastrutture idriche o igienico-sanitarie, le tattiche di assedio che tolgono l’accesso ad acqua sicura e gli sfollamenti forzati in aree senza acqua e infrastrutture igienico-sanitarie – tutto questo costringe i bambini e le loro famiglie a ricorrere ad acqua contaminata e servizi igienico-sanitari non sicuri. Le donne e le ragazze sono ulteriormente esposte a rischi perché spesso devono recuperare acqua per le loro famiglie in situazioni pericolose.

«117 milioni di persone vivono in emergenza senza accesso ad acqua sicura e in diversi Paesi colpiti da conflitto; muoiono più bambini per malattie causate da acqua sporca e scarso accesso a servizi igienico- sanitari che per violenza diretta», ha dichiarato Fontaine. «Senza accesso ad acqua sicura e ai servizi igienico- sanitari, i bambini si ammalano, e spesso non possono essere curati perché i centri medici e gli ospedali non funzionano o sono sovraffollati. La minaccia è ancor più grande dato che milioni di bambini affrontano livelli di malnutrizione che minacciano la loro sopravvivenza, rendendoli ancor più vulnerabili a malattie legate all’acqua come il colera, che crea un circolo vizioso tra denutrizione e malattia». In qualità di agenzia coordinatrice per l’acqua e i servizi igienico-sanitari nelle emergenze, l’Unicef fornisce oltre la metà dell’acqua d’emergenza e dei servizi igienico-sanitari nelle crisi umanitarie in tutto il mondo.

Nel corso del 2017 sono state moltissime le crisi che hanno colpito i bambini e le loro famiglie dalla Siria dove in sette anni di conflitto più di 6 milioni di persone sono sfollate internamente e oltre 5 milioni di siriani – compresi 2,5 milioni di bambini – sono rifugiati in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto; alla crisi Rohingya emersa nella seconda metà dello scorso anno quando la crescente violenza ha portato 655mila rifugiati a fuggire dal Myanmar al Bangladesh, secondo le stime il 58% sono bambini. In Yemen quasi l’intera popolazione richiede assistenza umanitaria: si tratta di 22 milioni di persone di cui 11 milioni sono bambini. E l’elenco delle principali crisi è lunga: Iraq, Sudan meridionale e poi ancora il Corno d’Africa e la Repubblica democratica del Congo, la Nigeria e il bacino del Lago Ciad… Nell’elenco diffuso dall’Unicef con i dati aggiornati a fine 2017 non manca la crisi dei rifugiati e dei migranti in Europa, la risposta agli uragani caraibici e le emergenze cronico sotto-finanziate.

In effetti, quando si verifica un disastro l’Unicef lavora con i suoi partner per garantire il prima possibile accesso ad acqua sicura, servizi igienico-sanitari e aiuti per l’igiene per prevenire la diffusione di malattie. Costruire latrine, distribuire kit igienici, trasportare quotidianamente migliaia di litri di acqua ai campi per sfollati, supportare gli ospedali e i centri per la cura del colera, riparare i sistemi idrici e igienico-sanitari sono misure che salvano vite, hanno un impatto di lungo termine e contribuiscono ad attivare altri servizi importanti come programmi per le vaccinazioni, supporto nutrizionale, cliniche mediche e istruzione nell’emergenza.

La parte principale dell’appello dell’Unicef di quest’anno è destinata ai bambini e alle loro famiglie colpiti dal conflitto in Siria, che a breve entrerà nell’ottavo anno: si chiedono 1,3 miliardi di dollari per supportare 6,9 milioni di bambini all’interno della Siria e tutti coloro che vivono come rifugiati nei Paesi vicini.

L’obiettivo 2018 è: garantire accesso ad acqua sicura a 35,7 milioni di persone; raggiungere 8,9 milioni di bambini con istruzione di base formale e informale; vaccinare 10 milioni di bambini contro il morbillo; garantire supporto psicosociale ad oltre 3,9 milioni di bambini; curare 4,2 milioni di bambini colpiti da malnutrizione acuta grave.

In apertura foto sulla Siria di © UNICEF /Souleiman


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