Comitato editoriale

Dalla Puglia alla Calabria per studiare una nuova integrazione

Grazie al progetto di alternanza scuola-lavoro finanziato dalla Fondazione pugliese un gruppo di studentesse del Liceo Classico Oriani di Corato ha potuto conoscere da vicino i modelli di accoglienza ai migranti adottati dai comuni di Riace e Camini

di Marina Moioli

“Accoglienza: cultura della cura dell’altro”, così si intitola il progetto di alternanza scuola-lavoro che nel dicembre scorso ha permesso ad un gruppo di studentesse del Liceo Classico Oriani di Corato, in provincia di Bari, di conoscere da vicino il sistema di accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale adottato dai comuni di Riace e Camini, in Calabria.

L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo economico della Fondazione Casillo, che ha coperto le spese di soggiorno delle 25 alunne e dei 2 docenti tutor accompagnatori e attualmente sta collaborando con gli studenti e i docenti per la realizzazione di momenti di presentazione del percorso (una mostra fotografica, una pubblicazione e probabilmente un convegno), finalizzati alla sensibilizzazione sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza e alla diffusione di modelli sostenibili di integrazione dei migranti.

«L’incontro fra culture e l’integrazione sono valori a cui la Fondazione Casillo tiene particolarmente, come dimostra la nostra adesione alla rete del programma di integrazione sociale ed economica Fare Sistema Oltre l’Accoglienza», sottolinea Cardenia Casillo. «La Fondazione è un riferimento per la Puglia di questo progetto nazionale che ha molto in comune con i modelli di accoglienza di Riace e Camini rivolto a ragazzi sia italiani che stranieri in condizioni di vulnerabilità economica e sociale. Di qui le motivazioni che hanno portato a sostenere questo particolare percorso di Alternanza Scuola-Lavoro ».

«Il progetto è nato dall’esplicita richiesta delle alunne della classe terza del liceo, a indirizzo Psicologico Sociale, di misurarsi con una esperienza forte dal punto di vista umano e complessa rispetto alle dinamiche sociali e psicologiche. Perché si è deciso di focalizzare l’attenzione sull’ immigrazione? Sicuramente l’input è derivato dalla considerazione che il fenomeno dell’immigrazione andrà a configurarsi come una vera emergenza sociale se non viene trasformato in occasione di crescita anche per le nostre comunità», spiegano le professoresse Mariarosaria Bellucci e Tiziana Caldarola, responsabili del progetto.

Studentesse e insegnanti hanno vissuto, subito prima delle vacanze natalizie, una settimana densa di momenti emozionanti alla scoperta di un mondo in cui condivisione e integrazione sono una splendida realtà, frutto degli operatori e dell’apertura di un intero paese. Il tutto partecipando a un programma fitto di incontri: le storie dei rifugiati, i laboratori, l’incontro con il territorio.

Un’esperienza umana arricchente, che Laura, una delle studentesse coinvolte, ha testimoniato in questo modo: «Quest’anno non avrei potuto ricevere un regalo migliore per Natale. Si tratta di un’esperienza che mi ha cambiata. Camini, Riace e le persone che lì ho avuto modo di conoscere hanno lasciato un segno nella mia vita. In quei piccoli borghi ho lasciato un pezzo del mio cuore perché ho riscoperto valori che avevo dimenticato. Ho sperimentato l’accoglienza, la bontà pura, la gentilezza, la sincerità. Non posso dimenticare la famiglia di Muskan e Asib, la gioia che provavano nell’aprire le porte della propria casa a me e ad altre ragazze perfettamente sconosciute. Non posso dimenticare Mohamed, che sogna di aiutare gli altri proprio come gli altri hanno aiutato lui. Non posso dimenticare Douaa e le sue lacrime nel raccontare ciò che ha dovuto affrontare prima di giungere qui in Italia. Non dimentico il clima di famiglia che si creava quando siedevamo a tavola tutti insieme, i sorrisi e le risate e potrei continuare questo elenco all’infinito. Natale è il giorno per eccellenza della bontà, della felicità. In radio hanno passato “Imagine”, canzone che esprime al meglio la speranza in un mondo migliore. Subito dopo, una voce ha detto: “Speriamo che QUALCUNO LASSÙ possa ascoltare questo nostro messaggio di speranza”. È stato un colpo al cuore per me, trovo quella frase un’offesa per l’umanità stessa. Il miglioramento deve partire da NOI, non da una qualsiasi presenza superiore in cui crediamo. Quest’ultima ci può aiutare nella nostra azione, ma non può risolvere i problemi che noi stessi stiamo creando su questa Terra. Io non voglio restare indifferente all'indifferenza degli altri. Questo è il mio augurio, che tutti noi possiamo realmente essere delle persone migliori».