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Un mondo senza memoria va verso una nuova guerra fredda

Fino ad ora gli arsenali atomici sono serviti da deterrente con la consapevolezza che l'uso di tali ordigni porterebbe alla mutua distruzione. Ora questa teoria pare sia "obsoleta", al suo posto si fa sempre più strada l'idea di considerare le bombe atomiche, non più come armi risolutive d'importanza strategica, ma armi "tattiche", più maneggevoli. E lo scenario di un conflitto mondiale, come teme anche Papa Francesco, si fa sempre più reale

di Redazione

Più il tempo passa e più l’eventualità di un nuovo spaventoso conflitto di natura mondiale sembra avvicinarsi. Un conflitto che presumibilmente vedrà l’uso delle bombe atomiche. Bombe atomiche, mai più usate dopo il loro impiego sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, proprio per la loro terrificante potenza, sia come effetto devastante, che per le orribili conseguenze radioattive.

Fino ad ora gli arsenali atomici sono serviti da deterrente con la consapevolezza che l’uso di tali ordigni porterebbe alla mutua distruzione. Di fatto, il non utilizzo delle bombe atomiche si è sempre basato sulla cosiddetta teoria del MAD (Mutual assured destruction) secondo la quale il loro utilizzo da parte di uno dei due opposti schieramenti finirebbe per determinare la distruzione sia dell’attaccante che dell’attaccato.

Ora questa teoria pare sia “obsoleta”, al suo posto si fa sempre più strada l’idea di considerare le bombe atomiche, non più come armi risolutive d’importanza strategica, ma armi “tattiche”, più maneggevoli, in grado d’essere impegnate, pur con tutto il loro terribile effetto, anche a livello di scenari locali (come se le conseguenze radioattive del successivo fall-out possano poi rimanere strettamente circoscritte).

Purtroppo ciò che era impensabile ai tempi della “vecchia” guerra fredda è diventato ipotizzabile nella “nuova” guerra fredda (sicuramente meno “fredda” della precedente) tra gli Stati Uniti e la Russia.

Ai nostri giorni lo scenario apocalittico di una possibile guerra atomica si fa sempre più realistico. L’escalation è davanti agli occhi di tutti, ma passa nell’indifferenza di un occidente sempre più narcotizzato da modi di pensare e stili di vita nichilistici che inducono gli individui a richiudersi nell’illusoria sicurezza della loro misera realtà quotidiana, dietro alibi del tipo: “Ci sono molte cose più importanti da fare che non pensare alle controversie internazionali tra superpotenze.. Comunque le bombe atomiche non potranno mai essere usate, ec. ec..”

Il ricordo dell’attacco atomico su Hiroshima e Nagasaki, dove nessuno nella storia, quanto i “democratici” Stati Uniti, è mai riuscito a “polverizzare” letteralmente in maniera tanto fulminea così tante persone, prevalentemente civili (decine e decine di mila in un istante), senza contare le centinaia di migliaia morte poco dopo, o negli anni successivi, a causa delle ustioni e delle radiazioni.. sembra già sfumare nel passato.

Proprio dagli USA, parte un nuovo approccio all’uso delle bombe atomiche. Questo orientamento è esplicito nella NPR (“Nuclear Posture Review”) presentata il 2 febbraio di quest’anno.

Mentre la MAD si basava sui “missili balistici intercontinentali” (ICBM), nella nuova NPR il ruolo fondamentale è affidato alle low-yield nukes (bombe nucleari a basso potenziale). Infatti, punto fondamentale del nuovo programma di riarmo atomico statunitense è l’introduzione delle “low-yield nukes”. Nonostante la definizione “a basso potenziale”, tali armi possono causare danni pari a quelli dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki.

Supposto il loro impegno tattico, non è però da escludere, anzi è da mettere verosimilmente in preventivo, che il loro uso “circoscritto” darebbe poi il via a un’escalation atomica globale.

La nuova politica del Pentagono delinea anche piani a lungo termine per ripristinare il missile da crociera lanciato da sottomarini nucleari il Submarine-Launched Cruise Missile (SLCM o “slick-em”). Questi missili che George H.W. Bush, a suo tempo, smise di schierare, furono addirittura rimossi da Barack Obama.

Come riportato sul Washington Post, il nuovo programma di riarmo statunitense, di fatto, pone fine agli sforzi dell’era Obama nel cercar di ridurre le dimensioni dell’arsenale statunitense e minimizzare il ruolo delle armi nucleari nella pianificazione della difesa. La politica della precedente amministrazione si basava su quello che il presidente Barack Obama definiva un obbligo morale per gli Stati Uniti: dare l’esempio per sbarazzare il mondo dalle armi nucleari.

I funzionari dell’amministrazione Trump e dell’esercito americano sostengono che l’approccio di Obama sulla questione nucleare, si è rivelato eccessivamente idealistico, in particolare, quando le relazioni con Mosca si sono inasprite.

«Il mondo è drammaticamente cambiato», ha riferito il vice segretario alla Difesa Patrick M. Shanahan, in un briefing al Pentagono, aggiungendo: «La NPR prende in considerazione le minacce in evoluzione per mantenere l’America al sicuro. La strategia di difesa nazionale e la strategia di sicurezza nazionale richiedono un deterrente nucleare sicuro, certo ed efficace».

Secondo il rapporto, gli USA si troverebbero oggi sotto minaccia di attacco nucleare: «Oggi la Russia sta modernizzando sia queste armi, che altri suoi sistemi strategici. Ancora più preoccupante è stata l’adozione, da parte della Russia, di strategie e capacità militari che si basano sull’escalation nucleare. Questi sviluppi, uniti al “sequestro” della Crimea da parte della Russia e alle minacce nucleari contro i nostri alleati, segnano il deciso ritorno di Mosca in competizione come Grande Potenza. Anche la Cina sta modernizzando ed espandendo le sue già considerevoli forze nucleari. Come la Russia, la Cina sta perseguendo nuove capacità nucleari su misura per raggiungere determinati obiettivi di sicurezza nazionale, mentre modernizza anche i suoi militari convenzionali, sfidando la tradizionale superiorità militare statunitense nel Pacifico occidentale. Altrove, il quadro strategico porta preoccupazioni simili. Le provocazioni nucleari della Corea del Nord minacciano la pace regionale e globale, nonostante la condanna universale delle Nazioni Unite. Le ambizioni nucleari dell’Iran rimangono una preoccupazione irrisolta. Globalmente, il terrorismo nucleare rimane un vero pericolo».

Il segretario alla Difesa Jim Mattis in una nota introduttiva alla nuova strategia, a sua volta scrive che oggi l’America si confronta con una situazione di sicurezza internazionale più complessa ed esigente di qualsiasi altra dalla fine della Guerra Fredda, e che tali cambiamenti portano alla necessità di: “Guardare la realtà negli occhi e di vedere il mondo così com’è, non come vogliamo che esso sia”.

Anche se sul rapporto si parla anche di Cina, Corea del Nord e Iran, le accuse mosse alla Russia sono poste in primo piano: «La Russia non è l’Unione Sovietica e la guerra fredda è finita da molto tempo. Tuttavia, nonostante i nostri migliori sforzi per sostenere una relazione positiva, la Russia ora percepisce gli Stati Uniti e la NATO come il suo principale avversario e un ostacolo per realizzare i suoi destabilizzanti obiettivi geopolitici in Eurasia. La Russia ha aumentato significativamente le capacità delle sue forze non-nucleari, proiettando il suo potere nelle regioni a lei adiacenti, ha violato gli obblighi dei trattati multipli e altri importanti impegni. Ciò che più preoccupa sono le sue politiche, strategie e dottrine di sicurezza nazionale, che danno enfasi alla minaccia di un’escalation nucleare limitata, e il suo continuo sviluppo e messa in campo di capacità nucleari sempre più diversificate e in espansione. Mosca minaccia ed esercita il primo uso limitato del nucleare, con l’errata aspettativa che le minacce nucleari coercitive o il primo uso limitato possano paralizzare gli Stati Uniti e la NATO e porre così fine a un conflitto a condizioni favorevoli alla Russia».

Secondo il rapporto l’atteggiamento aggressivo della Russia si baserebbe sulla dottrina “escalation to de-escalate”. In questo senso: la Russia provocherebbe una “escalation” del conflitto, dove la successiva "de-escalation" si baserebbe sull’assunzione erronea, per Mosca, di una successiva capitolazione occidentale davanti alla propria potenza.

E qui arriva la palese minaccia americana verso Mosca: «La Russia deve capire che con un primo utilizzo del nucleare, seppur limitato, non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi, ma altererà fondamentalmente la natura del conflitto e innescherà costi incalcolabili e intollerabili per Mosca».

La nuova deterrenza americana dovrebbe quindi tenere a freno le ambizioni espansionistiche della Russia tramite la consapevolezza che qualsiasi uso di armi nucleari, per quanto limitato, da parte di Mosca non sarà tollerato e riceverà una risposta adeguata. La deterrenza americana della nuova strategia: «Porrà difficoltà insormontabili a qualsiasi strategia russa di aggressione nei confronti degli Stati Uniti, dei suoi alleati, o dei suoi partner e assicurerà alla leadership russa una credibile prospettiva di costi inaccettabili, qualora dovesse scegliere l’aggressione».

La reazione di Mosca

Il documento americano è stato accolto da Mosca con sgomento e profonda delusione per i suoi toni minacciosi e in generale per il suo sentimento anti-russo.

Secondo il Ministero degli Affari Esteri russo, il documento americano è carico di tutti i tipici luoghi comuni anti-russi: dalle inverosimili accuse di “comportamento aggressivo”, a vari “interventi” fino alle accuse di altrettante infondate “violazioni” di tutta una serie di accordi nel settore del controllo degli armamenti”.

«Tutto ciò non ha nulla a che fare con lo stato reale delle cose”», sottolineano i diplomatici del Dipartimento del Ministero degli Affari Esteri.

Sempre secondo il dicastero degli Esteri, tutte le accuse da parte degli Stati Uniti sono un “tentativo poco coscienzioso, di spostare sugli altri le loro responsabilità”. Si sottolinea, inoltre, che il deterioramento della situazione è l’effetto di passi irresponsabili da parte degli USA.

Nei preparativi statunitensi di ricorrere alle armi nucleari, al fine d’evitare che la Russia utilizzi il proprio arsenale nucleare, i diplomatici russi intravedono un «tentativo di sfidare il diritto all’autodifesa della Russia nel respingere aggressioni in situazioni critiche per l’esistenza dello stato». Ora però, in risposta, anche la Russia dovrà adottare misure necessarie per garantire la propria sicurezza.

Il capo del comitato della Duma per gli affari internazionali Leonid Slutskij non ha dubbi che il nuovo programma americano racchiuda il rischio concreto di una guerra nucleare: «La strategia degli Stati Uniti per lo sviluppo di testate nucleari compatte, e facili da usare, riduce gli ostacoli a un loro utilizzo e, in tal modo, aumenterà il pericolo di una guerra nucleare, considerando anche la presenza di fattori come la Corea del Nord».

Le occasioni non mancheranno. Secondo il politologo Valerij Garbuzov, dell’Accademia delle Scienze, questa dottrina è pericolosa in quanto: «Ammette l’uso di armi nucleari, non come armi di distruzione di massa, ma come uno strumento di punta per combattere il nemico. È pericolosa perché cela una scappatoia per l’utilizzo di cariche a basso potenziale…».


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