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Le pubbliche assistenze crescono in rete

L'ultimo consiglio nazionale ha approvato l'ammissione nell'associazione nazionale di 19 nuove realtà. Una crescita che è costante nel tempo: soddisfazione del presidente nazionale Fabrizio Pregliasco che parla anche dei cambiamenti in corso e degli sviluppi innestati dal Codice del Terzo settore

di Redazione

L’Anpas cresce e grazie alle ultime 19 realtà ammesse le pubbliche assistenze sono arrivate a quota 916, «è da tempo che assistiamo a una crescita costante delle associazioni ed è un segno dell’importanza del lavoro di supporto come rete, prima ancora della definizione di rete che ci arriva dal Codice (quello del Terzo settore introdotto dalla Riforma, ndr.) le adesioni avvenivano soprattutto su una spinta ideale di condivisione dei principi», commenta Fabrizio Pregliasco, presidente nazionale di Anpas.

Le 19 nuove pubbliche assistenze sono 5 della Campania, altrettante del Veneto, 4 della Sicilia, e 1 a testa da Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia e Trentino Alto Adige. «Oggi con il fatto che ci sono elementi importanti del Codice sulle reti abbiamo questa crescita che ci fa piacere», continua Pregliasco che precisa «ma che è in un’ottica di qualità».

Il presidente nazionale osserva anche che «tanto più grande è la rete tanti più servizi e scambi di buone pratiche si possono fare», con una precisazione «nel contesto del nostro ambito ci potrebbero essere diverse realtà che vorrebbero aggregarsi da qui l’impegno di garantire il nostro patrimonio ed evitare di imbarcare “fuffe”. Per questo abbiamo anche iniziato da tempo un percorso sul nostro codice etico».

Con il nuovo Codice le reti avranno anche funzioni aggiuntive che per Pregliasco «è una responsabilità superiore. In questo anno avremo degli incontri per parlare e confrontarci sulla nuova sfida che ci attende dal fatto di essere Rete. Ma non solo ora le Ets possono non essere organizzazioni di volontariato, ci sono dei cambiamenti, ma abbiamo la consapevolezza della nostra storia: c’eravamo prima della 266/91, abbiamo più di cento anni e guardiamo al futuro. Ci aspetta un nuovo percorso».