Sanità & Ricerca

Nadia Toffa e la speranza come cura

La nota conduttrice de “Le Iene” ha deciso di raccontare la propria malattia in tv. Chiarendo come «le uniche cure contro il cancro sono la chemio e la radio e le persone che ti stanno accanto». Un'affermazione che non è solo di buon senso ma risponde a criteri scientifici che hanno portato Don Tullio Proserpio, cappellano dell'Istituto dei Tumori di Milano, in veste di ricercatore presso il Methodist Hospital di Houston. L'intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

«Ho avuto un cancro. In questi mesi mi sono curata: prima ho fatto l'intervento, poi la chemioterapia e la radioterapia. L'intervento ha tolto interamente il tumore, ma poteva esserci una piccola cellula rimasta e quindi ho seguito i consigli del medico e ho seguito le cure previste. Ora è tutto finito: il 6 febbraio ho finito la radio e la chemio».Così Nadia Toffa ha inaugurato la stagione 2018 de “Le Iene”, parlando del tumore che l'ha colpita (qui il video). Una scelta forte, in cui la presentatrice ha raccontato a cuore aspetto e con grande delicatezza quello che le era capita. In conclusione la Toffa ha poi sottolineato: «Le uniche cure contro il cancro sono la chemio e la radio. Poi ci sono altre cose che contano: il buonumore, lo stile di vita, le persone che ti stanno accanto. Ma non c'è altro che possa curarti che non siano la chemio e la radio». Chi conosce Don Tullio Proserpio, dell'Istituto dei Tumori di Milano sa che questa è una grande verità.


Don Tullio ha avuto modo di sentire l'intervento di Nadia Toffa?
Si, l'ho visto online

Che ne pensa?
La cosa più interessante per me è che Nadia Toffa dica come il fatto di essere voluta bene le abbia fatto avvertire l'importanza di dire certe cose. Dice bene del legame profondo che esiste comunque e sempre tra le persone. Che si approfondisce ulteriormente nei momenti di fatica e di dolore. Essere voluti bene nella fatica ha un valore diverso.

Qualcosa che lei conosce da vicino…
Le persone che accompagnano i malati queste cose le sanno. Si vede. Nel momento in cui la persona malata trova dei compagni di strada si sente meglio. Quell'incontro dà la forza di andare avanti. Naturalmente ci sono le terapie. Giustamente Toffa sottolinea come l'insieme delle varie competenze che convergono per aiutare la persona malata che coinvolgono la medicina e la chirurgia sono l'unica terapia.

Un altro passaggio commovente del racconto è stato quello del ricordo di una bambina di Taranto, Gabriella. Un'altra conferma dell'importanza dei rapporti nella cura?
Qui i discorsi da fare sarebbero molteplici. Quello che bisogna sottolineare è come sia un fatto che dice come noi riceviamo tanto bene senza neanche saperlo. E che in certi momenti il bene che riceviamo torna alla memoria, viene a galla. Quella bambina ha aiutato Nadia senza neanche volerlo. Nel momento di difficoltà rinasce quel legame e quel rapporto.

Non tutti coloro che si sono ammalati, pur avendone la possibilità, ne hanno parlato pubblicamente. Cosa pensi di questa scelta?
Un gesto di coraggio che sarà d'aiuto a tanti. Non posso dimostrarlo ma sono certo che sia così. Una testimonianza che darà a molti un impulso nuovo per andare avanti. Letto con lo sguardo dell'antropologia cristiana la persona malata crea un'apertura verso gli altri e una trascendenza, si interessa all'altro. Toffa sarà la Gabriella di molti.


Leggi QUI HOUSTON il blog che Don Tullio Proserpio cura su Vita.it


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