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Se lo rendiamo obbligatorio è ancora servizio civile? In Francia è polemica

Sta suscitando dibattito, in Francia, la proposta di introdurre la coscrizione per un «servizio nazionale». Per i critici sarebbe un ritorno alla leva militare obbligatoria abolita nel 2002, per gli altri la sfida di un collante sociale in un'epoca di guerra fredda globale. Mentre si chiariscono i termini del dibattito, il 21 febbraio arriveranno in Assemblea le prime carte di quello che per Macron è «un rito di passaggio»

di Marco Dotti

Mercoledì prossimo, l'Assemblée Nationale dovrà fare le proprie raccomandazioni. Ed è già polemica. Nel programma elettorale di Emmanuel Macron, infatti, c'era un punto che a molti è sembrato un ammiccamento al servizio militare e alla leva obbligatoria, abolita nel 2002.

Di che cosa parlava il programma di Macron? Nel suo programma Macron parla i «servizio nazionale universale» della durata di un mese. E proprio le parole del venticinquesimo Presidente della Repubblica francese hanno acceso la polemica. «Daremo concretezza alla nostra promessa», ha spiegato Macron. Che ha poi introdotto nel discorso gli elementi che hanno riacceso un dibattito che, per molti, era stato chiuso dalla valutazione sulla stima dei costi (eccessivi) del progetto, stima arrivata nel giugno scorso.

Ma, come ha osservato il Ministro degli Interni Gérard Collomb, Macron «ha una qualità, la perseveranza nelle idee». Se i costi di un'eccessiva estensione del servizio preoccupano, spiega Collomb, si tratta di «ripensarne la forma», non la sostanza.

«Voglio un servizio obbligatorio, aperto a donne e uomini», ha però ribadito ieri Macron. Un servizio che potrebbe avere «un'apertura sulla cosa militare» ma «la cui forma può essere civica». Questo servizio, ha poi specificato, «avrà un costo ma non credo sia proibitivo, non si tratta di ricreare caserme di massa».

Il nodo critico, non solo per i conti pubblici, resta proprio l'obbligatorietà, tema su cui regna un po' di confusione. Davvero, si sono chiesti i più critici, un servizio civile/militare obbligatorio può essere declinato come «momento formativo» in uno Stato post-novecentesco?

L'obbligatorietà del futuro service national universel è stata ribadita dal portavoce del Governo, Benjamin Griveaux che ha poi spiegato: «questo servizio nazionale universale rappresenterà è un momento di incontro tra i giovani del nostro Paese e la nazione, e in parte il suo esercito, ma può anche essere un impegno civico: possiamo dare parte del nostro tempo utile alla nazione». Ma a oggi, anche alla luce del Rapporto redatto dai deputati Marianne Dubois e Emilie Guerel che dovrebbe essere presentato il 21 febbraio all'Assemblea, più che di obbligo si parla di incentivi. Il Ministro della Difesa Florénce Parly ha dichiarato che «bisogna renderlo attrattivo per i giovani». Nello schema-Macron, che potrebbe riguardare 600mila giovani e qualora si trovasse la quadra entrerà in vigore a partire dal 2019, i punti chiari del programma sono:

L'apprendimento della cittadinanza, Riguarderà giovani cittadine e cittadini che tra gli 11 e i 16 anni saranno impegnati «una settimana all'anno in azioni di difesa e cittadinanza». Questa settimana dovrebbe essere integrata nelle attività scolastiche. Secondo un'indiscrezione riportata da Le Monde, le attività della settimana riguarderanno: «difesa, sucurezza, resilienza, diritti e doveri, memoria e impegno» e il coordinamento delle attività avverrà su base locale.

Il rito di passaggio. La posizione nel Rapporto- Macron è chiara: il servizio dovrà essere «un rite de passage». Comunque la si pensi, è forse proprio questo il punto più interessante e sottovalutato del discorso del Presidente francese: sottovalutato, perché catalogato come astrazione; ma importante, perché offre il quadro di senso generale al provvedimento. In ogni caso, questa tappa prevede una settimana di «incontro fra i giovani francesi», in una manifestazione pubblica che dovrebbe culminare con la consegna di un «passaporto civile» ai ragazzi.

Lo sviluppo dell'associazionismo. Ragazzi fra i 16 e i 25 anni verranno spinti a partecipare, prestare servizio, impegnarsi nel mondo dell'associazionismo (o nella guardia nazionale, come opzione non vincolante). Non sarà previsto alcun vincolo, ma degli incentivi per questa tappa: sussidi per l'alloggio, trasporti pubblici gratuiti, sgravi fiscali per incoraggiare i giovani a fare questa scelta, ma anche facilitazioni nel percorso universitario con il riconoscimento di crediti formativi e curricolari.

Nulla di definitivo, ma un gruppo di lavoro parlamentare dovrebbe presentare un secondo dossier entro il mese di aprile. Quattro comunque i punti-quadro della proposta che Macron sembra deciso a portare a compimento. Il servizio civile sarà: nazionale, obbligatorio, universale, civico ma senza escludere possibilità di impegno nel campo della sicurezza e della difesa nazionale. Il tutto collocato in un scenario, più volte ribadito da Macron, di una turbolenza prossima ventura molti simile a una nuova guerra fredda su scala globale e locale.


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