Cooperazione & Relazioni internazionali

Colombia al bivio: domenica si vota per il Parlamento

Il Paese alle urne per scegliere deputati e senatori in vista delle elezioni presidenziali di fine maggio. Un bivio tra ultra destra e movimenti sociali con il grande nemico dell'astensione

di Cristiano Morsolin

Domenica prossima 11 marzo Colombia va alle urne a scegliere deputati e senatori in vista delle elezioni presidenziali di fine maggio.

Santiago Castro Gomez, professore della Pontificia Università Javeriana dei gesuiti di Bogotà e membro della REC – Red de Estudios Criticos Latinoamericanos, afferma: «Saranno le elezioni più importanti degli ultimi due decenni. Innanzitutto, perchè saranno una prova definitiva della direzione che prenderà tutto questo fermento politico dopo lo spartiacque degli accordi: capiremo se l’ultra-destra (il rappresentante del Centro Democratico dell’ex presisidente Uribe Velez o Vargas Lleras, uscente vice presidente della repubblica) riuscirà a ritornare al potere oppure se tanti anni di lotta e movimenti sociali in questi anni riusciranno a creare, pur nelle differenze, una volontà popolare comune di un qualche tipo e così cominciare a cambiare dal basso le istituzioni. C’è anche un astensionismo molto esteso in Colombia, il che rende tutto ancora più complicato».

La prioritá dei vescovi colombiani é quella del messaggio diffuso recentemente dal titolo “Se vogliamo la pace, difendiamo la vita”, esprimendo la ferma condanna per l’intenzione, espressa dal ministero della Salute, di voler regolamentare il procedimento per rendere effettiva la pratica dell’eutanasia per bambini e adolescenti. «Abbiamo riaffermato che la vita è il fondamento di ogni bene, mentre l’eutanasia è un omicidio: lo è l’eutanasia sugli adulti e lo è quella sui bambini, di fatto ancora più grave», evidenzia mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, vescovo ausiliare di Medellín e segretario generale della Conferenza episcopale della Colombia (Cec), che al riguardo ha letto la nota della Conferenza episcopale postando un video su Youtube. «Questo significa – aggiunge – che abbiamo dei principi o delle proposte che ci conducono alla morte, non alla vita. Toccare questi fondamenti della società, con tali regole, con tali sentenze rappresenta un cammino di morte e noi pensiamo che la società non sia abbastanza forte da difendere la vita, creando invece condizioni che favoriscano l’esistenza di tutte le persone».

Perché i vescovi colombiani non si esprimono sulle elezioni?
Andrea Riccardi, fondatore della Comunitá Sant’Egidio, collaboratore di vari Papi e facilitatore di dialoghi con le guerriglie delle Farc ed Eln, ricorda il debito storico provocato dalla Chiesa Colombiana che non ha sostenuto il referendum per il SI alla pace nell’ottobre 2016: «La vittoria del "No” è stata di stretta misura: 60.000 voti, poco più. Molti colombiani ora sono sorpresi per un risultato inatteso. Il paese è diviso a metà. Un fatto è singolare: la Chiesa cattolica non ha pesato su questa scelta. Con un suo intervento, forte e popolare com’è, avrebbe determinato la vittoria del “Sì”, però schierandosi con una parte del paese. Invece non ha preso posizione su un accordo che, pur con alcuni aspetti discutibili, chiudeva una lunghissima guerra. I motivi sono molteplici, spesso non dissimili da quelli della popolazione: l’accordo riconosce troppo spazio ai guerriglieri delle Farc, li sanziona poco penalmente, mentre non si può essere sicuri della loro buona fede. Il presidente dei vescovi, monsignor Castro Quiroga, ha dichiarato: «La Chiesa colombiana non si comporta come Ponzio Pilato…». Mostra, così dicendo, di sentire la difficoltà per la posizione assunta.

«(…)Si manifesta più entusiasmo nel papa per l’accordo che nei vescovi. La permeabilità dell’episcopato ai timori della società nasce anche dalla relativa condivisione della prospettiva del papa, meno politica ma che guarda lontano. S’incrociano due problemi: il rapporto tra papa ed episcopati nazionali, ma anche la fatica delle Chiese locali a leggere la situazione storica in cui sono (e non solo in Colombia). In mezzo a un popolo diviso, i vescovi rischiano di non essere incisivi”.

L’estrema destra conquisterà metà parlamento?
In vista delle prossime elezioni parlamentari di domenica 11 marzo, esiste la grave preoccupazione che l’estrema destra rappresentata dal Centro Democratico, presieduta da Alvaro Uribe e alleato della destra latinoamericana eversiva Unoamerica – attualmente all’opposizione dell’attuale Presidente e Premio Nobel della Pace Juan Manuel Santos, possa ottenere un largo consenso elettorale, in un contesto dove il centro-sinistra é molto frammentato tra il Verde Sergio Fajardo (che ha scelto come vice presidenta Cladia Lopez, la giovanna d’Arco colombiana che ha raccolto 4 milioni di firme contro la corruzione), il liberale Humberto de la Calle (che ha siglato gli accordi di pace con le Farc in rappresentanza del Presidente Santos), Gustavo Petro, ex sindaco di Bogotá, primo senatore di sinistra a denunciare l’infiltrazione criminale dei paramilitari nella politica nazionale che oggi gode del 23% di sostegno nei sondaggi delle prossime elezioni per il Presidente della Repubblica in programma a fine maggio.

La destra sta giocando le candidature di Ivan Duque, delfino 41enne di Alvaro Uribe (in questi giorni la Corte Costituzionale dovrebbe chiarire la responsabilitá dell’allora Governatore di Antiochia nel massacro paramilitare dell’Aro), dell’ex procuratore Ordoñez espressione Opus Dei e di Maria Lucia Ramirez, ex Ministra della Difesa di Uribe, anche per ottenere il consenso di cattolici conservatori, stile Opus Dei, e addirittura i credenti di 6.000 chiese evangeliche; l’ex presidente Alvaro Uribe ha chiuso la campagna elettorale di questo weekend con lo slogan “VOGLIAMO UN’ECONOMIA CON VISIONE CRISTIANA”.

Dramma dei bambini soldato non entra nella campagna elettorale
Secondo un rapporto di Indepaz, nei 45 giorni che vanno dell’anno 2018, sono stati assassinati 32 dirigenti e difensori dei diritti umani, oltre a 10 ex combattenti delle FARC.

«Sento forte il dolore per i tanti bambini strappati alle famiglie per essere usati come soldati. Questa è una tragedia!». Così Papa Francesco in un tweet pubblicato sull’account @Pontifex, nella Giornata internazionale contro l'uso dei bambini soldato. Un appuntamento che l’Onu fissa ogni anno nella ricorrenza dell’entrata in vigore – il 12 febbraio del 2002 – del Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell’infanzia. Più volte la voce del Pontefice si è levata per porre fine ad una piaga che oggi interessa, secondo dati Onu, almeno 250 mila bambini nei conflitti armati in tutto il mondo.

Anche a Bogotá sono state realizzate varie iniziative della societá civile sul tema bambini soldato dopo che il nuovo report del Centro Nazionale della Memoria Storica ha diffuso una cifra – molto criticata – di 16.879 baby soldato nell’arco degli anni 1960 fino ai recenti accordi di pace con le FARC del 2016, elaborato da Katerine Lopez -"La guerra sin edad": si considera che il 54% dei minori di 18 anni sarebbero stati reclutati dalle FARC, oggi partito politico particolarmente odiato dai colombiani; 12% viene addossato all’Esercito di Liberazione Nazionale ELN che continua tutt’ora a utilizzare bambini soldato in un momento delicato dove si é ritirata dai tavoli di dialogo con il governo nazionale a Quito.

Va ricordato che il report di Natalia Springer documentava 19.000 casi solo dagli anni ’80 con l’intensificarsi degli scontri tra paramilitari di estrema destra e le guerriglie di estrema sinistra.

Nel corso di una sua recente visita in Colombia (26-30 aprile 2015), Sara Oviedo, Vice Presidente del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, ha usato parole forti: “Dobbiamo sradicare tutte le forme di violenza contro l’infanzia, lo sfruttamento sessuale, la violenza domestica, il reclutamento forzato da parte dei gruppi armati illegali, perchè sono la causa della morte di tre bambini ogni giorno in Colombia. Esiste una pessima distribuzione della ricchezza che divide la maggioranza dei lavoratori dai padroni dei mezzi di produzione. In questo modo si rendono vulnerabili anche i diritti dei bambini e adolescenti a causa di una cultura purtroppo diffusa in Colombia che accetta la divisione tra ricchi e poveri e il mondo politico mantiene questo sistema di esclusione”.

Su questi temi ho video-intervistato in esclusiva, Anne Robin, braccio destro di Leila Zerrougui, Secretary-General’s Special Representative for Children and Armed Conflict nel novembre 2016:

Purtroppo il dramma dei bambini soldato, dell’eliminazione dei difensori dei diritti umani, del tema diseguaglianze ed esclusione strutturale, non viene discusso durante questa campagna elettorale.

Conclusione
Soltanto nel periodo agosto 2016-gennaio 2017, sono stati registrati oltre 400 casi di attentati contro esponenti di comunità indigene, movimenti sociali e organizzazioni contadine. Il timore principale, per la Colombia, è che la storia si ripeta ancora una volta, di fronte ad uno scenario che prometteva di aprire ben altri orizzonti, come accadde, ad esempio, il 26 aprile 1990, quando fu assassinato il guerrigliero del gruppo M-19 Carlos Pizarro Leongómez, una settimana prima della firma del cosiddetto acuerdo político tra l’organizzazione armata e il governo di Virgilio Barco Vargas. Leongómez avrebbe dovuto correre alle presidenziali per il partito Alianza Democrática, braccio politico dell’M-19 in via di smobilitazione, ma fu ucciso esattamente come lo furono, anni prima, due esponenti dell’Ejército Popular de Liberación (Epl), pochi giorni dopo il cessate il fuoco dichiarato dal governo di Belisario Betancur e dallo stesso Epl il 24 agosto 1984.

Paradossalmente, la figlia di Carlos Pizarro Leongomez, Maria José Pizarro, difensora delle vittime del conflitto e´oggi candidata capolista alla Camera dei Deputati della lista “DECENTES” promossa dal candidato presidenziale Gustavo Petro.

Proprio il 2 marzo scorso l’ex sindaco di Bogotá Gustavo Petro ha subito un grave attentato con 4 colpi sparati all' auto blindato nella manifestazione a Cucuta (frontiera con Venezuela).


*Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina

https://diversidadenmovimiento.wordpress.com/

9 marzo 2018


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA