Media, Arte, Cultura

Spello, l’edilizia sostenibile per valorizzare arte e territorio

Inaugurata la Villa dei Mosaici della città umbra. A valorizzare il grande patrimonio culturale una struttura avvenieristica e tanta tecnologia. Un fiore all'occhiello di un borgo che è stato anche esempio virtuoso della ricostruzione post sisma del 1997

di Lorenzo Maria Alvaro

Fino ad oggi Spello era un piccolo borgo umbro famoso per le sue strade strette, per l'infiorata del Corpus Domini, per una meravigliosa cappella affrescata dal Pinturicchio. E anche per essere stato un modello per la ricostruzione dopo il terremoto del 1997. Nel 2005, facendo gli scavi per un parcheggio là dove c'era sempre stato un campo sportivo, si scoprono dei mosaici. Perfetti, conservati ottimamente. Si scava e se ne trovano altri. Una villa intera del II secolo, addirittura.

Sapendo che spesso per l'archeologia mancano fondi e le burocrazie sono infinite le aspettative rispetto ai progetti che l'Amministrazione avrebbe messo in campo erano molto basse.

Ma qualche volta capita che ci siano storie che stupiscono. In questi giorni è stata inaugurata la Villa dei Mosaici di Spello: una struttura museale, moderna e multimediale, permette di esplorare tutto il fascino di questa villa con ricostruzioni in 3D, postazioni multimediali e App dedicata.

L'edificio
Il progetto non si è limitato al restauro degli ambienti e dei mosaici, un lavoro comunque enorme e lunghissimo, come racconta chi ci ha lavorato per giorni, mesi, anni: la villa era già stata distrutta nel V secolo e i mosaici sepolti sotto quasi 4 metri di detriti. “Il bando, nel 2010, parlava di una copertura per mettere i mosaici in sicurezza” racconta Alfio Barabani, l'architetto progettista che ha curato i lavori. “Siamo riusciti a fare molto di più, grazie a uno studio attento dei costi, a tanta passione e ai fondamentali contributi di Mibact, Unione Europea, Regione, Comune”.

Barabani e i suoi hanno progettato un grande edificio sopra i mosaici, dalle forme mosse come le colline circostanti, dotato di “occhi” in vetro sul paese e di linee armoniche. “Sopra la villa, sul tetto, abbiamo ricostruito il piano di campagna del vigneto confinante” continua Barabani “e tutta l'impostazione è stata attenta agli aspetti energetici e di compatibilità ambientale, dal recupero delle acque meteoriche alle fonti rinnovabili della copertura”. Un edificio sostenibile e contemporaneo, insomma: all'interno l'impressione è di grande leggerezza, visto che il tetto è sostenuto soltanto da quattro pilastri. E i mosaici si ammirano perfettamente dalle passerelle che li attraversano.

La tecnologia

Non poteva mancare anche il designer, Marco Tortoioli Ricci: che racconta come ha progettato un'esperienza più accessibile possibile per il pubblico che visiterà la villa. Un'aula didattica iniziale, dove si impara a conoscere la vita quotidiana dei Romani del II secolo; la presenza di tablet, per approfondire i vari temi; una app(scaricabile gratuitamente sullo smartphone) con testi e racconti sonori; e soprattutto, le riuscitissime ricostruzioni della villa su schermi posti sopra ai mosaici, in modo da immaginare come fosse quella casa duemila anni fa. «A differenza dei Paesi anglosassoni, non siamo abituati a considerare la cultura come un momento di formazione ed educazione», dice Tortoioli Ricci. «Qui abbiamo provato a dare letture multiple, cosicché ciascuno possa portare a casa la sua personale esperienza».

I mosaici

La Villa dei Mosaici di Spello si trovava lungo un ramo secondario della Via Flaminia, che da Roma arrivava a Rimini attraversando l’Umbria. I venti ambienti riportati alla luce sono pertinenti al settore centrale della villa, per una superficie totale di circa 500 metri quadrati. Di questi ambienti, dieci conservano pavimenti a mosaici policromi di grande bellezza, con motivi geometrici e figurati. L’ingresso è andato perduto. Intorno al peristilio, il cortile porticato che circondava il giardino interno, si aprono una serie di stanze, denominate dalle figure e dai motivi decorativi dei mosaici: la stanza degli uccelli, la stanza delle anfore, il triclinio, la stanza del sole radiante, la stanza del mosaico geometrico, il peristilio, la stanza degli scudi e l’ambiente riscaldato.

Tra le stanze spicca l’ampio triclinio, la sala dei banchetti, con al centro del pavimento una scena di mescita del vino. Altri personaggi, disposti simmetricamente con in mano elementi vegetali o attributi legati al mondo dell'agricoltura, raffigurano le Stagioni. Completano il mosaico animali selvatici (pantere), domestici (cinghiale, anatra, cervo, etc) e fantastici (tigri marine).

Gli ambienti non decorati della villa erano, con ogni probabilità, stanze di servizio.

Gli studi hanno individuato due fasi costruttive ben distinte: la prima di età augustea (27 a.C.-14 d.C.), attestata dai resti di pavimentazione in cementizio, la successiva in piena età imperiale, tra il II e gli inizi del III secolo d.C. La fluidità del disegno e la resa cromatica, soprattutto del triclinio, testimoniano l'alta qualità tecnica della bottega, le cui maestranze potrebbero venire da Roma per rispondere all'esigenza di un committente particolarmente facoltoso e di una specifica collocazione sociale.

L’identità del proprietario è ignota, non ci sono iscrizioni con il suo nome, né finora altri indizi della sua presenza a Spello. Sicuramente doveva trattarsi di una persona ricca e potente, viste le dimensioni della dimora, proprio a ridosso delle mura di Spello. Lo studio del mosaico al centro della stanza principale, con scena di mescita del vino, ha fatto ipotizzare verosimilmente che si trattasse di un viticoltore.

Per il sindaco di Spello, Moreno Landrini quella della Villa dei mosaici «è una scoperta archeologica che arricchisce il borgo di un ulteriore prezioso tassello per la ricostruzione della sua storia», una storia che ha visto l'antica Hispellum fiorire sotto Augusto, che volle abbellirla di mura e di porte possenti; ma anche perché la villa, per un colpo di fortuna, è in una posizione ideale per il turista di oggi, appena fuori dalla porta d'ingresso principale al borgo. «Trasferiremo qui l'infopoint, daremo accoglienza qui ai visitatori: questo sarà l'inizio della loro visita a Spello». E poi, ovviamente, perché dopo anni «si è chiuso un percorso: e c'è stata una grande sinergia per valorizzare un bene così prezioso».

«Solo pochi anni fa», conclude il Sindaco, «eravamo qui a immaginare come ricostruire i nostri luoghi e recuperare i nostri tesori artistici colpiti dal terremoto. È questo forse la cosa più bella di questa inaugurazione. È come se si fosse chiusa un'avventura che è inziata con le scosse del 1997».


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